giovedì 23 dicembre 2010

"Resolje": il metodo charmat di Masseria Parisi

Il Natale è ormai vicino, vicinissimo. E fervono i preparativi per cene e cenoni, pranzi e pranzetti che termineranno tutti -  e mi sa che questa è una di quelle tradizioni che ancora resiste - con il panettone.

Anche su twitter, da qualche tempo, parliamo di panettone, o meglio di #twit-panettone (utilizzate l'hashtag per saperne di più oppure cliccate qui). E di abbinamenti, naturalmente: vini dolci o liquorosi ma anche distillati; insomma, ce n'è per tutti i gusti (ho pure fatto un sondaggio qui, su Vinix). 

Per quanto mi riguarda, preferisco rimanere fermo al palo della tradizione e vi suggerisco di accompagnare il pan de Toni con questo bel metodo charmat da uve aromatiche. Moscato, of course. Ma niente Asti o chissà che altro. Berrò moscato di Baselice (sì, lo so che non è certo conosciutissimo oltre i confini della "mia" Campania). Per di più, spumante.

Moscato di Baselice "Resolje", Masseria Parisi
"Resolje", questo il nome. In pratica, l'ultimo arrivato a Masseria Parisi, piccola azienda a conduzione familiare situata nel Fortore che produce anche il tradizionale moscato di baselice "Zingarella" (di cui ha parlato qui Mauro Erro) e un passito da uve nero di troia localmente dette susumaniello, "Pozzillo" (che ho provato a raccontare qui). L'ho scoperto grazie all'amico Maurizio Calabrese (titolare di De Gustibus, enoteca/wine-bar recentemente aperta a Benevento in via Mariano Russo nr. 5).

Meglio dirlo subito, la spumantizzazione è stata fatta fuori sede (l'azienda Terre Gaie di Vò, in provincia di Padova). E la cosa non mi è comunque dispiaciuta benché, anche recentemente, abbia avuto modo di mostrare alcune perplessità sulla moda della spumantizzazione (leggi qui, per esempio, il mio resoconto sul tasting panel di uno spumante charmat lungo). Il risultato è stato, però, rincuorante; soprattutto perché il vino ha conservato le caratteristiche proprie del vitigno e una certa identità territoriale.

Un bel paglierino tenue e luminoso, con una bella spuma di bollicine - debbo dire - piuttosto fini e persistenti. Spuma che ravviva poi il sorso, sintonizzato sulle stesse sensazioni dell'olfatto e cioè sui profumi fragranti e freschi di frutta. Di pera, per dire. Con il residuo zuccherino che pur - credo - elevato, rimane leggero in bocca e non stanca, anzi incoraggia la beva. E poi - cosa non da poco - ha quanto di meglio si possa chiedere, leggi freschezza e sapidità. Un vino semplice ma di sicuro impatto che non nasconde un'eleganza mai ruffiana e che vi consiglio davvero di assaggiare.

Sempre che, ahimé, riusciate a trovarlo ché la produzione è davvero limitata.

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