Probabilmente a causa di discutibili politiche commerciali e di filosofie produttive tese a privilegiare la quantità invece che la qualità, il Sangiovese di Romagna non gode - oggigiorno - di una gran reputazione.
E ciò appare tanto più strano se si considera la varietà di cloni di sangiovese coltivati nella Penisola e, soprattutto, l’eccellente qualità dei vini ottenuti da queste uve in particolari terroirs, in purezza o in uvaggio con altri vitigni.
Per fortuna, da qualche anno a questa parte, alcuni produttori hanno invertito rotta, puntando con decisione e lungimiranza alla vinificazione di un sangiovese di qualità, che non abbia nulla da invidiare a quello toscano, nelle sue disparate interpretazioni varietali.
Fattoria Zerbina è certamente una di queste realtà; l’azienda (con sede a Faenza, nell’appennino tosco-emiliano) ha raggiunto - in oltre quarant’anni di attività – le 550000 bottiglie prodotte, vinificando soltanto le uve provenienti dai 29 ettari di proprietà ad alta densità di impianto e con terreni prevalentemente composti da argille rosse e depositi fluviali, esposti a nord-ovest. Conosciuta soprattutto per la produzione dell’Albana di Romagna (nella celebre versione botritizzata, unica DOCG della regione), l’azienda produce anche diverse tipologie di sangiovese.
Tra queste, il Torre di Ceparano: uvaggio di sangiovese (90%), syrah (6%) e merlot (4%), produzione di circa 30000 bottiglie. Le tra varietà sono vinificate separatamente (a settembre il merlot ed il syrah, tra settembre e ottobre il sangiovese) in modo da permettere all’azienda un assemblaggio diverso a seconda delle annate. La fermentazione avviene in vasche d’acciaio con macerazione sulle bucce per 21 giorni; poi, maturazione di un anno in barrique di rovere di primo e secondo passaggio ed affinamento di otto mesi in bottiglia.
Un bel colore rosso rubino, limpido, di grande consistenza nel bicchiere.
Al naso, si esprime in modo abbastanza intenso, prevalentemente su note fruttate, floreali (marmellata di more, ciliegia sottospirito, mammola, violetta) e speziate (tabacco dolce, accenni di liquirizia).
Secco e caldo (il titolo alcolometrico è del 14,5%); di gran corpo! Intenso, lunga persistenza di frutti di bosco, in perfetta coerenza con le sensazioni nasali. Giovane, abbisogna certamente di ulteriore affinamento; il tannino, infatti, pur esuberante è mascherato da una preponderante vena acida e da una bella sapidità.
Un buon vino, nel complesso abbastanza fine ed armonico, con buoni margini di miglioramento e con un buon rapporto qualità-prezzo; da bersi in abbinamento ai secondi di carne della tradizione romagnola.
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