martedì 31 agosto 2010

Ciro Picariello: Fiano di Avellino in verticale

Il fiano di Picariello corrisponde perfettamente all'identikit del fiano-che-mi-piace (cit. Mauro Mattei su Intravino). Direi per la mineralità tagliente e la capacità di sfidare il tempo, che sono poi le cose che più mi affascinano di certi vini bianchi.

Ho sempre pensato che la fortuna di poter "vivere" la verticale di un vino stia soprattutto nel fatto di poter osservare l'incidenza del tempo, nel duplice senso di "attesa" e di "andamento stagionale", e - quindi - una certa evoluzione. E ciò è tanto più vero se si parla di un vitigno come il fiano che invecchia e pure bene. Ecco perchè quando a Vinitaly - grazie all'amico Giuseppe Sonzogni di Enoteca Vintage - mi si è presentata l'opportunità di degustare in verticale tutte le annate prodotte, alla presenza di Ciro Picariello, non ho saputo e potuto dir di no.

Rita e Ciro Picariello (foto di Alessio D'Alberto)
Hanno avuto coraggio, Ciro e sua moglie; e ne hanno ancora a resistere alle pressanti richieste del mercato di vini bianchi d'annata: il loro fiano di Avellino - e questa è cosa che mi piace - esce almeno un anno dopo la vendemmia (un anno e mezzo, fino a poco tempo fa). L'azienda è piccolina: con le produzioni di aglianico e sciascinoso - cui se n'è aggiunta di recente una modesta di greco di Tufo - si arriva a stento alle 50mila bottiglie. Dei 7 ettari di proprietà ben 5 sono vitati a fiano e si trovano nei comuni di Summonte e Montefredane, a 650 metri d'altitudine, lì dove il clima è ventilato ed è segnato dalle notevoli escursioni termiche.

Il fiano è vitigno piuttosto rigoroso - «anche troppo» dice Ciro - e rende necessario un attento lavoro di potatura. La resa per ettaro non supera mai gli 80 quintali e la pressatura è soffice. Per il fiano  di Avellino docg viene utilizzata soltanto la prima spremitura; le altre confluiscono nel fiano Irpinia doc. Prima della fermentazione - che dura una sessantina di giorni a temperatura controllata tra i 12 e i 15 gradi - vengono aggiunti circa 3 grammi di solforosa; dopo la prima fermentazione, il vino viene travasato in acciaio, dove rimane 10/12 mesi a contatto con le fecce fini. Prima dell'imbottigliamento, decantazione statica a freddo e nessuna filtrazione.

Fiano e terroir.
A detta di molti e ben più autorevoli degustatori, la 2008 è annata da tenere in grande considerazione un po' per tutti i bianchi campani; e specie per il fiano, forse il migliore di sempre per Picariello. Almeno stando alle premesse. La sensazione è quella di un'eleganza più compiuta, soprattutto al naso: alle sensazioni minerali del terroir si affiancano, infatti, note fruttate a più alta definizione. I 13.7 gradi di alcool fanno egregiamente da contropeso ad un'acidità vibrante (6.8); il finale di bocca è assai lungo, sapido, direi molto sapido. Niente da dire: bravo chi c'ha visto lungo e si è messo da parte un po' delle 20mila bottiglie prodotte.

Nel 2007 cambiano le tonalità di colore (che sono più intense), le note di frutta (riconducibili a una pera decisamente più matura) e pure il tenore alcolico (sceso a 13 gradi, nonostante Ciro parli di un'annata piuttosto calda con un lieve anticipo sui tempi della vendemmia, celebrata tra il 16 e il 18 ottobre); uguali - invece - l'acidità e le inconfondibili sensazioni fumé che sono il tratto distintivo dell'areale di Summonte, via via più soffuse a tutto beneficio del frutto. Finale lungo e bello salato, come piace a me; produzione complessiva di 23mila bottiglie. 

Pur avendo la fama di millesimo non proprio fortunatissimo, il 2006 mi è piaciuto moltissimo. Trovo, anzi, che quell'idea di fruttato più tratteggiata non sia un difetto, almeno per me che gioisco al sopraggiungere della mineralità che, anche per il frutto più diluito, è forse maggiormente percepita. Colore a parte (in viaggio verso orizzonti dorati), è il naso a dare un'idea di maggiore maturità, concedendo bei sentori di pesca gialla e di biancospino. Il mezzo grado d'alcool in più rispetto al 2007 aiuta, e non poco. 15mila bottiglie.

I vini di Ciro Picariello. Sull'etichetta del fiano la "tammurriata" (foto di Alessio D'Alberto)
Cos'ha in più il 2005? Bè, di sicuro un impatto più avvolgente. Al naso, sì. Ma ancor di più in bocca dove assume tratti caratteristici di una certa balsamicità. Magari il sorso è meno pieno e anche un pochino meno caldo, ma si tratta pur sempre di una bevuta soddisfacente e appagante.

Il 2004 è l'esordio sul mercato: l'azienda di Ciro nasce proprio in questo millesimo, in risposta all'abbattimento del prezzo delle uve. Una bella prova per un bianco che mi sembra sia "venuto su" bene. L'attacco è sulle note di frutta matura ma sono le sfaccettature della mineralità a colpire per intensità e prodondità. Beva assolutamente fresca (si noti che l'acidità misura 7.10), decisa e sapida, ben contrastata dai 14.4 gradi di alcool. Il naso è forse appena chiuso all'inizio (e ci può stare) ma quello che arriva dopo vale l'attesa.

C'è stato anche il tempo di assaggiare in anteprima il Greco di Tufo 2009 (nella foto sopra, il primo da sinistra) prodotto con le uve provenienti da un piccolo vigneto di appena 5mila metri situato a Montefredane: molto citrino e agrumato, elegante ma ancora un po' acerbo, molto rispondente in bocca ma - detto in tutta onestà - non certo il pezzo forte di Ciro e sua moglie Rita.

Il fiano, però, sia pur con le diverse caratteristiche dell'annata, è tutta un'altra storia! Il prezzo, poi, quello è piccolo piccolo.

lunedì 30 agosto 2010

Andare di Bolina o andarci...

Il dehors estivo non è un granché, è bene dirlo subito. Aggiungi che è pure piuttosto nascosto, non si vede dalla strada e non immagineresti mai che sotto all'omonima caffetteria c'è dell'altro. Insomma, a Bolina (il nome riprende quello di una tipica andatura delle barche a vela) non ci arrivi per caso. Nel mio caso - e scusate il gioco di parole - la dritta è arrivata da uno che se ne intende.

Il posto in sé - dehors a parte - è fantastico. I tavoli sono a due passi dal mare, proprio sulla banchina del porto di Tricase, non più di quaranta kilometri da Otranto. Sullo sfondo il rumore leggero delle onde, le barchette ormeggiate a riva, i pescatori che sonnecchiano nell'attesa, la fioca luce e la lieve brezza notturna.

Il porto di Tricase (vista dal dehors)
Una trentina di coperti in tutto. Si muovono tra i tavoli un giovane e due uomini: uno - cosa che ho scoperto poi - è Fabio Pantaleo, fratello di Imma che, invece, sta ai fornelli. Il servizio è molto puntuale: discreto ma sempre attento.

Si mangia bene. E l'ho capito già dall'entrée, una frisella con pomodorini e olio extravergine d'oliva dop delle colline di Brindisi. Non ho foto, purtroppo; nemmeno del piatto dove erano adagiate le piccole frise al finocchietto e ai cereali, i grissini e il pane bianco. Le altre - e questa non è affatto una novità - fanno schifo: urge una macchina fotografica degna di tale nome anche se il mio problema è piuttosto il dover fare i conti con quel malcelato imbarazzo nell'immortalare un piatto o un vino.

Vabbè. Ecco qui - in carrellata - quello che Alessia ed io abbiamo mangiato a cena, lo scorso 10 agosto.

Non potevo non iniziare con questo piatto, inno al pesce azzurro che amo, ho amato e amerò per sempre: quattro variazioni sistemate ai quattro angoli del piatto rettangolare. Dall'angolo in basso a destra e proseguendo in senso antiorario, nell'ordine: alice fritta farcita, filettino di sugherello con purea di patata al limone, piccolo trancio di sgombro cotto sotto vuoto e subito messo in boccaccio insieme a olio extravergine e una foglia di lentisco (a parte, cipolla di Acquaviva presidio Slow Food) e per finire brunoise di palamita allo zenzero. Aaaahhhhh! Una vera delizia.

Passeggiata in barca: variazioni di azzurro
Per una volta è andata peggio ad Alessia che spesso e volentieri trionfa nell'eterna sfida del chi sceglie il piatto migliore. Il suo è molto delicato e anche assai invitante per la presentazione; gli manca forse un po' di personalità, una spinta in più in termini di intensità per sterzare e non appiattirsi sulla morbidezza e sulla tendenza dolce.

Gnocchi di seppia con la sua salsa e centrifugato di spinaci
Delle successive due portate null'altro ricordo ormai se non che il mio era un trancio di dentice con patata e che quello di Alessia, invece, un timballo di triglia. Ma come diavolo fanno certi a scrivere i nomi esatti dei piatti?! Okkei, ripeto, le foto sono impresentabili ma questo passa il convento...

Trancio di dentice su salsa di peperoni e pinoli con patata cotta sotto cenere
Timballo di triglia su purea di limoni
Se ci fosse un sito internet sarebbe tutto più facile...

Il dolce lo abbiamo diviso in due e, soprattutto, non lo abbiamo scelto noi.  Ci ha pensato Giò, che poi è anche il nome del piatto: un piccolo quadrotto di spugna alle mandorle su letto di cioccolata fondente e gelatina di negramaro con tanto di pallina di gelato al mustacciuolo, molto, molto fedele all'inconfondibile sapore del tipico dolce natalizio.

Il dolce: ci pensa Giò
In abbinamento, l'aleatico passito dell'azienda Castel di Salve, consigliato con grande tatto (e competenza) in sostituzione del pur ottimo moscato di Trani che avevo scelto io. Suggerimento assolutamente ben accolto e accostamento felicemente riuscito: l'intensa aromaticità della preparazione avrebbe, infatti, surclassato il biondo e celebre passito pugliese.

Già che siamo in tema, la mancanza della "carta dei vini" rappresenta forse il limite più grosso di Bolina che quanto al resto ha dimostrato - naturalmente è la mia personale opinione - di essere all'altezza della fama di cui gode, cioè di uno dei pochi posti gurmé dove mangiare in Salento.

Prezzo complessivo? 87 euro tondi tondi, vini compresi. Dico il passito e il fiano minutolo "Rampone" 2009 dell'azienda I Pastini. Ma questa è un'altra storia e avremo modo di riparlarne...

Ristorante Bolina
Lungomare Colombo – Località Tricase Porto
tel. 0833.775102
chiuso mercoledì, mai in estate

sabato 28 agosto 2010

VinEstate a Torrecuso

Al via il 2 settembre la trentaseiesima edizione di VinEstate, la rassegna dedicata all'aglianico del Taburno che si svolge ogni anno a Torrecuso, in provincia di Benevento.

La manifestazione - organizzata dal comitato Vinestate con la collaborazione del Comune di Torrecuso e il patrocinio delle Istituzioni Locali e della Scuola del Gusto - vedrà la partecipazione di 21 aziende vitivinicole: Cantina del Taburno, Cantine Iannella Antonio, Cantine Tora, Caputalbus, Caudium Vini, Cav. Mennato Falluto, Fattoria La Rivolta, Fontanavecchia, I Colli del Sannio, Il Poggio, “La Dormiente” di Ariano Agnese, Nifo Sarrapochiello, Ocone – Agricola Del Monte, Ocone Giovanni, Taburni Domus, Terre d’Aglianico, Terre Longobarde, Torre a Oriente, Torre dei Chiusi, Torre del Pagus e Torre Varano.

La locandina della XXXVI edizione
Il tema dell'edizione 2010 sarà “vino & sostenibilità”: ridotto impatto ambientale, consumo responsabile e consapevole per diffondere la cultura del bere bene nonché i valori culturali del vino e dei suoi territori.

Al solito molto ricco il programma che prevede fino al 5 settembre convegni ed incontri, mostra-mercato, degustazioni e laboratori sensoriali (clicca qui per consultarlo). Segnalo, in particolare, i tre laboratori sensoriali a cura della condotta Slow Food Taburno: “fruttato & floreale” - viaggio attraverso i profumi dei vini del Taburno (3 settembre, ore 19), “fruttato & speziato “ - viaggio attraverso i profumi dei vini del Taburno (4 settembre - ore 20) e “formaglianico” - viaggio attraverso i sapori dei vini e dei formaggi del Taburno (5 settembre - ore 19).

Per altre informazioni:
tel. 0824/889719
cell. 338/8539289


Completa il programma il percorso turistico “Andar per Vigne” organizzato in collaborazione con Percorsidivino.it che vi riporto sotto.
 
 
La vigna, il vigneto sono quanto di più caro per contadini e viticoltori, che giunti al momento della vendemmia, sofforno a volte per il distacco dei frutti e il loro “pestaggio”.

L’approccio con un vino è secondo noi imprescindibile dalla conoscenza del territorio in cui si realizza, non fosse altro che per capirlo fino in fondo, giustificarne alcune schiettezze o comprenderne la timidezza e il lento svelarsi.

Per scoprire l’aspetto emozionale dell’Aglianico del Taburno, le peculiarità della Falanghina beneventana, bisogna passeggiare per i suoi vigneti, ascoltare i racconti dei contadini e delle contadine che li allevano, immergersi nell’entusiasmo di chi con ansia vi osserva mentre degustate il suo vino, risultato di scelte difficili alle prese col tempo, la natura, i mercati.

"Andar per Vigne" è un percorso permanente, una porta sempre aperta su una delle zone più intensamente vitate della Campania, il Sannio. Guidati dai vignaioli o agronomi della in pochi giorni i vigneti, i vini e gli autori di questo prezioso prodotto dell’agricoltura

In occasione di Vinestate 2010, ma manifestazione in programma a Torrecuso dal 3 al 5 settembre proponiamo un programma di passeggiate nei vigneti sabato 4 settembre (ore 16.30) e domenica 5 settembre (ore 10.30 e 16.30) e pacchetti week-end con uno o due pernottamenti (clicca qui per maggiori informazioni).

Percorsi di vinodi Moonlight Travel S.a.s.
C.so Umberto I, 108 -82032 Cerreto Sannita (Benevento)
Tel. 0824816670 - fax 0824860088

martedì 24 agosto 2010

#vinixlive6 in Trentino da Pojer&Sandri

Alla fine ci sono andato anche se la puntatina a Faedo non era affatto prevista. Meglio cominciare a studiare, pensavo, ché settembre è alle porte.

La voglia di esserci e di rivedere un po' di amici, però, era tanta. Aggiungi che il #vinixlive6 organizzato da Mario Pojer e Fiorentino Sandri aveva tutta l'aria di essere un evento da non perdere (vedere per credere, qui). Quel diavolaccio di @kiainga, poi, ha fatto il resto. Risultato? Partenza alle 2 del pomeriggio per il Trentino.

La locandina del VinixLive! di Pojer & Sandri
Ci abbiamo messo più del previsto causa massiccia ritirata tedesca sul Brennero e così siamo arrivati che erano quasi le 5e30. E perciò pochi assaggi. Come si dice, pochi ma buoni.

Comincio dal meno chiaccherato, l'Esegesi 2000 di Eugenio Rosi Non una cosa fuori posto: la giusta spinta dell'acidità, ancora adesso che la vendemmia dista dieci anni; il tannino deciso che si ammorbidirà ancora, siatene certi; l'intensità e l'eleganza delle sensazioni, specie al naso, che quasi mi strapperei i capelli per quel non so che di piccante che si cela dietro alla frutta e ai fiori, agli sbuffi di cacao e alle erbe amare. Lungo, molto lungo. E coerente, pure. Cabernet sauvignon con un 20% di merlot.

I 3 fuoriclasse: Esegesi 2000, Voglar 2008 e Blauburgunder 2008
E poi il Voglar 2008 di Peter Dipoli. Niente da dire, una conferma: un sauvignon blanc di grandissimo livello. Intenso nei profumi, magari solo un po' incerto all'inizio (ma credo fosse un problema di temperatura); meraviglioso in bocca, con quel sorso che arriva morbido e si distende, poi, in tutta la sua freschezza. Pulito, appagante e di grande persistenza. Rispondenza naso/bocca da manuale. Uno di quei vini dove (cit.) il territorio arriva prima del varietale.

Infine, il Blauburgunder "Mazzon" 2008 di Gottardi: colore scarico come ogni pinot nero che si rispetti, di affascinanti trasparenze. Profuma di amarena e rose appassite, di sottobosco e terriccio bagnato. Non è un frutto spudorato e la nota speziata finale è tutto pepe. Giovane, sì. Ma c'ha stoffa, altroché.

Il Riesling metodo classico Brut 2007, Hirschhorner Hof e il Riesling 2008 
Vado avanti. Sotto con le sorprese della giornata.
Magari non se la cava benissimo con l'italiano, meglio in inglese, però i riesling di questo simpatico produttore e - leggo su internet - enologo tedesco sono davvero interessanti. Il metodo classico, in primis: sboccato a marzo di quest'anno dopo 30, dico tren-ta mesi sui lieviti. Profumi non intensissimi ma eleganti, bella spinta in bocca, di grande, grandissima piacevolezza. E poi la versione ferma, il Buntsandstein, proposto in una mini-verticale 2006-2007-2008. Qualche problemino di rifermentazione (forse) per il 2006, una buona complessità olfattiva per il 2007 (dove si scorgono già le prime note evolutive virare verso gli idrocarburi) e un 2008 su cui scommetterei: molto elegante al naso dove spiccano i profumi citrini con qualche lievissimo tono erbaceo, agile e molto persistente in bocca, fresco e lineare. Con dieci eurini ti porti a casa un bel trocken.

Il Riesling Silvaner 2009 e il Pinot Blanc 2009 di Davaz
L'altro incontro che non ti aspetti è quello con i vini di Davaz. Se il Pinot Nero URIS 2008 ci è parso fin troppo scolastico, di quelli che diresti [cit.] a noi ci piacciono precisi ed educati, meglio quelli più ruvidi che prendono un po' a schiaffi, i due bianchi c'hanno preso assai. Innanzitutto, il Riesling Silvaner 2009, davvero molto fine sia al naso che in bocca, molto ben definito nei profumi citrini e floreali, presenti anche quando nel calice non c'è rimasto più nulla, di ottima persistenza. Peccato solo che per comprarlo ci vogliano più o meno 13 eurini, prezzo sorgente s'intende. Un gradino sotto il Pinot Blanc 2009, ma solo perché già di suo il vitigno è grasso e con la struttura che si ritrova finisce per esserlo un tantino troppo. Almeno a tavola, dove il sorso non invoglia tanto quanto il Riesling Silvaner. Profuma di ananas e di fiori gialli, soprattutto. In bocca è ricco, appunto, con un bel finale, intenso e lungo.

Il metodo classico brut cuvée 05-06, il Palai 2009 e il Besler Ross 2004 di Pojer & Sandri
E, infine, i vini dell'azienda ospitante, la Pojer Sandri. Dico la verità, il Pinot Nero 2009 non m'ha entusiasmato: troppo in vista il frutto, strano il colore. Ha dalla sua l'età, perciò, sarà il caso di riprovarlo più in là [la rima è assolutamente casuale].
Tutt'altro discorso per i due Besler 2004. Cambia il colore, non muta l'eleganza dei due uvaggi della Val di Cembra: pinot bianco, riesling renano, sauvignon, incrocio manzoni e kerner per il primo; pinot nero, zweigelt (di origine austriaca), franconia, negrara trentina, groppello della Val di Non per il secondo. Del bianco, in particolare, stupisce la morbidezza dell'ingresso e la vivacità della beva che ancora può contare su una bella dose di freschezza che ne assicurerà l'ulteriore tenuta (e evoluzione) nel tempo. Tutto frutta ed erbette di montagna, il primo; tutto pepe e piccoli frutti rossi, il rosso.
Non male, sempre parlando dei bianchi, anche il Palai Müller Thurgau 2009, dal nome della località dove si trova il vigneto. Citazione speciale per il metodo classico brut ottenuto da uve pinot nero (35%) e chardonnay (65%) di due diverse annate (la 2005 e la 2006), 30 mesi sur lies, assolutamente fresco e fragrante nei profumi che vanno dalla mela alla frutta secca, di notevole finezza.

C'è chi giura sia stato uno dei VinixLive! più belli e divertenti di sempre. Io non saprei perché questo era il mio primo in assoluto. Certo, la giornata è stata memorabile. Tanta gente. Tante famiglie con bambini al seguito (complice la scelta azzeccata di prevedere persino l'animazione per gli infanti). Tante risate. Merito anche della rappresentazione teatrale "Dalla genesi alla felicità dei lieviti" ideata da Corbetta Oliviero, Bruno Coli e dall'attore trentino Emilio Frattini, incentrata sulla macchina lava-uva utilizzata dall’azienda, che ha preceduto la cena tipica trentina nella bellissima galleria degli spumanti.

E poi, il Baratto Wine Day - curato impeccabilmente da Davide Cocco aka @studiocru - questa volta nella versione assai divertente dello "scambio reciproco vincolato": il barattante baratta la propria bottiglia con il barattato a condizione che il barattato accetti e ne abbia una da proporre in baratto al barattante. Vabbè, fate prima a venire la prossima volta ché il divertimento è assicurato.

Dall'alto a sx in senso orario: la folla di partecipanti, i maestri "polentoni",
il casaro Riccardo Casanova del caseificio Turnaro e il suo casolét
Spero di non aver dimenticato nulla... Ah sì: i formaggi, i mieli Thun, i salumi della macelleria salumeria Dal Massimo Goloso (ma quant'era buona la schiena di maiale?!?). Tutto questo è stato #vinixlive6 by Pojer & Sandri. Basta leggere qua e là in rete the day afterOkkei che a parlare è Filippo Ronco, cioè il "padre" dei VinixLive!; ma il suo tweet rende bene l'idea di cosa è stato: "Si eriga un monumento a Faedo per Pojer Sandri. VinixLive!#6 di portata incommensurabile".

Ho fatto bene, mi sono detto di ritorno a casa. Ho fatto bene ad andarci.

P.S.: Avrete notato il frequente uso del "ci": ci è piaciuto, c'abbiamo messo un bel po', ci piace, ci ha convinto... Direte, ma in quanti siete a scrivere? Questa volta: due! Thanks to Chiara Giovoni aka @kiainga che è anche l'autrice delle citazioni.

domenica 22 agosto 2010

A volte ritornano: le Piccole Vigne fanno il bis

Il Festival meridionale delle Piccole Vigne - il primo dico - è stato un successo; io c'ero e ho provato a raccontarlo (leggi qui, qui e ancora qui).

Le premesse per fare ancora meglio ci sono tutte anche quest'anno. Mi trovate lì. L'appuntamento è per il 27 agosto nel "mio" Sannio, a Castelvenere, il comune più vitato della Campania.


Il 27 agosto è anche il giorno d’apertura della XXXII Festa del Vino che si tiene ogni anno nel borgo viennerese, manifestazione nel cui ambito è inserito il banco d'assaggio delle Piccole Vigne organizzato da Luciano Pignataro e Mauro Erro con la ProLoco di Castelvenere e con il contributo della Provincia di Benevento.

Ecco i protagonisti di quest’anno:
Azienda Agricola Ciro Picariello – Capriglia Irpina (Avellino)
Cantina Contrada Salandra – Pozzuoli (Napoli)
Azienda Agricola La Sibilla – Bacoli (Napoli)
Cantina Bambinuto – Santa Paolina (Avellino)
Cantine Luigi Tecce – Paternopoli (Avellino)
Azienda Agricola Salvatore Magnoni – Rutino (Salerno)
Nanni Copè – Vitulazio (Caserta)
A Vita di Vigna De Franco – Cirò Marina (Krotone)
Azienda Agricola Bonavita – Faro Superiore (Messina)
Azienda Agricola Gennaro Papa – Falciano del Massico (Caserta)
Cantina dei Monaci - Santa Paolina (Avellino)
Cantina del Barone – Cesinali (Avellino)
Azienda Agricola Pasquale Petrera – Fatalone – Gioia del Colle (Bari)
Tenute del Fasanella – Sant’Angelo a Fasanella (Salerno).

Ecco qui il clip di presentazione con alcune anticipazioni.




Sempre nella giornata di venerdì 27 agosto, alle ore 18 ci sarà il Palio della “Barbera Contadina” con il gruppo Slow Wine Campania (posti limitati e prenotazione obbligatoria contattando Pasquale Carlo - cell. 329/7333423).

In mattinata, si svolgerà - invece - il concorso "Sannio da Scoprire" dedicato ai vitigni autoctoni "minori" del Sannio: coda di volpe, piedirosso e barbera del Sannio.

Per maggiori informazioni:
www.lucianopignataro.it 
www.prolococastelvenere.it

venerdì 20 agosto 2010

Videos from #aglianicodelvulture1

Oltre ai video di Sapori dei Sassi che potete guardare sul canale YouTube, ecco la clip della puntata di Uno Mattina Estate del 5 agosto, dove il giornalista Luciano Pignataro parla di Basilicata e di #aglianicodelvulture1


Clicca qui per vedere il clip


[foto tratta da http://www.community.rai.it]





giovedì 19 agosto 2010

Vino: musica e parole

Il vino che non dimenticherò mai lo posso descrivere con le parole di Alessandro Baricco in Novecento.

Non fate caso al contesto, nel libro lo scrittore "mette nero su bianco" lo stato d'animo della folla ammutolita dinanzi alle note di Jelly Roll Morton, l'inventore del jazz, durante la sfida musicale con Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, il pianista del Virginian.


[omissis] "Senza sbagliare una nota, senza muovere un muscolo della faccia. Non era nemmeno musica: erano giochi di prestigio, era magia bella e buona. Era una meraviglia, non c'erano santi. Una meraviglia. La gente diede di matto. Strillavano e applaudivano, una cosa così non l'avevano mai vista. C'era un casino che sembrava Capodanno".

E poi, ancora, con le parole che lo scrittore utilizza per descrivere la reazione del pubblico, dopo l'esibizione di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento:

"Il pubblico si bevve tutto senza respirare. Tutto in apnea. Con gli occhi inchiodati sul piano e la bocca aperta, come dei perfetti imbecilli. Rimasero, così, in silenzio, completamente tronati"... [omissis]

martedì 17 agosto 2010

Tweets&photos about #aglianicodelvulture1 o #adv1

Degli assaggi di #aglianicodelvulture 1 o #adv1 che dir si voglia ne ho già parlato sul sito di Luciano Pignataro (leggi qui) con una cronaca dell'evento, "purtroppo" mutilata della puntatina a Matera con annessi e connessi.

Ma non dei tweets del prima, durante e dopo. Né di quelli dei vulturini e nemmeno di quelli degli #odv1 (orfani del vulture). 

La degustazione (foto di Hande Leimer - vinoroma.com)
Ce ne sono tre, in particolare (ma ce ne sarebbero parecchi altri ancora significativi), che mi riportano con la testa e con il cuore a quei giorni non ancora lontani, a quello che è stato e che forse sarà. Vado.

Il primo: "E nessuno mi aveva detto quanto la Basilicata fosse un posto di luce, terra, cielo. Uno di quelli da portare negli occhi e nel cuore". 
Così Jacopo Cossater, editor intravinico, sul suo blog Enoiche Illusioni (leggi qui).

L'altro: "Aglianico del Vulture, d’aria, di lava e di luce".
Questo, invece, l'esordio di Maria Grazia Melegari, all'esordio del suo bel post (leggi qui).

L'ultimo: "Molto distante eppure ho colto il profumo del Vulture: tu, il terroir, il calore delle persone... un seme piantato. Grande #adv1".
Questo il commento di Sara Artusa - un'#odv1 - su twitter.

Il pranzo nei vigneti di Sara Carbone (foto di Hande Leimer - vinoroma.com)
Per me, campano d'origini, è stata la prima volta nel Vulture. Mi domando come io non abbia mia trovato il tempo di percorrere quel centinaio di chilometri che separano la mia terra da questo bellissimo scorcio d'Italia.

E rifletto anche - rileggendo questo post di Filippo Ronco - sul come il web abbia cambiato, stia cambiando e cambierà ancora il mondo del vino; su quanto sia emozionante vivere nel proprio piccolo quel "lato B dell'enomondo".

Cosa rimane di questi giorni? Il "seme piantato", come dice - sopra - Sara Artusa. Gli incontri, gli amici vecchi e nuovi, il cuore pulsante di una terra che - l'avrò già detto - merita molto di più di quanto abbia finora avuto. E le tante foto (qui la raccolta di Hande Leimer) che hanno fissato le emozioni dei giorni, intensi, trascorsi nel Vulture.

L'uomo e la terra (foto di Gianluca Morino - @gianlucamorino)
E questa foto (appena sopra), semplice ma al tempo stesso emozionante: una mano, aperta e distesa, che tiene in grembo la terra, l'anima del Vulture, il terroir.

sabato 14 agosto 2010

L'undicesima fiera enologica di Taurasi si fa'...

Ricordate la querelle dello scorso anno sulla fiera di Taurasi (leggi qui)?!? 

Bene, fortunatamente quest'anno si farà. Che in realtà, poi, è pure già iniziata... e urge, quindi, un mea culpa per non avervi dato in tempo la notizia.


Rimangono le giornate di oggi 14 e domani 15 agosto per poter partecipare all'undicesima edizione che quest'anno ha come regione ospite la Puglia.

Non dico altro se non di consultare il programma direttamente qui. Per chi c'è, mi trovate lì domenica sera per il laboratorio di narrazione rurale a chiusura del ciclo sul Taurasi con un focus su quello del paese omonimo.





[foto tratta da www.prolocotaurasi.it]

giovedì 12 agosto 2010

#aglianicodelvulture1: le persone

Sono appena tornato a casa (quindi non a Milano...) dopo le "fatiche" di #aglianicodelvulture1 ed i giorni di vacanza trascorsi (offline o quasi) ad Otranto. Rimarrò qui nel mio Sannio giusto qualche giorno ché - mio malgrado - devo rientrare a Milano.

Avrei tante cose da scrivere sulla puntatina nel Vulture e lo farò certamente nei prossimi giorni. Per adesso voglio solo dire GRAZIE alle persone con cui l'ho condivisa.


In primis a Sara Carbone, per la magnifica ospitalità. E agli altri produttori: Basilisco, Camerlengo, Cantine del Notaio, Eleano, Elena Fucci, Eubea, Grifalco, Laluce, Macarico, Musto Carmelitano e PaternosterA Giuseppe&Angela di Sapori dei Sassi.

A Vittorio Rusinà, vero trascinatore ed entusiasta esploratore di un terroir - quello vulturino - che merita molto più di quanto abbia finora ottenuto. 

A Chiara Giovoni per la #compilescion ufficiale e per le riflessioni sul profumo.

A tutti gli altri: Lucia Barzanò, Gianluca Morino, Alessandro Setti, Andrea Bezzecchi, Jacopo Cossater e consorte con gli amici perugini, Filippo Ronco e consorteHande Leimer e Theo, Maria Grazia Melegari e marito, Fabrizio Vicari, Carla Campus, Eugenio Simoni, Alessandro Morichetti, Federico MiniussiSandra Salerno e tutte le persone di cui ora non ricordo il nome ma che - con la loro presenza - hanno reso questo evento quello che è stato, e cioè qualcosa di paranormale.

mercoledì 4 agosto 2010

Il Montino 2006, Timorasso Colli Tortonesi DOC, La Colombera

di Alessandro Russo

Calda giornata di luglio, tutto è in movimento ma io trovo tranquillità e refrigerio per un pranzo in mezzo al verde. È la giornata giusta per dedicarsi a una degustazione speciale. Settembre scorso il mio amico Alessandro Marra mi ha regalato una bottiglia, dicendomi solamente: fammi sapere cosa ne pensi! Volutamente l’ho degustato solo oggi, per l’affinamento in bottiglia, e mi sono reso conto di essere in presenza di una vera chicca. Tutto è pronto, all’ombra del pergolato di uva stappo la bottiglia. Ho preparato come antipasto una quenelle di tonno nostrano con pomodorini secchi e crostino di pane ai capperi in salina. Manca solo un po' di musica, scelgo il meglio del grande Stevie Wonder. Verso il vino nel bicchiere mentre attacca Lately. Il vino è il Montino 2006 de “ la Colombera”, è il vino perfetto per dedicarsi una pausa nella frenetica estate.


La musica trilla sulle incantevoli note del pianoforte del maestro ed io porto al naso il vino dell’azienda di Elisa Semino e del padre Piercarlo; il vino porta il nome del casolare che un tempo era l’abitazione dei nonni di Elisa. Bello fin dal colore questo vino, di un giallo paglierino intenso in nuances oro. Chiudo gli occhi e inspiro voluttuosamente: al naso ricorda i migliori riesling renano con note di polvere da sparo, appena versato percepisco gli idrocarburi, la canfora, il talco, poi una leggera caramella inglese.. Passato un po’ di tempo nel bicchiere emerge il floreale, il fruttato come una dolce mela cotogna, con una sensazione calda e suadente in un complesso morbido ed elegante. Sorseggio, ed è subito un’ onda di morbidezza e freschezza che avvolge il palato in una carezza che vorresti non finisse mai. Incredibile intensità gustativa. È denso e piacevole, i 14 gr. di alcol non si percepiscono, un sorso tira l’altro. Si accompagna meravigliosamente a ciò che ho preparato con cura: i favolosi spaghetti di Gragnano “pastificio dei campi” con scampi e verdurine croccanti al profumo di lime, perfetto anche con la spolverata del pinolo tostato che decora il piatto. La Colombera è di corpo e pieno, si apre a meraviglia nel centro bocca, dove ritornano le note percepite al naso, con una buona spalla acida, in sottofondo emerge una leggera e piacevole nota di nocciola. Grande equilibrio sensoriale, magnifico il finale di bocca, dove il suo sapore rimane per minuti interminabili. Mi perdo nelle dolci note , abbandonandomi alle sensazioni, ad occhi chiusi, gustando il sapore delle emozioni che solo un grande vino sa dare.

Ringrazio Alessandro Marra, per avermi regalato questa bottiglia. E ringrazio anche l’azienda, che non sa di avermi dato, quest’oggi, un attimo di gioia purissima...

Sono che io ringrazio Alessandro, ché condividere queste paginette con un amico è bello, bello assai.

martedì 3 agosto 2010

Quelli che finalmente si parte per #aglianicodelvulture1

Bene, bene, bene. Il conto alla rovescia è quasi terminato: domani 4 agosto si parte alla volta di Melfi dove, ospiti di @saravinicarbone, ci aspettano - è proprio il caso di dirlo - tre giorni "vulcanici" per #aglianicodelvulture1.


Il programma (thanks to @tirebouchon@saporideisassi) è molto, dico molto interessante.
Si comincia il 4 sera con la grigliata in campagna e la lambic live degustation a cura de La Compagnia dell'Acidità. L'indomani mattina, 5 agosto, degustazione alla cieca di 8 aglianico del vulture alla presenza dei produttori; a seguire, pranzo in campagna e visita alla cantina di Elena Fucci. In serata, cena all'Antica Osteria Marconi dello chef Francesco Rizzuti.
La giornata del 6 finirà prestino per me... Dopo la visita alla cantina Basilisco partirò, infatti, alla volta di Brindisi dove in tarda serata arriverà Alessia da Milano; insieme, poi, ancora più a Sud, nel Salento. Gli altri, invece, concluderanno la tre-giorni nel Vulture con la visita ai sassi di Matera, il laboratorio del pane e l'assaggio dei prodotti tipici lucani con @saporedeisassi prima della cena presso il ristorante Baccanti in compagnia di Franco Ventricelli.

Tanta roba, eh!? Seguici su twitter utilizzando l'hashtag #aglianicodelvulture1.
Stay tuned!

lunedì 2 agosto 2010

Vinalia: al via il 4 agosto la XVII edizione

L'ultima mia volta a Vinalia - che in verità è stata anche l'ultima, purtroppo - risale a due anni fa. Ricordo ancora l'aria che si respirava nelle stradine del centro storico attorno al maniero medievale e la coinvolgente esibizione di quel gruppetto di musici percussionisti itineranti.

Ahimè, non potrò andarci nemmeno quest'anno; e cosa che è peggio, proprio il 4 agosto sarò di passaggio nel mio amato Sannio diretto a Melfi per #aglianicodelvulture1. Ciò nonostante vi consiglio assolutamente una puntatina se siete in zona.


Avete tempo una settimana: si inizia il 4 e si finisce il 10 agosto. La rassegna enogastronomica promossa dal Circolo Viticoltori - giunta alla diciassettesima edizione - vuole promuovere i prodotti tipici e il territorio guardiense. Ricco il programma (leggi qui), che prevede degustazione di vini, oli, formaggi, salumi e funghi: tutto il meglio del Sannio.

Evento che sarà più sostenibile e punterà dritto alla cultura del rispetto per l’ambiente utilizzando solo stoviglie lavabili o in Mater-Bi (un prodotto biodegradabile costituito da amido di mais, di patate o di grano allo stato naturale).

Una buona idea, ad esempio, per trascorrere la serata del 10 agosto che coincide con l’evento nazionale “Calici di Stelle” promosso dall’associazione delle Città del Vino.

Per informazioni:
tel. 0824/864129 – 0824/817404

Sandro Tacinelli
ufficio stampa
cell. (+39) 339/2073143