giovedì 3 febbraio 2011

I grandi bianchi del Veneto: un bel seminario condotto da Massimo Zanichelli

Il 23 novembre scorso ho partecipato al banco d'assaggio sui vini del Veneto organizzato da GoWine; e, in particolare, a uno dei due seminari condotti dal giornalista Massimo Zanichelli che vedeva protagonisti i grandi bianchi della regione (all'incontro sui rossi, invece, non ci sono andato: un po' per mancanza di tempo e un po' per mancanza di voglia).

Il giornalista Massimo Zanichelli
Vero e proprio leit-motif della giornata, almeno per quanto mi riguarda, sono stati il Soave e i vini dei Colli Euganei; ho recuperato così l'assenza al banco d'assaggio del giorno precedente (organizzato da AIS Lombardia) sui vini di quest'ultima denominazione.

Vabbè, vi parlerò presto di tutto il resto (spero); per adesso, accontentatevi del seminario che ha offerto spunti assolutamente interessanti per gli amanti dei bianchi come il sottoscritto.

Prosecco Superiore Extra Dry Vigneti del Fol 2009, Bisol Desiderio
Di portamento elegante, come già dimostra la schiuma fine e persistente nel calice. I profumi, magari non  intensissimi ma assolutamente fini - quello sì, lasciano intendere un residuo zuccherino più che accennato: pera e mela renetta, soprattutto. In bocca, però, è meno dolce di quanto uno s'aspetterebbe, per di più abbastanza sapido (la zona di produzione è quella di Santo Stefano dove i terreni sono un misto di argille e arenarie); sorso ammiccante e di grande piacevolezza, chiusura su un ricordo leggero quasi fosse zucchero filato.


Il prosecco metodo classico e non dosato di Bellenda
Prosecco Pas Dosé SC 1931 Millesimato 2008, Bellenda
Un prosecco "anomalo" rispetto all'immaginario collettivo, elaborato secondo il metodo classico (sedici mesi sur lies), non dosato e pure millesimato. Colore paglierino, timido ma leggermente più intenso del precedente. I profumi danno l'idea di sensazioni più calde, in parte dovute al breve passaggio in legno durante la fermentazione e in parte alla leggera surmaturazione delle uve utilizzate. Di bella finezza: una nitida nota di mela, gli agrumi e la mentuccia. Nel complesso, una maggiore struttura rispetto a quello che è solitamente il prosecco, come è d'uso nella zona attorno a Vittorio Veneto più che nella Valdobbiadene (le vigne aziendali si trovano nella frazione Carpesica).

Il Soave Danieli di Fattori
Soave Danieli 2009, Fattori
Colpisce subito il naso, seducente ma non piacione; come pure il bel colore giallognolo. Profuma di mela e litchi, direi; erba appena tagliata. Ottenuto da uve garganega in purezza allevate nella zona di Roncà (sottozona Terrossa), ovvero nella parte più orientale della denominazione (quella allargata per intenderci, anch'essa di chiara origine vulcanica) dove si trovano soprattutto argille laviche. In bocca è molto ben definito, coerente e anche piuttosto lungo quanto a durata delle sensazioni; in più, è molto salino e costante nei profumi; caldi, quasi a suggerire una leggera surmaturazione delle uve.


Il cru di Soave di Pieropan
Soave Calvarino 2008, Pieropan
Il cru che da' il nome all'etichetta è forse il più importante dell'intera zona del Soave Classico. Composto per il 70% di uve garganega e del 30% di trebbiano, è il Soave di Soave per antonomasia: molto più minerale e iodato, più salino di quello precedente. Appena chiuso all'inizio, forse per una temperatura di servizio leggermente troppo bassa, ha netti profumi di mela, meno caldi del bianco di Fattori. Tutto giocato sulla mineralità, regala elegantissime sensazioni di agrumi e mentuccia, di bergamotto. Bianco di struttura, sei mesi sur lies in vasche di cemento vetrificato.

Il cru di vespaiolo dei Vignaioli Contra' Soarda
Breganze Vespaiolo Superiore Vignasilan 2007, Vignaioli Contra' Soarda
Un vitigno ai più sconosciuto, autoctono della zona di Breganze, a nord di Vicenza e dalla parte opposta rispetto ai Colli Berici, che si esprime nel calice con un naso particolarissimo di cenere, mela, susina e agrumi. La spinta minerale data dai terreni di origine vulcanica si percepisce già al naso e in bocca è più ricco, fruttato. Non c'è (anche se il primo impatto sembrava confermarlo) surmaturazione delle uve, esclusa  da Mirco Gottardi - se viene raccolto tardi perde la carica aromatica, acido e grasso in bocca. Piacevole e agrumato al palato, sosta sur lies che lo arricchisce quanto a corpo e struttura.


Il moscato fior d'arancio de Il Mottolo
Colli Euganei Fior d'Arancio Passito Vigna del Pozzo 2008, Il Mottolo
Al colore dorato di sinuosa eleganza, unisce un naso suadente, dove emergono con savoir faire il tipico sentore di arancia candita e a seguire l'uva passa, la lavanda e i fiori d'acacia, lo zenzero e il miele, avvolte da una nota smaltata. In bocca, poi, freschezza e sapidità sorreggono la beva che chiude leggermente amarognola. Da uve moscato giallo in purezza, raccolte con più passaggi in pianta e riposte in cassettine ad appassire per circa 4 mesi, pigiate con torchio a mano e poi sottoposte a maturazione per circa un anno in botte e quindi in acciaio.


Il vin santo di Ca' Rugate
Passito Corte Durlo 2003, Ca' Rugate
Delle due bottiglie aperte per la degustazione, una era praticamente andata e presentava il classico sentore di tappo. Peccato. Peccato perché - il buon vino, a volte, porta ad essere tremendamente egoisti - erano le uniche due che l'azienda aveva portato.
Il colore ramato farebbe pensare più a un vin santo, così come l'affascinante velo di ossidazione che avvolge il calice, donandogli ulteriori fascino ed eleganza. E in effetti vin santo è, eccome; di Brognoligo, però, che è la frazione più vitata di Monteforte d'Alpone. La floretta tipo Jura nel calice è dovuta all'ossigeno che si intrufola nelle botti scolme, sigillate e poi riaperte dopo lungo tempo (più o meno 6 anni) prima dell'assemblaggio. Profuma di mallo di noce e di caramello bruciato, radice di liquirizia e cacao amaro; unisce intensità ad eleganza, anche in bocca dove chiude lungo e con grande coerenza.

2 commenti:

Gabriele Ferrari ha detto...

Il tuo campione della serata?

Alessandro Marra ha detto...

Ciao Gabriele!

Bè, direi il passito de Il Mottolo! La vera sorpresa insieme con il vignasilan!