mercoledì 6 maggio 2009

Il Bue Apis: dall'Egitto alle pendici del Taburno

Ecco la scheda di degustazione del Bue Apis 2003 della Cantina del Taburno, già gentilmente pubblicata sul suo sito da Luciano Pignataro (vai).
Se passeggiate a piedi per le strade di Benevento, non potete fare a meno di vedere il Bue Apis: la scultura in granito raffigurante il toro sacro agli Egizi (dio della forza e della fecondità) che Domiziano collocò nel tempio di Iside costruito nel capoluogo sannita nell’88 d.C., rinvenuta nel 1629 in località Casale dei Maccabei e successivamente posta su di un piedistallo davanti alla porta San Lorenzo (una delle otto porte dell'antica città­). Al centro di un fervente dibattito politico in merito al posizionamento attuale nella città, la statua ha finito per ottenere ben altra notorietà prestando il suo nome all’etichetta del gioiello della produzione vinicola beneventana. A circa un mese di distanza dall’emozionante visita al più antico dei vigneti di Bue Apis in compagnia di Filippo Colandrea, enologo e responsabile tecnica della Cantina del Taburno (che approfitto per ringraziare nuovamente!), decisi che il giorno in cui la Chiesa ricordava la Resurrezione del Cristo era l’occasione giusta per gustare il tradizionale agnello al forno pasquale con il Re dell’aglianico amaro, da secoli presente alle pendici della Dormiente del Sannio. Quattro piccoli appezzamenti di marne argillose calcaree, situati in località Pantanella del Comune di Monte Taburno (BN) ad un’altitudine di circa 300 metri slm ed esposti a sud-est. Viti ultrasecolari scampate alla fillossera, allevate a raggiera libera come era usanza un tempo, quando in vigna si piantava di tutto un po’. Bassa densità d’impianto ed una resa di soltanto 20 qt/ha. Magica atmosfera. È qui che nasce il Bue Apis. Raccolta manuale delle uve nella prima decade di novembre; attenta selezione dei grappoli, diraspatura e pigiatura soffice, fermentazione con macerazione sulle bucce per 40 giorni ed affinamento per 18 mesi in barriques di rovere di primo passaggio. Il colore è rosso porpora, impenetrabile; di notevole consistenza. Naso intenso e complesso che ricorda i frutti di bosco (more e ribes nero), le spezie, le caramelle mou e il tabacco. In bocca: intenso, secco e caldo. Di grande equilibrio e sapidità. Finale lungo piacevolmente speziato, con persistenza di tabacco e caffè tostato; tannini vellutati. Ottima rispondenza gusto-olfattiva. Appagante, di straordinario equilibrio; sicuramente armonico. Già pronto, anche in considerazione del particolare andamento climatico dell’annata, caratterizzata da un caldo torrido e con acidità conseguentemente inferiore alla media per un vino robusto destinato ad un lungo invecchiamento.

1 commento:

www.irpiniadabere.it ha detto...

Il Bue Apis, secondo il mio modesto parere, può essere considerat un vino cult.Tempo addietro ho degustato l'annata 2000Vinificato da Luigi Moio è un vino che esprime in pieno la sua filosofia è un vino emozionale.
Gusto robusto, tannini raffinati con una buona acidità. La bocca resta dolce, piena di frutto, con un ritorno di mora e cioccolato.

Cordialità, Ettore