Difficile, anzi difficilissimo parlare di birra per me che non ho mai avuto una seria attrazione nei confronti del mondo brassicolo e che a stento conosco la differenza tra lager e ale, con una netta preferenza per le prime, a bassa fermentazione.
«La birra non si beve, si tracanna»: ancora me le ricordo le parole con cui il buon Gianni Chiodetto si accingeva ad iniziare alla birra quel manipolo di giovani e vecchi aspiranti sommeliers. Parole semplici, immediate, più sensate di quanto non possano sembrare: perchè se la birra si riscalda perde -in gran parte dei casi- molte delle sue caratteristiche, compromettendone l'assaggio.
«La birra non si beve, si tracanna»: ancora me le ricordo le parole con cui il buon Gianni Chiodetto si accingeva ad iniziare alla birra quel manipolo di giovani e vecchi aspiranti sommeliers. Parole semplici, immediate, più sensate di quanto non possano sembrare: perchè se la birra si riscalda perde -in gran parte dei casi- molte delle sue caratteristiche, compromettendone l'assaggio.
Mosso dalla speranza di capirci qualcosa, ho pensato bene di tralasciare la teoria e cominciare con la pratica. Per questo ho fatto una puntatina all'Hop, sabato scorso, per quella che si può dire è stata la prima maratona della mia vita. Nessuna corsa, parlo della "maratona della birra" che il noto locale milanese ha organizzato per i primi dieci anni di vita (ne avevo già parlato qui).
Data la pochezza delle mie conoscenze, mi limito giusto a qualche impressione sugli assaggi condivisi con @kiainga, lorenzo e alessia. Tutta birra artigianale, non pastorizzata, senza aggiunta di conservanti e rifermentata in bottiglia. Tra un bicchiere e l'altro, approfittando delle dritte di @tirebouchon, le abbiamo provate quasi tutte...
D'accordo con @kiainga: l'assaggio più emozionante è stato "Porpora", la rossa special del Birrificio Lambrate. Il perchè del nome non è difficile intuirlo dalla foto che vedete sopra: il colore. Bello, porpora appunto, a metà strada tra chiaro e scuro. Pieno il sorso, che apre sul ciliegioso e sui toni caramellati, poi chiude con l'amarognolo, come piace a me.
Amarognolo, come il finale della "Tipopils" del Birrificio Italiano (nella foto sopra, a sinistra): chiara, meno aromatica e -se vogliamo- forse meno complessa rispetto alla "Porpora"; ma come lei una di quelle birre che berresti a fusti tanto è dissetante.
Non proprio nelle mie corde la "Shangri-la"del Birrificio Troll (nella foto sopra è quella di destra), speziata di cannella, una punta esotica e un'altra indiana. L'altra (quella a sinistra) è, invece, la Triplexxx del Birrificio Croce di Malta, più dolciastra come approccio, con un finale agrumato.
Nessuna #lambic. Ma non mancherà tempo...
[Le foto sono tutte di @kiainga]
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