"C’era una volta un re. Tutti lo conoscevano, tutti lo amavano, ma pochissimi sapevano che era un re. Finché un giorno, la città che tanti anni prima lui aveva lasciato per conquistare il mondo si ricordò chi lui fosse veramente. Da allora, i suoi concittadini organizzarono ogni anno una festa per celebrare la sua grandezza, che da quel momento nessuno mise mai più in dubbio".
Si chiude oggi 29 novembre (dalle 11 alle 20), nelle prestigiose sale del Museo Diocesano di Milano, la seconda edizione di Re Panettone.
La giornata prevede, come di consueto, assaggi gratuiti e possibilità di acquisto al prezzo speciale di 18 euro/Kg di eccellenti panettoni di ben 28 artigiani, venuti non solo da Milano e dalla Lombardia, ma da tutt’Italia. Questo l'elenco: Biasetto - Padova, Boutique del Dolce (A. Zoia) - Concorezzo (MB), Busato - Isola della Scala (VR), Caprice (F. Camplone) - Pescara, Comi - Missaglia (LC), Corsini - Castel del Piano (GR), Cristalli di Zucchero (M. Rinella) - Roma, Cucchi - Milano, Da Venicio (C. Pozza) - Arzignano (VI), De Riso - Tramonti (SA), Di Masso - Scanno (AQ), Fiasconaro - Castelbuono (PA), Galla - San Sebastiano di Po (TO), Lenti - Grottaglie (TA), Loison - Costabissara (VI), Lombardi - S. Paterniano (AN), Marigliano - San Gennariello di Ottaviano (NA), Martesana (V. Santoro) - Milano, Morandin - Saint Vincent (AO), Natale - San Cesario (LE), Nuovo Mondo (P. Sacchetti) - Prato, Pepe - San Michele Monte Albino (SA), Pina - Trescore Balneario (BG), I quattro mastri - Milano, Sartori - Erba (CO), Tiffany (F. Elmi) - Castel San Pietro (BO), Ungaro - Milano, Veneto (I. Massari) - Brescia.
Sulla storia del panettone, dolce tipico della tradizione natalizia, esistono diverse leggende. Le due più verosimili sono state individuate dalla Camera di Commercio di Milano.
La prima racconta di un falconiere di Milano, Messer Ughetto degli Atellani, che - innamorato di Algisa, bellissima figlia di un fornaio - si fece assumere da lui come garzone e inventò un dolce, fatto con la migliore farina del mulino, uova, burro, zucchero e uva sultanina: un successo strabiliante!
La seconda parla, invece, delle sventure di un cuoco al servizio di Ludovico il Moro che, incaricato di preparare un sontuoso pranzo di Natale, dimenticò il dolce nel forno. Lo salvarono l'audacia e la creatività di un piccolo sguattero, Toni, che con quanto rimasto in dispensa (un po’ di farina, burro, uova, della scorza di cedro e dell'uvetta) cucinò un dolce da portare in tavola. Gli ospiti furono tutti entusiasti e al duca che voleva conoscere il nome di quella prelibatezza, il cuoco rivelò: "L’è ’l pan de Toni".
Secondo un'antica consuetudine cristiana radicata nel territorio di Milano nel IX secolo, narrata da Pietro Verri, a Natale la famiglia intera si riuniva accanto al focolare attendendo che il pater familiae spezzasse "un pane grande" e ne porgesse un pezzo a tutti i presenti in segno di comunione.
Nel XV secolo, ai fornai che impastavano il pane dei poveri (pane di miglio, detto pan de mej) era vietato produrre il pane dei ricchi e dei nobili (pane bianco, detto micca), salvo che nel giorno del Natale, quando aristocratici e plebei potevano consumare lo stesso pane, regalato dai fornai ai loro clienti: il pan de’ sciori o pan de ton, ovvero il pane di lusso, di puro frumento, farcito con burro, zucchero e zibibbo.
Alla fine del ’700, la repubblica cisalpina s’impegnò a sostenere l’attività degli artigiani e dei commercianti milanesi favorendo l’apertura di forni e pasticcerie.
Nel corso dell’800, durante l’occupazione austriaca, il governatore di Milano Fiquelmont era solito offrirlo in dono al principe Metternich.
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