domenica 28 novembre 2010

I vini di Slovenia sbarcano a Milano

Ecco, sui vini di Slovenia non è che possa dire granché. Pochi, pochissimi i miei assaggi. E allora questo banco d'assaggio cade a fagiolo (cit.).

Parlo dell'evento organizzato dalla delegazione regionale lombarda dell'Onav che porta a Milano i vini più interessanti di questa terra così vicina ma anche così diversa. L'appuntamento è per lunedì 29 novembre (dalle 18.30 alle 21.30) all'hotel Marriot (via Washington nr. 66).

Saranno ben 20 i produttori presenti (e, tra questi, alcuni dei più noti come Cotar, Batic, Simcic e Skurek), in rappresentanza delle principali regioni vinicole del Paese: Posavje [la zona confinante con la Croazia, l'unica area dove la produzione di vini rossi predomina sui bianchi. Il vino più importante è il Cviček, uvaggio di uve rosse e bianche autoctone - Kraljevina and Žametovka]; Podravje [la zona confinante con l’Ungheria e l’Austria attraversata dal Drava, dove i vini hanno caratteristiche simili a quelli austriaci per struttura, cultivar e vinificazione]; Primorska [zona litoranea confinante con l’Italia che si suddivide a sua volta in quattro zone: Goriška Brda (Collio sloveno), Vipavska dolina (Valle del Vipaca o Vipacco), Kras (Carso sloveno) e Koper (Capodistria)].

Ingresso: € 10 (soci Onav) - € 20 (non associati).

Per informazioni e prenotazioni:
Cinzia Trulli 
cinzia.trulli@gmail.com  
334/6782041

Nicola Cavallaro e l'altro Massa.

Grande appuntamento martedì 30 novembre a Milano (si cena alle 20.30)! 
La cucina dello chef Nicola Cavallaro incontra i vini del vignaiolo dell'anno secondo la guida Vini d'Italia del Gambero Rosso, Walter Massa.

Nicola Cavallaro, ristorante Al San Cristoforo
Nicola ha pensato ad un menù che possa esaltare le caratteristiche dei vini scelti per la degustazione: il timorasso e la barbera, l'avanguardia e la storia. E la croatina, un vino su cui Walter punta molto per il futuro.

Insomma, una serata da non perdere....

Polpette di baccalà mantecato con pistacchi e mandorle salsa di peperone piquillo
Derthona 2008 - Timorasso

Ravioli di ricotta e n'duia con crema di lenticchie
Pertichetta 2006 - Croatina

Costola di bue cotta a bassa temperatura con polenta di storo e gremolada
Monleale 2004 - Barbera

Zuppa di cachi sablè al cioccolato e sorbetto alle castagne

€ 60 (per persona, vini inclusi)

Per prenotare, telefona al nr. 02/89126060

venerdì 26 novembre 2010

Semplicemente uva... si comincia

L'avevo detto io che a novembre ce n'è da uscirne con le ossa rotte per l'immane quantità di eventi legati al mondo del vino.

L'ultimo di questi in ordine temporale è la rassegna del vino [cosiddetto] naturale che parte domani 27 e durerà fino a lunedì 29 novembre. L'appuntamento è nella location di via Ventura nr. 15 a Milano dove produttori "naturali" da ogni dove presenteranno al pubblico i loro vini.

Semplicemente Uva (foto tratta da www.aislombardia.it]
Non mi dilungo oltre, sul sito ufficiale trovate ogni informazione utile. Vi suggerisco, però, di tenere d'occhio anche gli eventi collaterali del "fuori salone": ad esempio, il banco d'assaggio dei vini naturali nella giornata di sabato 27 (dalle 10 alle 19.45) al Centro Botanico oppure la degustazione dei vini di Angiolino Maule sempre sabato tra le 15 e le 19.30 all'Enoteca Ronchi. Qui trovi tutti gli altri eventi [dentro e fuori].

giovedì 25 novembre 2010

Fate attenzione... La terra trema

Eppoi c'è La Terra Trema, la rassegna dei vini e dei vignaioli autentici, delle agricolture periurbane, del cibo e della poesia dalla terra.

L'appuntamento è da domani 26 fino al 28 novembre al Leoncavallo.

Maggiori informazioni sul sito ufficiale

Qui sotto, la clip.

Re Panettone

Cera una volta un re. 

Tutti lo conoscevano, tutti lo amavano, ma pochissimi sapevano che era un re. Finché un giorno, la città che tanti anni prima lui aveva lasciato per conquistare il mondo si ricordò chi lui fosse veramente. Da allora, i suoi concittadini organizzarono ogni anno una festa per celebrare la sua grandezza, che da quel momento nessuno mise mai più in dubbio.


Re Panettone, l'edizione 2010
Questo (e altro) è Re Panettone™ 2010, la rassegna dedicata al tipico dolce milanese che quest'anno si terrà il 27 e 28 novembre al Teatro Franco Parenti (via Pier Lombardo nr. 14).
Nelle giornate di sabato (dalle 11 alle 21) e domenica (dalle 11 alle 19), si svolgeranno numerosi laboratori del gusto in collaborazione con Slow Food® Milano, ognuno della di circa un’ora e completamente gratuiti (limite posti disponibili 32 - per prenotare scrivere a porzio@repanettone.it o telefonare al nr. 02/2048 0319).

Alla manifestazione, giunta alla terza edizione, parteciperanno ben 36 pasticcerie che venderanno il loro panettone artigianale al prezzo di € 19/Kg, 

Ingresso libero. Maggiori informazioni sul sito web ufficiale www.repanettone.it

mercoledì 24 novembre 2010

Il sangiovese di Michele Satta

Al Mama Café fanno dei club-sandwiches da urlo ma c'ho anche preso una di quelle sonore batoste a cena (non so, era d'estate, in un periodo in cui era aperto anche di sera).

Ma questo è un appuntamento diverso, si può fare un salto, che ne dite!?

L'invito alla degustazione del sangiovese di Michele Satta

martedì 23 novembre 2010

Maleducazione... a tavola!

No, non è questione di galateo (e non perché le buone maniere non siano importanti); la "maleducazione" a tavola ha altre facce. Vedi, tanto per dire, quelle che i nutrizionisti chiamano "cattive abitudini alimentari".

L'articolo apparso ieri sul Corriere della Sera affronta proprio questo delicato tema, riflettendo su come il costante aumento del ritmo di vita degli italiani abbia profondamente inciso - e continui tuttora a farlo - sullo stile alimentare. I dati Nielsen Barilla del 2009 parlano chiaro e mettono in evidenza una triste verità: sempre meno italiani si prendono il giusto tempo per consumare il pasto. La cosa è tanto più evidente, direi, se si pensa al pranzo, che è poi il pasto più spesso consumato fuori-casa per motivi di lavoro. Se è vero, infatti, che il 76% degli italiani - non fosse altro che per motivi economici - preferisce mangiare a casa propria (il 6% a casa di amici e parenti oppure al ristorante o in pizzeria, il 4% a mensa, il 2% in un bar o in una tavola calda, il 3% in ufficio e solo l'1% all'aperto), le cose non sono proprio incoraggianti quanto ai tempi. Solo il 22%, infatti, impiegherebbe tra i 30 e i 60 minuti per un pasto, il 39% tra i 20 e i 30 minuti (tempo che mi sembra comunque abbastanza ragionevole); ben il 29% pranza in meno di venti minuti e il 5% in meno di 10.

La piramide alimentare (foto tratta da www.villanuovanuova.net)
I pasti, diventati più brevi ma anche più numerosi - afferma nel suo articolo Marcello Parrilli - hanno messo in crisi lo stesso «modello della mediterraneità» che lungi dall'essere soltanto un fenomeno nutrizionale (la dieta a base di pane, olio, pasta, frutta e verdura) è un vero e proprio «insieme di valori che comprendono lo spazio (come luogo della diversità produttiva), il tempo (come dimensione della preparazione, del consumo e della condivisione del cibo), le relazioni (come modalità di fruizione e arricchimento anche culinario, si pensi a un elemento "estraneo" come il pomodoro) e la cultura (come ambito della sobrietà, della semplicità e della sacralità, figlie della precarietà della vita stessa di quest'area)» - bello questo pezzo, no!? Un insieme di valori che è facile rinvenire nelle più semplici regole di buona educazione ricevute da bambini. Mi ricordo quando nonno Pasquale ammoniva me ed i miei fratelli se non rimanevamo seduti a tavola fino alla fine; o quando non voleva che si accendesse la televisione durante il pasto (pur non potendo lui stesso fare a meno del telegiornale). E pensare che c'è anche chi mangia male, troppo velocemente e addirittura in piedi.

Eppoi c'è il discorso della spesa delle famiglie italiane che ha fatto segnare una netta diminuzione dei consumi, non solo per l'attuale congiuntura economica. Rispetto al 32% del reddito di qualche anno fa, oggi le famiglie italiane non vanno oltre il 12% per la spesa alimentare, con l'inevitabile conseguente minore attenzione nella scelta dei prodotti, sempre più spesso congelati o comunque di scarsa qualità. E qui mi vengono in mente, invece, le parole di mia zia «su tutto si può risparmiare; ma non sul cibo e sulla cultura». Eh, come darle torto...

lunedì 22 novembre 2010

Evvai coi Tre Bicchieri! A Milano.

In realtà, quella di domani 23 novembre è anche giornata di Tre Bicchieri, di quelle etichette che, cioè, hanno ottenuto il massimo riconoscimento sulla guida Vini d'Italia 2011 del Gambero Rosso.

La guida "Vini d'Italia 2011" del Gambero Rosso (foto tratta dal sito ufficiale)
E così, in collaborazione con Fiera Milano, il Gambero Rosso propone - dalle 17 alle 21 - una degustazione su tutte le eccellenze della produzione enologica italiana, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia. Dove? Fieramilanocity (ingresso Padiglione 2, Porta Scarampo 13).

Qui la lista dei vini.

Biglietto di ingresso: € 50 (abbonati speciali al Gambero Rosso e soci Fisar, Ais, Slow Food e Onav € 35). Promozione speciale per le enoteche e gli operatori del settore (scrivere a eventimilano@gamberorosso.it).

I vini del Veneto con GoWine a Milano

Il club milanese di Go Wine chiude il 2010 con una serata dedicata ai grandi vini del Veneto. L'appuntamento è per martedì 23 novembre nella sale dell'hotel The Westin Palace di Milano (piazza della Repubblica nr. 20).

Il programma prevede dalle 16 alle 18,30 l'anteprima riservata ad operatori del settore ed enoteche (sale Colonna e Giardino). A seguire, la conferenza di presentazione della serata e dalle 19 alle 22 il banco d'assaggio aperto al pubblico.

Le vigne del Veneto (foto tratta da www.gowinet.org)
Tra le aziende che presenzieranno direttamente al banco d'assaggio vi saranno, giusto per fare qualche nome, Vignalta, Sandro de Bruno, Roncolato, Pieropan, Piovene Porto Godi e l'Antica Distilleria Sibona – Piobesi d’Alba.

Il costo della degustazione è di € 18 (€ 12 per i soci Go Wine - € 15 per i soci Fisar, Onav e Ais), comprensivo di piattino-degustazione. Ingresso gratuito per chi deciderà di associarsi a Go Wine direttamente al banco accredito della serata.

Maggiori informazioni telefonando al nr. 0173/364631 oppure inviando un fax al n°0173/361147 o una mail a stampa.eventi@gowinet.it

Nel corso della giornata, il giornalista Massimo Zanichelli terrà due sessioni di approfondimento (Sale Masaccio e Donatello – su prenotazione): alle 17.30 “Le anime del vino Veneto: I grandi Bianchi della Regione” (riservata agli operatori di settore) e alle 19.30: “Le anime del vino Veneto: I grandi Rossi della Regione” (su prenotazione, aperta al pubblico – costo € 8).

Sicilia-Emilia Romagna: viaggio a/r a Enocratia

Capita assai di rado di poter cenare e scambiare quattro chiacchiere in compagnia di chi il vino lo fa. Ma udite! udite! questo vi sarà possibile da Enocratia, il goVerno del Vino, nuova meta per gli appassionati nel centro storico meneghino (via Sant'Agnese nr. 14).

In due serate, viaggio a/r in due interessanti regioni vinicole: Sicilia e Emilia-Romagna. Dapprima declinate al maschile con Antonino Barraco e Massimiliano Croci (il 25 novembre) eppoi al femminile con Arianna Occhipinti e Elena Pantaleoni (il 26 novembre).

Per informazioni e prenotazioni, trovate tutto sotto nelle due locandine.


Maremma Wine Shire: la seconda edizione a Milano

In verità, la seconda edizione di Maremma Wine Shire si è aperta ieri domenica 21 novembre e faccio ammenda per non avervene dato conto. Posso, però, rimediare perché il salone dei vini della Maremma continua anche oggi 22 novembre.

Maremma Wine Shire (foto tratta dal blog ufficiale)
L'appuntamento è nel quartiere Brera di Milano, a "La Pelota", dalle 11 alle 20.

In degustazione, le eccellenze toscane rappresentative di una D.O.C.G. (Morellino di Scansano), ben sette D.O.C. (Ansonica Costa dell’Argentario, Bianco di Pitigliano, Capalbio, Montecucco, Monteregio di Massa Marittima, Parrina, Sovana), e due I.G.T. (Maremma Toscana e Toscano o Toscana). Tra queste, i vini di Pieve Vecchia, giovane azienda del twitterino Marco Monaci (@PieveVecchia).

sabato 20 novembre 2010

Quando l' "Ozio" trionfa...

L'Ozio di cui parla Giuseppe Sonzogni non è certo il "dolce far niente" ma un vino da uve montepulciano in purezza, prodotto nelle Marche da una piccola cantina di Castorano (provincia di Ascoli Piceno): l'azienda agricola Cameli Irene.

Giuseppe Sonzogni, patron dell'Enoteca Vintage
E così - lungi dal riposare - l'Enoteca Vintage (Cesano Maderno, via Milano nr. 26) organizza per martedì 23 novembre (inizio ore 21) una serata dedicata a questo piccolo grande vino, in verticale dal 2003 al 2006. Con l'occasione sarà in degustazione anche un vino "pirata" (di una denominazione simile o uguale a quella in questione, ovvero Marche rosso IGT).

Costo della serata € 12, posti disponibili 10. 
Nel caso, la serata sarà replicata anche giovedì 25 novembre, sempre con inizio alle 21.

Per informazioni e prenotazioni:
tel. 0362/528485  
cell. 333/1041211

venerdì 19 novembre 2010

I vini dei colli euganei in mostra a Milano

Ecco un appuntamento di quelli da non perdere (se, come nel mio caso, ignorate quasi completamente questa denominazione di origine controllata e "vulcanica").

I colli euganei (foto tratta da www.aislombardia.it)
Lunedì 22 novembre prossimo, infatti, nelle sale dell'hotel The Westin Palace a Milano (piazza della Repubblica nr. 20) si svolgerà un banco d'assaggio dedicato ai vini di questa DOC della provincia di Padova che presenterà al pubblico degli appassionati meneghini i suoi prodotti più rappresentativi. Su tutti, il Fior d’Arancio, da uve moscato giallo, nelle versioni spumante e passito.

Il programma della giornata prevede alle ore 16 (sala Masaccio) la conferenza stampa di apertura con degustazione guidata dei vini "bandiera" della DOC Colli Euganei (info e prenotazioni scrivendo a info@aismilano.it  o telefonando al nr. 02/62086249).
Dalle 17 alle 21.30, invece, si svolgerà il banco d'assaggio vero e proprio (non è necessaria la prenotazione).

L'ingresso è gratuito per i soci AIS Lombardia. L'elenco delle aziende partecipanti potete consultarlo qui.

mercoledì 17 novembre 2010

L'Amarone di Allegrini

A conti fatti, quello di Allegrini è stato l'unico che m'ha convinto tra quelli delle dodici famiglie dell'Amarone d'Arte presentatesi alla stampa lo scorso 14 settembre (ne avevo parlato di là, sul sito di Luciano Pignataro).

L'unico. Come suggerisce curiosamente l'etichetta, dove le tre lettere finali della parola amarone sono in rosso e disegnano a contrasto la parola inglese "one", appunto "uno". Parlo dell'amarone classico, provato in due annate diverse: il 2006 e il 1997. Non del più famoso cru "La Poja" ché quello, io, non l'ho mica mai assaggiato.

Amarone della Valpolicella classico 2006 (foto @Stralcidivite)
Il primo - il 2006 - ha la stessa e identica eleganza dell'altro: profuma di bacche e frutti rossi, di china e di tamarindo, ha una lieve nota erbacea sullo sfondo. In bocca è molto rotondo, il tannino è davvero ben calibrato e il sorso non ne risulta mai appesantito, anzi, piuttosto godibile, vivaddio. L'uvaggio è corvina veronese per l'80%, rondinella (15%) e oseleta (5%).

Amarone della Valpolicella classico 1997 (foto @Stralcidivite)
Il 1997, invece, ha dalla sua il fascino della maturità e degli anni già trascorsi. Lo anticipa già il colore che vira sulle sfumature del granato; lo confermano, poi, i profumi di caffè e cioccolato al rum, di sottobosco e terriccio bagnato, di canfora e d'uno speziato quasi di paprika. Ha maggiore intensità, al naso come in bocca, dove è secco, assai rispondente all'impianto olfattivo, intenso e appagante nella sua lunga durata. Promette di migliorare ancora. Con il tempo.

Mi è piaciuta la leggiadria di entrambi. Ovvero, entrambi sono vini di grande struttura ma non ci sono forzature e - soprattutto - questo è un pallino fisso, possono ben figurare a tavola. L'abbinamento: il discorso che più mi sta a cuore quando si parla di amarone e quello che più mi fa pensare, a volte, che sia un vino spesse volte sopravvalutato.

domenica 14 novembre 2010

"Dogliani: dolcetto e sogni" passa anche per Milano il 15 novembre

Ho già parlato di là, sul blog di Luciano Pignataro, del dolcetto e di Dogliani e su quello che è stato #dogliani 2.0 (leggi qui); ho pure accennato, tanto per gradire, a due bianchi che m'erano piaciuti nel gremito universo dei rossi da dolcetto (leggi qui); e persino del Murazzano, robiola di Langa che tanto avevo apprezzato nel corso della mia tre-giorni (leggi qui).

La locandina dell'evento che si è svolto a metà ottobre in quel di Dogliani
Non ho ancora avuto modo di parlare, invece, del protagonista assoluto dell'evento: il dolcetto. Eccezion fatta per il post che ho dedicato ai vini di Eraldo Revelli (leggi qui). Un po' - lo ammetto - è perché sono in trepida attesa della replica che si svolgerà lunedì 15 novembre, dalle 16 alle 20, nelle sale del Museo Minguzzi (via Palermo nr. 11 - MM Moscova), quando tutti i produttori doglianesi saranno qui a Milano per presentare i loro vini.

Tutto questo mentre a Dogliani il Consorzio ha approvato le modifiche al disciplinare, con l'estensione della garantita all'intero areale. A conti fatti, un controsenso dopo lo sforzo di #dogliani 2.0. O almeno così parrebbe, sebbene la situazione non mi sia ancora completamente chiara. Anche per capirci qualcosa in più io  lunedì farò un salto ché ho giusto un paio di cose da chiedere. E pure qualche altro assaggio da fare...

venerdì 12 novembre 2010

Il dolcetto di Eraldo Revelli

Le voci che giungono da Dogliani annunciano l'estensione della garantita ma la situazione non mi è ancora del tutto chiara e, perciò, preferisco rimandare ogni considerazione in merito. Non posso, invece, rimandare oltre il discorso sui vini assaggiati nel week-end passato in terra di Langa alla scoperta del dolcetto, vitigno di quelli che se lo guardi male s'offende (come aveva detto l'agronomo Giampiero Romana), scontroso ma capace di regalare grandi emozioni.

Certo, l'area doglianese è tutto fuorché omogenea, sotto tutti i punti di vista. E così ti riesce di cogliere certe differenze tra una zona e l'altra. Personalmente, ho molto apprezzato l'eleganza dei dolcetto di Farigliano e, tra questi, quelli di Eraldo Revelli e della figlia Claudia, terza generazione di una famiglia di viticoltori attiva dal 1930 (anno di fondazione dell'azienda per mano del papà di Eraldo, Enrico).

C'era proprio lei, Claudia, a presentare i suoi vini al banco d'assaggio organizzato presso la Bottega del Vino Dolcetto di Dogliani. Di lei, prima ancora che i capelli corti e gli occhi azzurri, mi colpirono le mani: su di esse era tratteggiato il sacrificio del duro lavoro da affrontare giorno dopo giorno in vigna, nei 7 ettari di proprietà da cui l'azienda ottiene circa 40mila bottiglie.

Claudia Revelli
L'Otto Filari 2009 - circa 11mila bottiglie in tutto, da viti dell'età media di 12 anni - è il dolcetto "da battaglia" (non ne posso più di chiamarlo "base"). Naso elegante giocato sui toni della frutta rossa e del pompelmo rosa, amalgamati con le note minerali del terroir e un lieve soffio balsamico. Molto lineare in bocca dove l'esuberante freschezza diluisce il tannino, presente ma assai gradevole. Solo acciaio. Circa 6 eurini franco cantina.

Dell'Autin Lungh ho assaggiato, invece, sia il 2009 che il 2008 e proprio quest'ultima annata mi ha dato più soddisfazioni. Circa 8 mila bottiglie per questa etichetta che deriva il nome dalla forma allungata del vigneto, composto di viti vecchie di circa 25 anni. Costo orientativo di 8 euri franco cantina. La differenza la fanno, appunto, l'età delle viti e una macerazione delle uve leggermente più lunga che donano sensazioni fruttate di maggiore maturità. Il 2008, dicevo, ha una marcia in più rispetto al 2009 (quest'ultimo penalizzato soltanto dalla gioventù): al naso la speziatura è più forte e il frutto ricorda la mora e i frutti di bosco, anche se sono ancor più riconoscibili i profumi di viola, rosa e ciclamino. Il sorso è più intenso, ha freschezza e agilità, tannino abbastanza morbido e lunga persistenza finale. Pure questo, sempre e solo acciaio.


Di fatto il legno lo vede solo il San Matteo 2008. Legno grande, per la precisione, dopo la maturazione in acciaio. Il vigneto è quello più antico dell'azienda - circa 60 anni - e si chiama proprio come la Chiesetta che si scorge ai limiti della proprietà. La produzione annua si attesta intorno alle 5 mila bottiglie. In comune con gli altri assaggi ha una certa eleganza e una vena minerale piuttosto riconoscibile; la differenza sta in una maggiore speziatura, probabilmente conferita dal legno (pur ben dosato), nel tannino più vigoroso e nella beva forse appena più salina. Paga anche lui la tenera età ed è come se non si distendesse mai completamente. La materia, però, quella c'è e il tempo gli darà ragione. Nell'attesa, con 10 euro te lo porti via.

giovedì 11 novembre 2010

Qualche domanda al nuovo Presidente dell'AIS

La nomina a Presidente dell'Associazione Italiana Sommelier è di pochi giorni fa. L'8 novembre scorso, infatti, il neo eletto Consiglio Nazionale ha di fatto "investito" Antonello Maietta, già Vice Presidente nello scorso quadriennio.

Irpino di origini, vive da tempo in Liguria. A Porto Venere, dove conduce un’enoteca specializzata nei prodotti tipici del territorio. Ha frequentato nel 1978 i corsi dell’Associazione Italiana Sommeliers e ha rivestito, in questi anni, gli incarichi di Delegato provinciale, Presidente regionale e Vice Presidente nazionale. Nel 1990 ha vinto il titolo di Miglior Sommelier d’Italia e nel 1992 ha rappresentato l’Italia al Campionato del Mondo dei Sommeliers a Rio de Janeiro; è abilitato come Degustatore ufficiale, Relatore e Commissario d’Esame (e tra l'altro è stato anche il mio, all'esame orale).

Antonello Maietta (foto tratta da http://vinoalvino.org)

Allora, Presidente (si dice così, giusto!?): anzitutto, il vino/i vini che hai scelto per festeggiare.
All’appellativo mi ci dovrò abituare con calma, per il momento va benissimo “Antonello”. Ho festeggiato con tante bollicine di tanti tipi e di svariate provenienze geografiche, ma tutte in Europa, poiché l’anidride carbonica mi aiuta a mitigare l’accumulo di ossigeno delle ultime giornate pre-elettorali.


Le tue origini ti legano alla Campania: quale il vino di questa terra che senti più tuo?
Verissimo, campano di Atripalda! E quindi, malgrado sia un “bianchista” propendo per il Taurasi perché è proprio come la gente dell’Irpina: all’inizio ti sembra ruvido e scontroso, poi però quando lo conosci bene ti sorprende per la sua generosità.

Ormai, però, sei ligure d’adozione. E quindi stessa domanda di prima.
Cinque Terre senza dubbio perché è schietto e sincero, non ti promette nulla ma se sai attendere il tempo giusto ed entrare nelle sue grazie ti dona emozioni impagabili.

In generale, bianco o rosso? Secco o dolce?
Come ho già detto i bianchi, ma non è una predilezione quanto un orientamento di consumo abituale, anche perché in questa categoria sono maggiormente presenti le bollicine e i passiti, un'altra tipologia che amo particolarmente. Anche se mi capita spesso di trovarmi in “crisi di astinenza da tannino” e allora provvedo alla cura con i grandi rossi di Italia e Francia.

I prossimi primi 100 giorni di Presidenza: priorità?
Credo che il tallone di Achille di questa Associazione sia un po’ la comunicazione. AIS realizza ogni giorno e in tutta Italia una serie di eventi che non vengono adeguatamente evidenziati e segnalati. Mi occuperò inoltre di valorizzare il nostro patrimonio di conoscenza, attraverso l’aggiornamento costante dei nostri bravi relatori e commissari d’esame. Un occhio attento anche al contatto con gli associati, partirà nei prossimi giorni un “filo diretto” che consentirà a tutti di incontrare i vertici dell’AIS, Presidente compreso, almeno una volta al mese nella nostra Sede Nazionale di Milano. Se il progetto dovesse funzionare, come mi auguro, incrementeremo i giorni e le località.

Grazie, Antonello, per la tua cortese disponibilità. E buon lavoro!

mercoledì 10 novembre 2010

Il Murazzano: robiola delle Langhe

Andar in giro per vigne non significa soltanto calpestarle (cit) e capire così i vini che ne nascono ma anche scoprire un territorio fatto di persone, il loro modo di vivere e anche il loro modo di mangiare, che in un certo senso è un po' come indagare su taluni aspetti della vita di una comunità.

Così capita che vai a Dogliani per un week-end a scoprire il dolcetto e te ne torni con un pallino fisso: il Murazzano. Ovvero - e parlo soprattutto a tutti quelli che hanno condiviso la bella tre-giorni nelle Langhe - il formaggio che abbiamo trovato un po' dovunque sulle tavole dei produttori che ci hanno ospitato.

Parlerei volentieri pure della robiola di Roccaverano, altro formaggio apprezzato di recente in un'altra capatina in Piemonte. Ma è ancora troppo forte il dispiacere per averne dimenticate due belle forme appena acquistate da un signor formaggiaio di fianco a Stato Liquido (a Torino, dove sono stato per il Salone del Gusto) e che hanno poi fatto felici un po' di amici.

Il Murazzano (foto tratta da http://appuntigolosi.blogspot.com)
Ho guardato qua e là in rete per sapere qualcosa in più su questo formaggio. Anzitutto, trattandosi di formaggio DOP ovvero di origine protetta, viene garantita la qualità e la provenienza: può, infatti, essere prodotto in una ventina di comuni delle Langhe, tra cui - tanto per dirne un paio - l'omonimo comune di Murazzano e quelli di Clavesana e Belvedere Langhe.

La storia è assai curiosa e ha destato la mia attenzione. In realtà, ci sarebbero numerose leggende sulla nascita del Murazzano. La più celebre di queste narra delle peripezie di un certo Gioanin. Questi, lasciato dal padre a guardia delle tome, venne beffato da un corvo che riuscì a beccare una forma. Il giovane inseguì a lungo l'uccello fino al forte di Ceva, rifugio di demoni e di streghe. Qui, tra le mura in rovina, trovando una tavola imbandita per due, si sedette e prese a mangiare. In quel mentre Satana apparve e lo ammonì severamente: "Hai mangiato il mio pranzo e per questo dovrai seguirmi all'inferno!". Ottenuta la grazia di potersi  prima rifocillare ad un pozzo e sapendo che i diavoli non sanno nuotare, il giovane riuscì con scaltrezza a far cascare Satana nel pozzo e poté così barattare la sua salvezza con la propria libertà, la restituzione della toma ed un sacco di monete d'oro.

Tradizionalmente ottenuta da latte di pecore di alta Langa, questa robiola ha ottenuto il riconoscimento della DOP nel 1996; l'attuale disciplinare di produzione consente l'impiego di latte vaccino in percentuale massima del 40% e per questo è assai difficile oggi trovarne di prodotte con solo latte di pecora (in quest'ultimo caso è ammessa la dicitura in etichetta). 

Bè, per quanto riguarda le cose tecniche è meglio fare riferimento a chi ne sa più di me ("500 eccellenze piemontesi", Slow Food Editore, 2008): 
La tecnica di produzione prevede il riscaldamento del latte a 37°C e l'aggiunta di caglio liquido di vitello diluito in acqua per facilitarne la dispersione nel latte. Dopo 30 minuti la coagulazione è ultimata e si procede a una sommaria rottura della cagliata in grumi grandi come un'arancia, lasciati a riposo per circa 10 minuti, estraendo il siero che si è separato. Si effettua una seconda rottura, in porzioni grandi come una nocciola, e si estrae la massa dal siero. La massa, dopo un altro breve riposo, è collocata nelle fascere e dopo 10 minuti è capovolta una prima volta; dopo due ore si gira ancora e si sala a secco su una faccia. Dopo sei o sette ore viene nuovamente girata e si effettua la seconda salatura. Le forme passano poi in un ambiente leggermente aerato, su teli di cotone dove maturano in 7-10 giorni, durante i quali sono quotidianamente voltate. A questo punto il murazzano è pronto per il consumo, ma può essere lasciato a stagionare anche oltre i due mesi.
[fonte www.formaggio.it] 

martedì 9 novembre 2010

Terre di Vite fa tappa al Castello di Buronzo il 13 e il 14 novembre

Aprite bene le orecchie! Terre di Vite è un evento da non perdere, ve lo assicuro! Perciò tenetevi liberi sabato 13 e domenica 14 novembre prossimi! Dopotutto, è sufficiente scorrere qualche nome nella lista dei produttori alla terza tappa di Castello di Buronzo (in provincia di Vercelli) per rendersene conto (ecco il link). 

Terre di Vite (foto tratta da http://divinoscrivere.wordpress.com)
Tra questi, sicuro di far felice il buon @Massimodalma, vi segnalo - in qualità di #tutor - l'Antece, una particolarissima versione di #fiano cilentano con macerazione sulle bucce, opera del produttore Bruno De Conciliis. Un #fiano di grandissima profondità, ennesima dimostrazione del fatto che il vitigno si è ormai ben acclimatato un po' in tutta la Campania (anche nella provincia di Benevento), fermo restando che i vini che ne risultano hanno tutti caratteristiche diverse da quelle del più celebre Fiano di Avellino.


Qui, per completezza, trovate alcuni degli interessanti assaggi che ho fatto alla scorsa edizione di Levizzano Rangone, tra cui appunto l'Antece 2004 di De Conciliis.

Maggiori informazioni sul sito www.terredivite.it

lunedì 8 novembre 2010

Il Brunello di Montalcino presentato da Franco Ziliani

Quella organizzata per martedì 16 novembre dalla sezione di Milano dell'ONAV, sarà un incontro dedicato a uno dei gioielli del nostro patrimonio vinicolo: il Brunello di Montalcino.

A condurre la serata (che si svolgerà presso la sede di via Termopili nr. 12, con inizio alle ore 21), il giornalista Franco Ziliani che introdurrà gli assaggi con una presentazione del vitigno e del territorio.

Montalcino e La Fortezza (foto tratta da www.sienaonline.it)
In degustazione guidata saranno proposti i Brunello di Montalcino delle aziende San Lorenzo, Le Potazzine, Gianni Brunelli, Fuligni, Lisini, Il Poggione, Il Colle.


Contributo di partecipazione: € 25 (per i soci) - € 35 (per i non soci).

Per prenotare, utilizza l'apposita sezione del sito (clicca qui) o scrivi una mail a milano@onav.it. Oppure ancora telefona il delegato Vito Intini al nr. 335/5358981.

Champagne Champagne all'Enoteca Ronchi

Serata dedicata allo champagne - mercoledì 10 novembre (inizio ore 20.30) - all'Enoteca Ronchi di Milano (via San Vincenzo nr. 12).

Cave de champagne (foto tratta da www.enotecaronchi.it)
In degustazione, 5 bollicine francesi e una sorpresa: 
Brut Initial  Blanc de BlancsJacques Selosse 

Prestige Blanc de Noirs Brut, Benoît Lahaye
Cuvée Du Goultè  Gran CruMarie Noelle Ledru 
Cuvée l'Amateur Blanc de BlancsDavid Léclapart
Champagne Brut MillésimePaillard Bruno


Posti disponibili: 23. Costo: € 60

Informazioni e prenotazioni:
tel. 02/89402627
info@enotecaronchi.it 

domenica 7 novembre 2010

Il Brunello di Montalcino all'Enoteca Vintage

Una "cieca" di Brunello di Montalcino: la propone l'amico Giuseppe Sonzogni presso la sua Enoteca Vintage (Cesano Maderno, via Milano nr. 26) per martedì prossimo 9 novembre, con inizio alle ore 21.

Brunello di Montalcino (foto tratta da www.clickz.it)
Ben 4 vini della storica denominazione toscana più un vino "pirata", ovvero un vino diverso ottenuto dallo stesso vitigno o di denominazione simile. Questi i Brunello di Montalcino proposti, tutti dell'annata 2004: VerbenaCollemattoniCollelceto e Le Potazzine.

Costo della serata: € 20. La serata si terrà per un minimo di 6 e un massimo di 8 persone. Nel caso, sarà replicata anche giovedì 11 novembre, sempre alle ore 21 e con le stesse modalità.

Informazioni e prenotazioni:
tel. 0362/528485
cell. 333/1041211

Doppia verticale dell'Amarone di Bertani a Milano

In due giorni, due verticali dello stesso Amarone della Valpolicella: quello della storica azienda Bertani.

Il primo appuntamento è per martedì 9 novembre presso la sede ONAV di Milano (via Termopili nr. 12): la delegazione meneghina organizza la verticale delle annate 1983, 1986, 1988, 1990, 1997, 1999 e 2000.
Contributo di partecipazione: € 50 (per i soci) - € 60 (per i non soci).

L'Amarone di Bertani (foto tratta da www.indianwineacademy.com)
L'altro evento, invece, si terrà il giorno successivo (mercoledì 10 novembre) presso l'Osteria dell'Enoteca Ricerca Vini (Milano, via Vincenzo Monti nr. 33). Qui si terrà, infatti, una cena-degustazione con annate storiche (1964, 1972, 1981, 1994 e 2003) dell'azienda Bertani in abbinamento a piatti regionali (leggi il menù). Costo € 130.

sabato 6 novembre 2010

Il Barbaresco di Cascina Saria all'Enoteca Vintage

Il Barbaresco di Cascina Saria, giovane cantina di Neive, l'ho provato qualche tempo fa dopo una bella verticale di un altro Barbaresco, il "Noemy" di Cascina Vigin (leggi qui). Ma non ho certo potuto farmi un'idea precisa, essendo quello il primo - e poi rimasto anche l'unico - assaggio.

Anche per questo, avessi il tempo, sabato prossimo 13 novembre una puntatina la farei volentieri all'Enoteca Vintage dell'amico Giuseppe Sonzogni (Cesano Maderno, via Milano nr. 26). Dalle 16 alle 20, infatti, Maura ed Alessandro Abbruzzo - titolari dell'azienda - presenteranno il loro Barbaresco con una verticale delle annate dal 2003 al 2007.

L'etichetta del Barbaresco di Cascina Saria (foto tratta da www.baldocchino.com)
Non solo, sarà anche l'occasione per provare le due Barbera d'Asti, il "Vigna Convento" 2008 e il "Vigneto San Lorenzo" 2007.

La degustazione sarà completamente gratuita.

Per informazioni:
tel. 0362/528485 
cell. 333/1041211

giovedì 4 novembre 2010

La verticale del Barolo di Bussia Soprana

A conti fatti, quella organizzata il 7 ottobre scorso dall'Enoteca Maggiolini di Bareggio è stata  una verticale a cui è valsa la pena non mancare. Protagonista è stato il cru "Mosconi" del Barolo dell'azienda Bussia Suprana, realtà a me sconosciuta fino a quel momento, che possiede 22 ettari di vigneti nel Comune di Monforte d'Alba e che produce circa 80mila bottiglie tra Barolo, Barbera d'Alba e Dolcetto d'Alba.

Silvano Casiraghi, titolare dell'azienda Bussia Soprana
A condurre la serata c'era il titolare dell'azienda (nella foto sopra). Lui non è piemontese: brianzolo di Villasanta, ha iniziato a produrre vino soltanto una quindicina d'anni fa, dopo un lungo periodo passato a commercializzarlo. Il cru "Mosconi" si estende fino al confine con il territorio amministrativo di Serralunga d'Alba.

Ecco le etichette degustate:


La verticale di Barolo "Mosconi"
Barolo "Mosconi" 2001 (++++½)
Il colore è un affascinante rubino, piuttosto intenso e di buona trasparenza. I profumi hanno sia intensità che eleganza: la frutta è sempre in primo piano (penso alla ciliegia), a seguire le spezie (la vaniglia ma anche una lieve nota di noce moscata sullo sfondo), un odore metallico e sanguinoso che sarà la costante di tutto l'assaggio, un ricordo balsamico di menta ed eucalipto fino ad arrivare alla radice di liquirizia, all'anice e alle particolarissime sfumature di mandarino che dominano il finale di bevuta. In bocca è secco, denota un'ottima vena salina e una decisa freschezza che dona ulteriore piacevolezza al sorso, piuttosto persistente, caratterizzato da un tannino potente ma allo stesso tempo ben levigato. Profumi eleganti, dicevo; ma anche molto costanti. Più o meno 7 mila bottiglie.

Barolo "Mosconi" 2000 (++++)
L'inizio è un po' polveroso: spiccano le note animali di una certa evoluzione e una traccia sanguigna appena meno accennata rispetto al precedente millesimo; sul finale profuma di fragole e tabacco. Già il colore più "attempato", ben più vicino al granato che non al rubino, da' l'idea di un'annata più calda che - è lo stesso Silvano Casiraghi a dirlo - è stata caratterizzata soprattutto da minori escursioni termiche giorno/notte. Il meno fortunato andamento climatico è evidente anche in bocca dove il gusto è sì secco ma anche meno fresco, complessivamente più rotondo. Al contrario, il tannino - meno smussato - viene più percepito. Non fosse stato per la minore pulizia olfattiva sarebbe stato tra i miei preferiti; invece, deve accontentarsi della seconda piazza. In tutto 6 mila bottiglie.

Barolo "Mosconi" 1998 (+++)
Annata calda anche questa, ancor più del 2000, come testimonia la scarsa integrità del colore, ancora più granato nel bicchiere. Pulizia olfattiva e integrità, appunto, sono compromesse; ciò nonostante, si percepiscono sullo sfondo note assolutamente particolari. Vedi, per dire, il goudron, il poutpurri, la sempre presente nota metallica, lo smalto, il rabarbaro, la china, il cuoio, avete presente i mon chéri? Il brutto è che rimane sempre poco pulito. Al palato è secco e potente, poco tannico, con la freschezza decisamente assottigliata e non più in grado di tenere il passo. Probabilmente andava bevuto già da un po'. Di tutte le bottiglie in degustazione è l'unica a scendere sotto i 14 gradi di tenore alcolico, 13.5% per la precisione. Produzione di 7mila bottiglie.

Le 5 annate nel bicchiere
Barolo "Mosconi" 1997 (+++)
Il colore è bellissimo, molto più brillante del millesimo 1998, per intenderci. L'impatto iniziale è giocato su una strana nota di burro cacao, c'è una "puzzetta" che non andrà mai via e alla fin fine lo penalizzerà. Per il resto, i sentori eterei di benzene, di animale, di sottobosco bagnato hanno il loro fascino: tutte sensazioni che lasciano pensare a una maggiore maturità (rispetto, per esempio, al campione successivo), soprattutto al naso, dove con l'ossigenazione si fa largo una chiara nota di frutta. Avrò forse preso il fondo della bottiglia, fatto è che nel calice i residui erano piuttosto numerosi, cosa di per sé nient'affatto negativa vista l'età.

Barolo "Mosconi" 1996 (+++½)
Anche qui la sensazione iniziale è di burro cacao, poco meno intensa rispetto alla bottiglia precedente. Il colore è acceso ed ha anch'esso una certa luminosità sulla falsa riga dello stesso 1997, forse leggermente più cupo ma pur sempre provvisto delle tipiche trasparenze da nebiolo. Maggiore intensità in bocca e acidità più spiccata (o forse solo maggiormente percepita), gusto secco e caldo, tannino ben lavorato. Chiude discretamente lungo con un bell'aroma di cipolla bruciata.


Barolo "Bussia" 1996
Barolo "Bussia" 1996 (++++½)
L'assaggio dell'altro cru di casa Bussia Soprana non era previsto. Non una vigna unica, più appezzamenti (Vigna Nuova, Punta, Navai e Romirasco) che si estendono nella parte meridionale del territorio amministrativo di Monforte d'Alba, con viti di età compresa tra i 10 e i 40 anni. Il primo naso sembra anticipare una maggiore mineralità. Belli i profumi di lampone e frutti rossi, di spezie e di tartufo. Al palato è secco e caldo, molto intenso; il tannino è molto setoso. Il più lungo in assoluto, con la persistenza finale di cioccolato e un velo balsamico sullo sfondo che si accompagna a una nota fungina piuttosto nitida, alla liquirizia e ai fiori secchi. Giusto mix di potenza ed eleganza. Prodotto circa 8mila bottiglie, maturazione per 18 mesi in barriques nuove e di "secondo passaggio".

Proprio l'assaggio finale del "Bussia" ha permesso di farsi un'idea di certe differenze tra i due crus, fondamentalmente dovute a una diversa natura dei terreni. Nella Bussia sono perlopiù di tufo azzurro e maggiormente sabbiosi; nella zona del Mosconi (circa 2 ettari e mezzo di vigneto), invece, di tufo bianco, gesso e calcare, situati a circa 380 metri sul livello del mare, con esposizione a sud. Si devono considerare, poi, anche le tecniche di vinificazione che per il "Mosconi" prevedono la maturazione in botti da 30 quintali nuove e la fermentazione in barriques di rovere. Il risultato nel bicchiere è un vino generalmente più elegante con tannini più levigati, il cru "Bussia"; più potente e dai tannini un po' più ruvidi, il "Mosconi" (che si differenzia anche per le meno intense tonalità di colore).

I vini del Portogallo a L'Eko Cafè

Altro appuntamento per stasera 4 novembre!

Alle 20.30, L'Eko Cafè & Cucina (Milano, via G.B. Pirelli nr. 26) presenta una serata dedicata al Portogallo: una bollicina (Vinho Espumante Reserva Bruto), un bianco (Douro Colheita Branco 2009) e un rosso (Douro Colheita 2008) ad accompagnare due formaggi, due salumi ed un piatto tipico della cucina portoghese. E una dolce sorpresa per degustare un 10 years old age Tawny Port.

Costo della serata: € 28
Informazioni e prenotazioni:
tel. 02/6697108

lunedì 1 novembre 2010

Chiaror sul masso di Cascina I Carpini, ovvero #tstp

L'assaggio in sé - lo dico in tutta sincerità - non mi ha entusiasmato per tutta una serie di motivi. Non da ultimo perché le mie aspettative erano alte, avendo degustato anche il timorasso "fermo" dal quale - è stato lo stesso Paolo Carlo Ghislandi a dirlo nel presentare il #tstp, ovvero il Timorasso Spumante Tasting Panel - è nata l'idea di questo spumante.
Durante la lavorazione del Timorasso Brezza d’Estate, durante i ripetuti assaggi nelle varie fasi, è cresciuta in me la convinzione (o forse il dubbio) che una versione spumante sarebbe potuta essere interessante e così, come mio solito, mi sono lasciato ancora una volta tentare dalla voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e, dopo due anni di lavoro, è nato Chiaror Sul Masso.

Se per alcuni aspetti tirar fuori bollicine da un vitigno come il timorasso è sfida assolutamente affascinante, dall'altro, personalmente, non ne sento il bisogno. Da consumatore, dico. E non perché io reputi inadatto a questo tipo di lavorazione il vitigno (ché anzi - così prosperoso per mineralità e acidità - le bollicine ci starebbero dentro alla grande, o almeno credo); piuttosto perché negli ultimi anni pare proprio esser scoppiata la moda di spumantizzare tutto e di più. Ciò nonostante - e questo è doveroso dirlo - la dinamicità del produttore è cosa a cui guardare decisamente con positività.

E va bene, andiamo al sodo. Ecco i dati tecnici forniti dal produttore.
Chiaror Sul Masso è un Vino Bianco Spumante Brut da uve Timorasso della vendemmia 2008 e sviluppa un tenore alcolico del 13% Vol.
L’uva è stata vendemmiata in due tempi, la prima parte a fine agosto, la seconda a fine settembre 2008
Entrambe le masse hanno subito estrazione a Freddo ( Prefermentativa ) per circa 48 ore in vasche di acciaio a temperatura controllata
La fermentazione è partita spontaneamente a bassa temperatura ed ha proseguito per circa 3 settimane lentamente.
Ho mantenuto la permanenza sulle fecce fini fino Aprile 2009 quando poi il vino si è chiarificato per sedimentazione.
La rifermentazione ha proceduto per circa un mese in autoclave secondo il metodo Martinotti lungo al termine del quale si è proceduto a microfiltrazione in acciaio alla fine di agosto 2010. 
Chiaror Sul Masso è stato imbottigliato il 28.08.2010 e ne sono state prodotte 3780 Bottiglie.

Sulla retro-etichetta si legge brut e, quindi, gli zuccheri residui sono inferiori ai 15 g/l. Direi che non siamo troppo distanti dal limite della categoria; cosa che, per mio gusto personale, nel preferire bolle di struttura e poco dosate, non mi è affatto piaciuta. Avrei giocato di più sulle durezze così da esaltare quelle che penso siano le caratteristiche del vitigno; tratti distintivi che, invece, sembrano quasi inespressi, un po' come è assente in etichetta il nome del vitigno utilizzato (l'indicazione è facoltativa per i "vini spumante").

La cosa che più mi ha lasciato perplesso, però, è l'aver letto sempre sulla retro-etichetta che la spumantizzazione è stata eseguita da un'azienda trevigiana. Perché affidarsi a chi produce prosecco con l'inevitabile "omologazione" del prodotto rispetto a quelli che sono gli usi della zona (vedi, ad esempio, un certo residuo zuccherino)? Perché scegliere la rifermentazione in autoclave e non il metodo champenoise?

Nel bicchiere, poi, non ho ritrovato le sensazioni che credo di aver colto nei timuràs fin qui  assaggiati; insomma, non ho rinvenuto la "tipicità" del vitigno. Ed è forse per questo che faticherei a identificarlo nel mare magnum del "vino spumante" italiano sullo scaffale (non parlo degli "spumanti di qualità prodotti in regione determinata"). Insomma, un vino per certi versi "anonimo", lontano parente dell'uva che amo e che mi ha stregato con la sua vena minerale e idrocarburica.

Ecco i link del produttore Cascina I Carpini e del blog Percorsi di Vino sulle cui pagine Andrea Petrini ha coordinato il tasting-panel.