tag:blogger.com,1999:blog-68699553489381165332024-03-06T06:41:32.560+01:00Stralci di viteTralci e stralci, viti e vite, storie di uomini e tradizioni, identità forti, passioni dietro un’etichetta.Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.comBlogger380125tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-70208680924727410652011-03-15T19:29:00.001+01:002011-03-15T19:30:12.778+01:00Ecco qui il nuovo [S]tralci di vite!<div style="text-align: justify;">Dopo un anno e passa di vita su <i>blogspot</i>, [S]tralci di vita cambia casa. Ci siamo trasferiti al nuovo dominio <b><span class="Apple-style-span" style="font-size: large;">www.stralcidivite.it</span></b>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Non solo un nuovo dominio: un nuovo logo, una nuova veste grafica. Per il resto, la stessa passione di sempre.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTdNxHOkc911Z4tSm8A8we9mIvI5iI5j0afRLMeugV2vz5Uz7KJAopsn9NeFjlQKWOnO8JitaO0jjFG0YVhrq400qHv4etPHMtVy3MPEFlB2Id89iFg7lt1pgyXk6lx9mP1iCOPCwSaYx9/s1600/Schermata+2011-03-15+a+19.25.20.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="176" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTdNxHOkc911Z4tSm8A8we9mIvI5iI5j0afRLMeugV2vz5Uz7KJAopsn9NeFjlQKWOnO8JitaO0jjFG0YVhrq400qHv4etPHMtVy3MPEFlB2Id89iFg7lt1pgyXk6lx9mP1iCOPCwSaYx9/s320/Schermata+2011-03-15+a+19.25.20.png" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><br />
Tra qualche giorno attivo il redirect al nuovo sito.<br />
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Cin cin!Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-22627060038412975892011-03-13T21:40:00.004+01:002011-03-13T21:43:51.258+01:00Ora tutto cambia (cit): il nuovo [S]tralci di vite!<i>Bene, bene, bene.</i><br />
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Se siete <i>on line</i> domani, vi aspetto!<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXbY2TUHR1GJYi4V4drIPHRIbW8vY4avZ7jp6M1rJMfGLY1cNsAbyL7l1Jceau-GI4LVnMxcuj_i9oguGY2Oz38to9QmsQ8PeDuH7V_FltxWZzdY_YDXoiBpSV7zWes2e8gEac5mEMdybo/s1600/Schermata+2011-03-13+a+21.42.34.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="102" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXbY2TUHR1GJYi4V4drIPHRIbW8vY4avZ7jp6M1rJMfGLY1cNsAbyL7l1Jceau-GI4LVnMxcuj_i9oguGY2Oz38to9QmsQ8PeDuH7V_FltxWZzdY_YDXoiBpSV7zWes2e8gEac5mEMdybo/s320/Schermata+2011-03-13+a+21.42.34.png" width="320" /></a></div><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-22323010602078998192011-03-10T11:32:00.001+01:002011-03-11T15:56:07.669+01:00Modi di dire o di fare: dimenticarsi (di avere) una bottiglia in cantina, tirargli il collo e scoprire che era buona<div style="text-align: justify;">“<i>Dimenticare una bottiglia in cantina</i>” è espressione molto comune nel gergo dei degustatori o degli appassionati di vino in genere; la si usa di frequente per invitare qualcuno a “lasciare di proposito” una bottiglia in cantina – e in questo sta l'uso (oserei dire) improprio del verbo "dimenticare" – per conservarla uno, due o più anni, nella convinzione (o nella speranza) che la bevuta possa regalare più forti emozioni a distanza di qualche tempo. In pratica, l'accezione del verbo "dimenticare" è per certi versi difforme dalle due in uso nella nostra lingua: <i>-uno</i>, perdere la memoria di una cosa o non ricordare; <i>-due</i>, passare sopra a qualcosa o non darle peso [fonte <i>Conciso </i>della <i>Treccani</i>]. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Nel mio caso, parlando di questa <i>falanghina </i><b>millesimo 2007</b>, l’espressione più adatta è "<i>dimenticarsi di avere una bottiglia in cantina</i>". Ché questa bottiglia - io - l'ho dimenticata davvero in cantina; e assolutamente non di proposito.<br />
<br />
Ne avevo comprate giusto giusto due casse, un paio di anni fa, credo. Su internet, sul sito de La Compagnia del Cavatappi. Nemmeno per me, a dirla tutta; o almeno, inizialmente. Perché poi, visto il prezzo particolarmente vantaggioso, alle 6 che avevo comprato su richiesta di un amico, se ne erano aggiunte altre 6 per me. Niente di meglio nelle sere d’estate che un bel <i>bianco</i> da battaglia, da bere freddo a casa o con gli amici.<br />
<br />
Delle 6 bottiglie che ho ricevuto comodamente a casa, 3 risultavano "disperse" in cantina fino a qualche giorno fa, quando le ho ritrovate. Non solo, a una <i>gli ho tirato pure il collo </i>(cit). </div><div style="text-align: justify;"><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://s1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/?action=view&current=IMG_1031.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;" target="_blank"><img alt="Photobucket" border="0" height="320" src="http://i1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/IMG_1031.jpg" width="238" /></a></div><br />
<br />
</div><div style="text-align: justify;">Villa Matilde è azienda affermata anche oltre i confini della Campania e produce circa 700mila bottiglie l'anno. Tra le diverse tenute di proprietà della famiglia Avallone ve n’è una nella mia provincia (che stando a quello che si legge sul sito internet si troverebbe tra Foglianise e Torrecuso): la Tenuta Rocca dei Leoni. Da qui arrivano due etichette di <i>aglianico </i>e, appunto, questa <i>falanghina</i> in purezza.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">A distanza di tre anni il colore paglierino risulta particolarmente intenso e non mostra alcun segno di cedimento, nessuna ossidazione (e non che la reputi un difetto). Profumi eleganti e mediamente intensi, di una certa tipicità: le note di frutta, in primo piano; e, a seguire, i fiori bianchi e la salvia. Sorso secco che entra abbastanza morbido e si apre, poi, regalando più freschezza che sapidità. Poco meno che caldo (il grado alcolico si ferma ai 12 gradi e mezzo) e magari non lunghissimo come persistenza, ecco.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Una discreta <i>boccia</i>, insomma. Ché pianti, poi, il portafogli non ne ha fatti. Soprattutto, una bevuta <i>significativa</i>: un'ulteriore riprova, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la <i>falanghina </i>è vitigno che ben può invecchiare. C'è soltanto bisogno di crederci. Tutti. Produttori, ristoratori e consumatori.<br />
<br />
Crederci. A quello che vi ho raccontato.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-15090695209104111262011-03-02T11:05:00.000+01:002011-03-02T11:05:44.137+01:00[S]tralci, il socio "misterioso" e i #contest sul vino...<div style="text-align: justify;">Non è la prima volta che il mio <i>socio</i> ed io partecipiamo a dei <b><i>#contest</i></b> sul vino. Nel giugno scorso, infatti, il mio amico Alessio D'Alberto - ecco svelato il suo nome, cari amici di <i>twitter</i> <i>- </i>presentò per "Esploratori del gusto", il concorso eno-gastronomico organizzato da Santa Margherita, una <i>ricettina</i> niente male che fu tra le 100 più votate in rete, pur non riuscendo - ahimé - a centrare la finalissima (<b><i><a href="http://stralcidivite.blogspot.com/2010/06/la-sandra-con-la-barba-e-lo-zafferano.html">date un'occhiata qui</a></i></b>).</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ci riproviamo stavolta con la <i>competition </i>organizzata da <b><i><a href="http://www.podereilsaliceto.com/">Podere il Saliceto</a></i></b>, in collaborazione con i <i>blogger</i> Andrea Petrini (<b><i><a href="http://percorsidivino.blogspot.com/">Percorsi Di Vino</a></i></b>) e Daniela Delogu (<b><i><a href="http://senzapanna.blogspot.com/">Senza Panna</a></i></b>). Quello che occorre sapere per partecipare lo trovate <b><i><a href="http://percorsidivino.blogspot.com/2011/02/concorso-la-nouvelle-vague-del.html">qui</a></i></b> e <b><i><a href="http://senzapanna.blogspot.com/2011/02/concorso-la-nouvelle-vague-del.html">qui</a></i></b>; per farla breve, si tratta di creare una ricettina <i>ad hoc</i> da abbinare a <b><i>L'Albone</i></b>, il blend di <i>lambrusco salamino</i> e <i>sorbara</i> prodotto dal simpaticissimo <b>Gian Paolo Isabella</b>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguQ09O12gK3CElow53obcHUs50rglXiN-zmSQi54mDpOMy8QhHrXxCOREySHKPFCxPYPIihEZevAX6ScThdWLkqMaisDx42hkqMZgpQX2DOYWRZaoEbv0vh2dkFZEIYCyzG97-m1lDGIn6/s1600/7552413.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguQ09O12gK3CElow53obcHUs50rglXiN-zmSQi54mDpOMy8QhHrXxCOREySHKPFCxPYPIihEZevAX6ScThdWLkqMaisDx42hkqMZgpQX2DOYWRZaoEbv0vh2dkFZEIYCyzG97-m1lDGIn6/s320/7552413.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Già che l'ho provato, quello di Gian Paolo - vi dico - è un <i>lambrusco</i> che mi piace. E poi - cosa da non sottovalutare - il prezzo è davvero poca roba rispetto alla qualità offerta. <b><i><a href="http://larcante.wordpress.com/2010/07/23/modena-lambruschi-coltelli-rose-popcorn/">Ne avevo già parlato qui</a></i></b>, nella rubrica <i>Nord a Sud</i> che curavo sul blog <b><a href="http://larcante.wordpress.com/">L'Arcante</a></b> e ripropongo oggi, su queste <i>paginette, </i>lo <i>[s]tralcio</i> di quel post (si trattava de <b>L'Albone 2009</b>).</div><div style="text-align: auto;"><blockquote style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="color: blue;">Gian Paolo Isabella lo trovi spesso su Vinix e a Vinitaly l’ho conosciuto di persona. Il suo lambrusco prende il nome dalla vigna che si estende lungo il vecchio argine del fiume che scorre a Campogalliano. La vinificazione contempla una macerazione pre-fermentativa a freddo per 3-4 giorni (al fine di ottenere una maggiore estrazione di colore e di tannini) e la fermentazione in autoclave. Blend di salamino di santa croce (70%) e sorbara (30%): del primo ha le caratteristiche note di frutta rossa dolce e di viola, del secondo la mineralità. Il risultato è un vino d’un violaceo piuttosto intenso e con una discreta componente alcolica (12.63%). In più lo mandi giù che è una bellezza per quanto è fresco. Lungo, naso/bocca spiccicati, persistente, con una piacevole trama tannica. Prezzo e numeri piccoli piccoli.</span></blockquote></div><div style="text-align: justify;">Ah, buona fortuna a chi parteciperà! In palio, per il miglior abbinamento, una cassetta da sei bottiglie di <b><i>Argine</i></b>, l’altro vino di Podere il Saliceto, prodotto da uve selezionate di <i>malbo gentile</i>, <i>merlot</i> e <i>sangiovese</i>.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-82257419246702695012011-02-24T14:06:00.001+01:002011-02-24T14:07:51.507+01:00L'Aglianico del Taburno fa tappa nel milanese<div style="text-align: justify;"><i>Udite udite!</i></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Se siete in zona Milano domani, <b>venerdì 25 febbraio</b>, potreste fare un salto a <b>Bareggio</b>. L'<u>Enoteca Maggiolini</u>, infatti, organizza - con il supporto della locale delegazione FISAR - un banco d'assaggio interamente dedicato all'<i>aglianico</i>.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://s1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/?action=view&current=P1000644.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" target="_blank"><img alt="Photobucket" border="0" height="240" src="http://i1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/P1000644.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le <i>femminelle </i>di <i>aglianico </i>nel Taburno</td></tr>
</tbody></table>La cosa assolutamente interessante è che saranno in degustazione anche le etichette di <i>aglianico del taburno </i>delle aziende aderenti all'Associazione dei Produttori ("<i>nata </i><i>nel 2003 dall'impegno di un gruppo di produttori vitivinicoli, allo scopo di valorizzare e promuovere la conoscenza del territorio e della cultura dell'area del Taburno, ed in particolare dei vini a Denominazione di origine Controllata Aglianico del Taburno e Taburno") </i>che il 10 dicembre scorso aveva organizzato l'interessante tavola rotonda <b>Write Wine</b> a cui avevo potuto partecipare anch'io (<b><i><a href="http://www.lucianopignataro.it/a/write-wine-laglianico-del-taburno/18936/">leggi qui</a></i></b>).<br />
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<div style="text-align: justify;"><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">"<i>I campioni inviati per la degustazione</i> - e in questo va riconosciuto il grande impegno da parte dell'Associazione dei Produttori -<i> vanno dal 2001 al 2009 e provengono da 15 delle cantine associate dislocate nei diversi comuni dell’area così da permettere una visione più ampia di un prodotto che paga lo scotto di non essere un vino che ammalia al primo sorso ma che va conosciuto approfonditamente e aspettato per poterne apprezzare le qualità migliori: complessità, persistenza e finezza</i>".</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"></div><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://s1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/?action=view&current=aglianicodeltaburno.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" target="_blank"><img alt="Photobucket" border="0" height="51" src="http://i1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/aglianicodeltaburno.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il logo dell'Associazione dei Produttori</td></tr>
</tbody></table><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">Insomma, potreste approfittare per conoscere più da vicino l'<i>aglianico </i>e, in particolare, l'<i>aglianico del taburno </i>che è vino sulle prime un po' scontroso ma che col tempo sa essere assai generoso.</div></div><br />
Ve ne accorgerete.<br />
<br />
</div><div style="text-align: justify;">Maggiori informazioni sul <i><b><a href="http://aglianicodeltaburno.blogspot.com/">sito dell'associazione</a> </b><span class="Apple-style-span" style="font-style: normal;">o scrivendo una <b><i><a href="mailto:comunicazione@associazioneaglianicodeltaburno.it">mail</a><span class="Apple-style-span" style="font-style: normal; font-weight: normal;">; oppure ancora rivolgendosi direttamente all'Enoteca Maggiolini al nr. </span></i></b></span></i>02/9013034 - mail info@enoteca-maggiolini.it).</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-69602509566789882822011-02-21T16:32:00.001+01:002011-02-21T16:44:58.383+01:00Sagrantino di Montefalco Pagliaro 2005, Paolo Bea<div style="text-align: justify;">Sarà forse il primo vino umbro che capita a tiro su queste <i>paginette </i>e devo dire che come debutto non è affatto male. Un <i>giovanotto</i>, quello sì. Che comunque il vino, in bottiglia, c'è finito il 23 settembre 2008. Poco più di due anni, quindi: tutto sommato un discreto periodo di affinamento in vetro.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Discorsi anagrafici a parte, il <i>Pagliaro </i>ha fatto la sua bella figura. E anzi, trascorse un paio d'ore dalla stappatura, è venuto fuori alla grande, più giovane ancora di quanto avremmo soltanto osato immaginare poco prima.</div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://s1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/?action=view&current=IMG_0924.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" target="_blank"><img alt="Photobucket" border="0" height="400" src="http://i1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/IMG_0924.jpg" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Pagliaro 2005, Sagrantino di Montefalco di Paolo Bea.</td></tr>
</tbody></table><br />
Piccoli frutti rossi e neri - la mora, soprattutto - e grande succosità. Una beva che unisce potenza e eleganza: potenza del tannino, vigoroso ma già ben levigato; eleganza dei profumi e del sorso, coerente e fresco assai, con quella bella punta di salinità che non guasta mai. Un finale in crescendo, vibrante; insomma, profondo e di grande soddisfazione finale.</div><br />
<div style="text-align: justify;">Ha stoffa, ecco. E non lasciatevi spaventare dai 14 gradi e mezzo d'alcol dichiarati in etichetta ché, ve lo assicuro, non si sentono affatto. Piuttosto, accostatevi con umiltà alla boccia di un artigiano in quel di Montefalco che <i>raccoglie le uve manualmente, le vinifica a contatto con le bucce</i> (l'annata 2005 fa 46 giorni di fermentazione con macerazione) <i>e fa maturare il vino per i primi dodici mesi in acciaio e poi altri 24 in botti grandi di rovere di Slavonia, prima dei dodici mesi di bottiglia che precedono la commercializzazione</i>. Nessuna stabilizzazione forzata; questo è il motivo della presenza di più d'un sedimento sul fondo.<br />
<i><br />
</i><br />
<i>Pagliaro </i>- lo dice l'etichetta - è il nome della vigna da cui provengono i grappoli di <i>sagrantino </i>utilizzati. Ho scoperto, poi, che il vigneto si trova a un'altitudine di circa 400 metri, su terreno argilloso, e che è composto di viti vecchie dai 20 anni in su. </div><div style="text-align: justify;"><br />
Costo in enoteca: sui 60 euro. Da comprare adesso e da bere chissà quando. Amen.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-43969840434449883322011-02-12T05:28:00.000+01:002011-02-12T05:28:46.976+01:00L'Amarone della Valpolicella secondo Speri: una verticale palpitante<div style="text-align: justify;">Sono ritornato in Valpolicella l'altra sera, per partecipare alla verticale storica dell'Amarone <i>Vigneto Sant'Urbano </i>di Speri. Una verticale palpitante, oserei dire, che ha pienamente rispettato le attese, ripagandomi dei cento e passa chilometri che mi sono sparato fino a Pedemonte. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Un evento a cui non potevo mancare, raccogliendo il graditissimo invito di Maria Grazia Melegari (date un'occhiata a <a href="http://www.soavemente.net/"><b><i>Soavemente</i></b></a>, il suo blog, oppure cercatela con questo stesso nome su <b><i><a href="http://twitter.com/soavemente">twitter</a></i></b>) e della delegazione AIS di Verona. Con un grazie sentito anche a Giampaolo Speri, padrone di casa e rappresentante dell'ennesima generazione di una famiglia dalle origini antiche, che ancora oggi produce vini di territorio e Amarone nel cuore della Valpolicella classica e secondo tradizione.</div><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://s1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/Amarone%20della%20Valpolicella%20di%20Speri/?action=view&current=IMG_0930.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" target="_blank"><img alt="Photobucket" border="0" height="298" src="http://i1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/Amarone%20della%20Valpolicella%20di%20Speri/IMG_0930.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le bottiglie in verticale: (da sx a dx) 2006, 2001, 1995, 1983, 1973</td></tr>
</tbody></table><br />
<div style="text-align: justify;">Senza voler anticipare nulla - ché della verticale parlerò ben presto di là, sul sito di Luciano Pignataro - dico solo che la degustazione mi ha in un certo senso riappacificato con l'Amarone dopo alcune delusioni del passato (non ultima l'opinabile discesa in campo delle famiglie dell'Amarone d'Arte - tra cui appunto Speri). Tenuto conto che lo scarso feeling con la tipologia è anche da attribuirsi, nel mio caso, al non aver mai assaggiato niente di così vecchio da permettermi di coglierne forse l'essenza. Fatto è che l'Amarone è vino da lungo invecchiamento, spesse volte (purtroppo) snaturato dalle esigenze del mercato e da quello che Franco Ziliani aveva definito «<i>processo di amaronizzazione forzata</i>».</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Una verticale tanto più importante se si pensa che l'excursus era di quelli tosti: 5 annate dagli anni settanta al 2000, passando per gli ottanta e i novanta con le rispettive tendenze enologiche. Una possibilità unica, quindi, per ripercorrere le tappe dell'evoluzione (anche stilistica) del vino simbolo della Valpolicella.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Con due annate, il 1973 e il 1995, a loro modo spet-ta-co-la-ri.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-56814158041629282542011-02-09T13:01:00.000+01:002011-02-09T13:01:58.342+01:00I bianchi (non Soave) di Sandro Tasoniero<div style="text-align: justify;">Non so bene spiegarvi il perché ma - forse per quell'inconsapevole abitudine che mi porta ad abbinare il nome dell'azienda a quello della persona che il vino lo fa materialmente - ero convinto che l'uomo dinanzi a me facesse <i>Sandro</i> di nome e <i>De Bruno</i> di cognome. Invece no, si trattava di <b>Sandro Tasoniero</b> - <i>ma questa è una cosa che ho scoperto solo dopo un po' di tempo</i>. Dopotutto non conoscevo assolutamente i vini di quest'azienda che sapevo, però, essersi fatta promotrice di un <i>VinixLive!</i> (al quale - per la cronaca - non avevo potuto partecipare).</div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://s1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/Vini%20del%20Veneto/?action=view&current=IMG_0613-1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" target="_blank"><img alt="Photobucket" border="0" height="400" src="http://i1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/Vini%20del%20Veneto/IMG_0613-1.jpg" width="297" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sandro Tasoniero</td></tr>
</tbody></table>Primi assaggi in assoluto, dunque, che mi hanno fatto una buona impressione. Parlo esclusivamente dei <i>bianchi</i> (farei un discorso a parte per il passito e il recioto). Ché i <i>rossi</i> non li ho nemmeno provati, un po' per mancanza di tempo e un po' perché al banco d'assaggio sui vini del Veneto dove mi trovavo (<i><b><a href="http://stralcidivite.blogspot.com/2011/02/i-grandi-bianchi-del-veneto-un-bel.html">ricordate?! ho parlato qui del seminario di approfondimento condotto da Massimo Zanichelli</a></b></i>) avevo preferito misurare gli assaggi, concentrandomi maggiormente sui Soave in degustazione.</div><div style="text-align: justify;"><br />
Ciò nonostante, i primi due <i>bianchi</i> di cui vi parlo non sono ottenuti da uve <i>garganega</i>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://s1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/Vini%20del%20Veneto/?action=view&current=IMG_0611.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" target="_blank"><img alt="Photobucket" border="0" height="400" src="http://i1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/Vini%20del%20Veneto/IMG_0611.jpg" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il <i>Durello </i>2008</td></tr>
</tbody></table><br />
l primo - il <b>Monti Lessini Durello Superiore Durello 2008</b> - è ottenuto da uve <i>durella </i>in purezza ed è vinificato fermo (c'è anche una tipologia spumante di cui, però, non mi sono ancora fatto un'idea). Il naso intenso e piuttosto fine tradisce sin dal primo impatto una spiccata indole minerale. L'affinamento <i>sur lies</i> per un anno e la maturazione in botti di legno scariche (per il 15% della massa) donano ulteriore struttura. Il sorso è pieno e salino, teso e vibrante, molto giocato sulle durezze; discreto allungo finale.</div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://s1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/Vini%20del%20Veneto/?action=view&current=IMG_0612.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" target="_blank"><img alt="Photobucket" border="0" height="400" src="http://i1133.photobucket.com/albums/m587/stralcidivite/Vini%20del%20Veneto/IMG_0612.jpg" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il <i>Calvarina </i>2007</td></tr>
</tbody></table><br />
E poi il <b>Monti Lessini Bianco Superiore </b><i><b>Calvarina</b></i><b> 2007</b> - blend di <i>chardonnay</i> e <i>pinot grigio</i> (con una leggera prevalenza del primo) - che niente ha a che spartire col quasi omonimo <i>cru </i>di Soave. Colore paglierino di bella intensità e buona luminosità, dall'incedere lento degli archetti lungo le pareti del calice si direbbe dotato di maggiore ricchezza di estratto e componente alcolica. Al naso si concede con eleganti note di fiori bianchi, mela e lavanda; forse ancora scomposto in bocca, dove appunto prevalgono il salato, l'idrocarburico e l'alcol. Nel complesso, più profonda e complessa la beva, sempre salina e idrocarburica, in costante tensione e in divenire. Il che lascia ben sperare... Affinamento <i>sur lies</i> in legno per circa un anno, in botti da 5 ettolitri (lo <i>chardonnay</i>) e da 20 ettolitri (il <i>pinot grigio</i>).</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-12190710711499282332011-02-03T11:30:00.000+01:002011-02-03T11:30:15.485+01:00I grandi bianchi del Veneto: un bel seminario condotto da Massimo Zanichelli<div style="text-align: justify;">Il 23 novembre scorso ho partecipato al banco d'assaggio sui vini del Veneto organizzato da GoWine; e, in particolare, a uno dei due seminari condotti dal giornalista <b>Massimo Zanichelli </b>che vedeva protagonisti i <i>grandi bianchi</i> della regione (all'incontro sui <i>rossi</i>, invece,<i> </i>non ci sono andato: un po' per mancanza di tempo e un po' per mancanza di voglia).<br />
<b></b></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJBerjlq0UaEuOliyhH8L8huiYlgSZQAUy-szfejRgg5L2V1DCvSxHkNapZeV2_5K2mqmFzVZFi2RSmhi26L-dw0eNtHAYaTBG1_LzIiz2V-0_Z5CDHPszzCyM9drb676Mvc8DYK0FL1eD/s1600/IMG_0602.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJBerjlq0UaEuOliyhH8L8huiYlgSZQAUy-szfejRgg5L2V1DCvSxHkNapZeV2_5K2mqmFzVZFi2RSmhi26L-dw0eNtHAYaTBG1_LzIiz2V-0_Z5CDHPszzCyM9drb676Mvc8DYK0FL1eD/s400/IMG_0602.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il giornalista Massimo Zanichelli</td></tr>
</tbody></table>Vero e proprio <i>leit-motif </i>della giornata, almeno per quanto mi riguarda, sono stati il <i>Soave</i> e i vini dei Colli Euganei; ho recuperato così l'assenza al banco d'assaggio del giorno precedente (organizzato da AIS Lombardia) sui vini di quest'ultima denominazione.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Vabbè, vi parlerò presto di tutto il resto (spero); per adesso, accontentatevi del seminario che ha offerto spunti assolutamente interessanti per gli amanti dei <i>bianchi</i> come il sottoscritto.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>Prosecco Superiore Extra Dry </b><i>Vigneti del Fol</i><b> 2009, Bisol Desiderio</b></div><div style="text-align: justify;">Di portamento elegante, come già dimostra la schiuma fine e persistente nel calice. I profumi, magari non intensissimi ma assolutamente fini - quello sì, lasciano intendere un residuo zuccherino più che accennato: pera e mela renetta, soprattutto. In bocca, però, è meno dolce di quanto uno s'aspetterebbe, per di più abbastanza sapido (la zona di produzione è quella di Santo Stefano dove i terreni sono un misto di argille e arenarie); sorso ammiccante e di grande piacevolezza, chiusura su un ricordo leggero quasi fosse zucchero filato.</div><div style="text-align: justify;"><b><br />
</b><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6oCdHkVw7Pg8NrMmjd0CO8KakhcuiUG0RYIYtUWF1SNIRyy8bucKExuux6ELjZYq1UMq4I8L-tr8uQPmJ1DRnHeFJbG1ddGZ-hTEONJyMazROMqApbhLf2Qpu9q5TttiU1t23aXIk6Zm9/s1600/IMG_0603.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6oCdHkVw7Pg8NrMmjd0CO8KakhcuiUG0RYIYtUWF1SNIRyy8bucKExuux6ELjZYq1UMq4I8L-tr8uQPmJ1DRnHeFJbG1ddGZ-hTEONJyMazROMqApbhLf2Qpu9q5TttiU1t23aXIk6Zm9/s400/IMG_0603.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il <i>prosecco </i>metodo classico e non dosato di Bellenda</td></tr>
</tbody></table><b>Prosecco Pas Dosé </b><i>SC 1931</i><b> Millesimato 2008, Bellenda</b></div><div style="text-align: justify;">Un <i>prosecco "</i>anomalo" rispetto all'immaginario collettivo, elaborato secondo il metodo classico (sedici mesi <i>sur lies</i>), non dosato e pure millesimato. Colore paglierino, timido ma leggermente più intenso del precedente. I profumi danno l'idea di sensazioni più calde, in parte dovute al breve passaggio in legno durante la fermentazione e in parte alla leggera surmaturazione delle uve utilizzate. Di bella finezza: una nitida nota di mela, gli agrumi e la mentuccia. Nel complesso, una maggiore struttura rispetto a quello che è solitamente il <i>prosecco</i>, come è d'uso nella zona attorno a Vittorio Veneto più che nella Valdobbiadene (le vigne aziendali si trovano nella frazione Carpesica).</div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFYR1gyv68fNe6qCZaMiHkwyYwAGZz9AurrU3VxNAxUZVrHOUKyeBd1yqWGrY9_gHGDqoZh_z1o6OG1IX2lbsQGGYFvGToTShETvfNmRWVLfc_Me8v9rD6pbC35sYb6o2ujtJSqFG95QWm/s1600/IMG_0606.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFYR1gyv68fNe6qCZaMiHkwyYwAGZz9AurrU3VxNAxUZVrHOUKyeBd1yqWGrY9_gHGDqoZh_z1o6OG1IX2lbsQGGYFvGToTShETvfNmRWVLfc_Me8v9rD6pbC35sYb6o2ujtJSqFG95QWm/s400/IMG_0606.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Soave <i>Danieli </i>di Fattori</td></tr>
</tbody></table><b>Soave </b><i>Danieli</i><b> 2009, Fattori</b></div><div style="text-align: justify;">Colpisce subito il naso, seducente ma non <i>piacione;</i> come pure il bel colore <i>giallognolo.</i> Profuma di mela e litchi, direi; erba appena tagliata. Ottenuto da uve <i>garganega </i>in purezza allevate nella zona di Roncà (sottozona Terrossa), ovvero nella parte più orientale della denominazione (quella allargata per intenderci, anch'essa di chiara origine vulcanica) dove si trovano soprattutto argille laviche. In bocca è molto ben definito, coerente e anche piuttosto lungo quanto a durata delle sensazioni; in più, è molto salino e costante nei profumi; caldi, quasi a suggerire una leggera surmaturazione delle uve.</div><div style="text-align: justify;"><b><br />
</b><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhS5dy86uqivt9caL0aH8zdVm1ITmZhD15mrtpXvHy-8SCO4DPcUQpsq3jTJ5izcaI1Z1uvnWlkgRcUbm1nCs5NJD1B424T7nPY2W3uMMBWw5-fxadjRXLlvyIxnZjmCyB5wC0WhVvBLZAt/s1600/IMG_0607.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhS5dy86uqivt9caL0aH8zdVm1ITmZhD15mrtpXvHy-8SCO4DPcUQpsq3jTJ5izcaI1Z1uvnWlkgRcUbm1nCs5NJD1B424T7nPY2W3uMMBWw5-fxadjRXLlvyIxnZjmCyB5wC0WhVvBLZAt/s400/IMG_0607.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il <i>cru </i>di Soave di Pieropan</td></tr>
</tbody></table><b><b>Soave </b><i>Calvarino</i><b> 2008, Pieropan</b></b></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;">Il <i>cru</i> che da' il nome all'etichetta è forse il più importante dell'intera zona del Soave Classico. Composto per il 70% di uve <i>garganega </i>e del 30% di <i>trebbiano</i>, è il Soave di Soave per antonomasia: molto più minerale e iodato, più salino di quello precedente. Appena chiuso all'inizio, forse per una temperatura di servizio leggermente troppo bassa, ha netti profumi di mela, meno caldi del bianco di Fattori. Tutto giocato sulla mineralità, regala elegantissime sensazioni di agrumi e mentuccia, di bergamotto. Bianco di struttura, sei mesi <i>sur lies </i>in vasche di cemento vetrificato.</div><br />
<div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLNvBuGWTwZzTk7sIoCk19U7hSYDTeGtaHlJQ-Iw1lBg_N4T4oWcP_kyOjXzaB_M5lmFA_znXePb45ODuWv9Wc-V_TjxIVhLw67gGZ02qLOS5DKcZSb4HS35LBXxYNvWXkp5q2mp4dycyL/s1600/IMG_0605.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLNvBuGWTwZzTk7sIoCk19U7hSYDTeGtaHlJQ-Iw1lBg_N4T4oWcP_kyOjXzaB_M5lmFA_znXePb45ODuWv9Wc-V_TjxIVhLw67gGZ02qLOS5DKcZSb4HS35LBXxYNvWXkp5q2mp4dycyL/s400/IMG_0605.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il <i>cru</i> di <i>vespaiolo </i>dei Vignaioli Contra' Soarda</td></tr>
</tbody></table><b><span class="Apple-style-span" style="font-weight: normal;"><b>Breganze Vespaiolo Superiore </b></span><span class="Apple-style-span" style="font-weight: normal;"><i>Vignasilan</i></span><span class="Apple-style-span" style="font-weight: normal;"><b> 2007, Vignaioli Contra' Soarda</b></span></b></div><div style="text-align: justify;">Un vitigno ai più sconosciuto, autoctono della zona di Breganze, a nord di Vicenza e dalla parte opposta rispetto ai Colli Berici, che si esprime nel calice con un naso particolarissimo di cenere, mela, susina e agrumi. La spinta minerale data dai terreni di origine vulcanica si percepisce già al naso e in bocca è più ricco, fruttato. Non c'è (anche se il primo impatto sembrava confermarlo) surmaturazione delle uve, esclusa da Mirco Gottardi - <i>se viene raccolto tardi perde la carica aromatica, acido e grasso in bocca.</i> Piacevole e agrumato al palato, sosta <i>sur lies </i>che lo arricchisce quanto a corpo e struttura.</div><div style="text-align: justify;"><b><br />
</b><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq43s3CLv53P0PfH7wPDt9Tt52xhMBMxF7BzvrVyRVd-K1p09LXnSvRrd7HhRULVqqBj39pJDPttDT6sznzSQ8LGr20ibH3DMCFO5yNTAzDxFoG20tvuNK1iMpWNqEnRbT5cfzFiu8IqxQ/s1600/IMG_0604.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq43s3CLv53P0PfH7wPDt9Tt52xhMBMxF7BzvrVyRVd-K1p09LXnSvRrd7HhRULVqqBj39pJDPttDT6sznzSQ8LGr20ibH3DMCFO5yNTAzDxFoG20tvuNK1iMpWNqEnRbT5cfzFiu8IqxQ/s400/IMG_0604.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il <i>moscato fior d'arancio </i>de Il Mottolo</td></tr>
</tbody></table><b>Colli Euganei Fior d'Arancio Passito </b><i>Vigna del Pozzo</i><b> 2008, Il Mottolo</b></div><div style="text-align: justify;">Al colore dorato di sinuosa eleganza, unisce un naso suadente, dove emergono con <i>savoir faire </i>il tipico sentore di arancia candita e a seguire l'uva passa, la lavanda e i fiori d'acacia, lo zenzero e il miele, avvolte da una nota smaltata. In bocca, poi, freschezza e sapidità sorreggono la beva che chiude leggermente amarognola. Da uve <i>moscato giallo </i>in purezza, raccolte con più passaggi in pianta e riposte in cassettine ad appassire per circa 4 mesi, pigiate con torchio a mano e poi sottoposte a maturazione per circa un anno in botte e quindi in acciaio.</div><div style="text-align: justify;"><b><br />
</b><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR0rXnsnaZdPsmsH2wJF1Y0OulLQq-_cDDABZpiYMnlGDXqmqXmIZomjU44mVmOm1sX3sZb_tYG6AO_I0Xvh2qiV4zBTa3mSkF-IJf07rF57xQhNyHclnSYctr_Vzx5HU2C8buhw_rggR8/s1600/IMG_0608.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR0rXnsnaZdPsmsH2wJF1Y0OulLQq-_cDDABZpiYMnlGDXqmqXmIZomjU44mVmOm1sX3sZb_tYG6AO_I0Xvh2qiV4zBTa3mSkF-IJf07rF57xQhNyHclnSYctr_Vzx5HU2C8buhw_rggR8/s400/IMG_0608.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il <i>vin santo </i>di Ca' Rugate</td></tr>
</tbody></table><b>Passito </b><i>Corte Durlo</i><b> 2003, Ca' Rugate</b></div><div style="text-align: justify;">Delle due bottiglie aperte per la degustazione, una era praticamente andata e presentava il classico sentore di tappo. Peccato. Peccato perché - <i>il buon vino, a volte, porta ad essere tremendamente egoisti</i> - erano le uniche due che l'azienda aveva portato.<br />
Il colore ramato farebbe pensare più a un <i>vin santo</i>, così come l'affascinante velo di ossidazione che avvolge il calice, donandogli ulteriori fascino ed eleganza. E in effetti <i>vin santo </i>è, eccome; di Brognoligo, però, che è la frazione più vitata di Monteforte d'Alpone. La<i> floretta</i> tipo Jura nel calice è dovuta all'ossigeno che si intrufola nelle botti scolme, sigillate e poi riaperte dopo lungo tempo (più o meno 6 anni) prima dell'assemblaggio. Profuma di mallo di noce e di caramello bruciato, radice di liquirizia e cacao amaro; unisce intensità ad eleganza, anche in bocca dove chiude lungo e con grande coerenza.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-10606924414272028882011-01-28T15:22:00.000+01:002011-01-28T15:22:08.997+01:00Il Milocca di Nino Barraco: benedetta sciroccata!<div style="text-align: justify;">Niente da fare, il <i>vino</i> è anche questione di <i>culo </i>(e perdonatemi il <i>francesismo</i>, ché non credo ci sia altra espressione più pregnante). Nel senso buono, s'intende. Perché certamente occorrono passione e competenze, rispetto e lavoro serio in vigna. Ma ci vuole anche fortuna, appunto: l'andamento climatico di un'annata non dipende dall'uomo.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Si rifletteva, così, agli sgoccioli di una serata. E si parlava dell'emozione di poter assaporare un vino così com'è, con i suoi pregi e i suoi difetti; di quanto incida l'imprevidibilità delle stagioni e di quanto sia bello poter cogliere le differenze tra le diverse annate di uno stesso vino, quando - invece - il mercato fatica spesso e volentieri ad accettarle, spingendo per l'omologazione.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><i>Fortuna iuvat audaces</i>, dicevano. E Nino ha avuto il merito di <i>prendere la palla al balzo</i>, vinificando ugualmente i grappoli di <i>nero d'avola </i>asciugati da un'inaspettata e forte sciroccata. Così è nato <b>Milocca</b>, vino da tavola rosso da uve stramature, come recita la contro-etichetta. Annata non riportata (2006) perché è appunto vino da tavola e non si può; ancor più che diversa da ogni altra: unica. Almeno fino ad oggi.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkJ__t5HXNWbZy8g2IMfTn6yrDoXgHN89srdwIjHSwj4zbk_cahVqBnbi6gCSdAzvkwwVD8-ZVrtE7DNjyozmoNd7srl6YlSjBvKn9KXZ8M8hKvE3tnRJEPVGYBqPlS6bl09msizteKgKo/s1600/milocca.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="366" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkJ__t5HXNWbZy8g2IMfTn6yrDoXgHN89srdwIjHSwj4zbk_cahVqBnbi6gCSdAzvkwwVD8-ZVrtE7DNjyozmoNd7srl6YlSjBvKn9KXZ8M8hKvE3tnRJEPVGYBqPlS6bl09msizteKgKo/s400/milocca.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Milocca, il vino da tavola da uve stramature di Nino Barraco</td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;">Colore tra il rubino e il granato nel bicchiere, leggermente velato e nemmeno lontanamente limpido (non filtrato/non chiarificato, dice ancora la contro-etichetta). Profumi assolutamente caldi, eleganti e sempre ben riconducibili ai <i>varietali </i>del vitigno. Le olive in salamoia, per dire; poi il cappero, il gelso e i piccoli frutti neri, la liquirizia, il rabarbaro. Un particolarissimo sentore ematico, direi quasi ereticamente di <i>ketchup</i>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Stupisce in bocca per come le stesse sensazioni nel bicchiere sappiano tornare e ritornare, con costanza. Gli manca un po' di freschezza, quello sì; che di sicuro aiuterebbe (e non poco) a reggere l'urto dei 16 gradi e passa dichiarati e del tannino. Sorso tra il dolce e il non dolce, rassicurante e al tempo stesso spavaldo.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">In un parola: bello. <i>Così è (se vi pare)</i>.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-32561375023813506112011-01-25T10:56:00.000+01:002011-01-25T10:56:19.458+01:00I due timorasso targati 2008 di Claudio Mariotto<div style="text-align: justify;">Tra gli artigiani del <i>timorasso </i>non può non ricordarsi Claudio Mariotto, vignaiolo a Vho di Tortona. Non sono mai stato a trovarlo ma credo che lo farò presto; la sua azienda si trova lungo la stessa strada comunale dove sorge La Colombera di Piercarlo Semino e di sua figlia Elisa.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Conoscevo già entrambi i suoi vini da uve <i>timorasso </i>ma di recente ho potuto assaggiare quelli del millesimo 2008. Così, eccomi qua a parlarne ché il vitigno principe dei colli tortonesi è a me particolarmente caro e non ne faccio certo mistero.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKsUP97DNGWDVI-33bCF8sICCBNLzFGMQg3xKHbmPL9HHVKsVCNcLX71j3n7BDN6zy5wp0slB9pu4AHwjYgrGPh1TCQn_t36IZOI_MUvDKBVhxZLZV5IOpkRiXFl01bAPBO7jGpNfG3JRu/s1600/derthona.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKsUP97DNGWDVI-33bCF8sICCBNLzFGMQg3xKHbmPL9HHVKsVCNcLX71j3n7BDN6zy5wp0slB9pu4AHwjYgrGPh1TCQn_t36IZOI_MUvDKBVhxZLZV5IOpkRiXFl01bAPBO7jGpNfG3JRu/s400/derthona.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Derthona 2008, il <i>timorasso </i>"base" di Claudio Mariotto</td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;">Il <b>Derthona 2008</b> è d'un paglierino abbastanza acceso e scorre lento nel calice. Ha profumi intensi ed eleganti: pera e agrumi, nespola e fiori bianchi, gelsomino e una nota lievemente erbacea quasi fosse fieno. Sentori molto durevoli cui si aggiunge una bella vena idrocarburica; resinosa, direi. Entra vigoroso in bocca, con i suoi bei quattordici gradi; secco, certo. Potente e salino, come si conviene per un <i>timorasso</i>; spiccata la sua verve minerale che a tratti ricorda il gesso. Chiude lungo sulle note di frutta e di pietra focaia. Prodotto in diecimila bottiglie.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhip5cWDk0E9fQz_w3X0ynpbqr_qeMmhyphenhyphenm82j8tSl07WfTFeHMDHWW5eF2BmnmPZZtbN4X7U0Uu_NLAU-2j0Ugwoh1bM9X2Ya9m8tYn1WFnPmGrEkqzj7uLCI5IQwVLA5DH-Heck7ubBJ6X/s1600/pitasso.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhip5cWDk0E9fQz_w3X0ynpbqr_qeMmhyphenhyphenm82j8tSl07WfTFeHMDHWW5eF2BmnmPZZtbN4X7U0Uu_NLAU-2j0Ugwoh1bM9X2Ya9m8tYn1WFnPmGrEkqzj7uLCI5IQwVLA5DH-Heck7ubBJ6X/s400/pitasso.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pitasso 2008, il <i>cru </i>di <i>timorasso</i> di Claudio Mariotto </td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;">Il <b>Pitasso 2008</b>, invece, ha un colore appena più lucente e giusto mezzo grado in più d'alcol. Profuma di pera e fiori di sambuco, erbette di montagna e agrumi. Ha una maggiore finezza rispetto al fratellino maggiore e anche il sorso è più ritmato. Le note minerali arrivano poco dopo la frutta, insieme alla punta eterea che però non infastidisce. Tutto l'impianto olfattivo è perfettamente rispondente alle sensazioni gustative. Persistenza lunga di pera, con una bella nota di pietra focaia a lasciare il ricordo netto, inconfondibile del <i>timorasso</i>.<br />
<br />
Entrambi hanno freschezza (leggi mineralità) da vendere. Anche per questo non è difficile prevederne una certa evoluzione in bottiglia. Staremo a vedere.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-50230780260306466312011-01-21T11:10:00.001+01:002011-01-21T11:10:37.756+01:00Extraomnes: la Blond e la Saison di Schigi<div style="text-align: justify;">Di <i>birre - </i>ancora più che di <i>vini</i> - ne so veramente pochissimo. E non è falsa modestia. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Se c'è una cosa che, però, mi è ben chiara è che mi piacciono. Non tutte, okkei; ma quelle di Extraomnes mi piacciono. Il segreto sta tutto nelle parole di Luigi "Schigi" D'Amelio, sommelier e <i>birromane</i>, da qualche tempo produttore in quel di Marnate, nel varesotto: «<i>Facciamo le birre che piacciono a noi</i>».</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLN6TwOgZFg8hU3bghxHyKcOaWGibqK_1J2bKC-_jGWk7F-X0AZ6noTVPYJfvq91xznBMHwTz3Q-Zo8mC6HeqjRaEPZ-V08kBabFkoQGrhiJJAZcGrsVjb9VLFZKPt8GAa8GrSz3M_zCKu/s1600/IMG_0844.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLN6TwOgZFg8hU3bghxHyKcOaWGibqK_1J2bKC-_jGWk7F-X0AZ6noTVPYJfvq91xznBMHwTz3Q-Zo8mC6HeqjRaEPZ-V08kBabFkoQGrhiJJAZcGrsVjb9VLFZKPt8GAa8GrSz3M_zCKu/s400/IMG_0844.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Luigi Schigi D'Amelio (a sinistra) e Lorenzo Dabove in arte Kuaska</td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;">Quelle che ho potuto assaggiare io (<i>le altre spero di poterle provare direttamente in azienda</i>) sono due birre con la stessa etichetta su cui è raffigurato un cane nero con una "collana" bianca quasi fosse di perle e un guinzaglio rosso, lo stesso colore degli occhi e della lingua spalancata. Cambia soltanto il colore dello sfondo: verde per la <i>blond </i>e giallo per la <i>saison</i>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Delle due - dicevo - ho preferito la seconda (di cui però, <i>mannaggia a me</i>, non trovo più la foto): la <i>saison</i>. E cioè - grazie a Lorenzo Dabove, in arte Kuaska - una birra ad alta fermentazione non pastorizzata, rifermentata in bottiglia, tipica della Vallonia, regione di lingua francese del Belgio. <i>Saison </i>significa stagione, chiaro riferimento alle tempistiche di produzione, dal momento che questa birra veniva fermentata in autunno o in inverno e raccolta, poi, verso fine estate (e questo perché, non essendo ancora stata inventata la refrigerazione, i produttori belgi di birra erano costretti a fermentare con il freddo per evitare che la birra si deteriorasse con l'afa estiva).</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHdLtWumMGnxL-Y0iCdzF3cA3l6OSo8Cn7jFxucpUVXyQ-y8-sLlghU_9J_QjwitcPpK0FnctxkWtAm12IwXC0koNuo29V26V29Bf9zQ9CJVGZEZB-5Y2inWw03T6cRwT7tIfpfxbPFsCs/s1600/IMG_0840.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHdLtWumMGnxL-Y0iCdzF3cA3l6OSo8Cn7jFxucpUVXyQ-y8-sLlghU_9J_QjwitcPpK0FnctxkWtAm12IwXC0koNuo29V26V29Bf9zQ9CJVGZEZB-5Y2inWw03T6cRwT7tIfpfxbPFsCs/s400/IMG_0840.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La <i>blond </i>di Extraomnes</td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;">La <i>saison </i>di Extraomnes unisce le spezie ai fiori di sambuco, chiude sui toni vegetali e balsamici (non so ma io ci sentivo un profumo tipo <i>broccoli</i>) e ha un che di rugginoso, di metallico in genere. Fa sei-punto-nove di alcol. Il 10% di malto di segale utilizzato dona quella nota speziata - piccante, direi - sul finale.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><i></i>L'altra - la <i>blond</i> - è prodotta, invece, solo con malto chiaro, ha schiuma morbida e densa, profumi di agrumi e di fiori bianchi. D'alcol fa quattro-punto-quattro ed ha un gusto moderatamente amaro, dissetante.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ah, la frase sul guinzaglio del cane che compare in etichetta è <i>licet insanire</i>. Lecito impazzire (per queste birre), che è poi anche l'emozione del post-assaggio.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-12569496628510853332011-01-19T13:30:00.002+01:002011-01-19T13:33:38.838+01:00Del Fiano di Avellino 2002 di Mastroberardino e dei bianchi che migliorano invecchiando<div style="text-align: justify;">Date un'occhiata a questi <i>tweets. </i>A segnalarmeli è stata l'amica olandese <u>Natasha Ter Haar</u> aka <b><i><a href="http://twitter.com/natashaterhaar">@natashaterhaar</a></i></b> (a proposito, avete dato un'occhiata al suo <b><a href="http://vinophilia.wordpress.com/"><i>blog</i></a></b>? Io l'ho conosciuta "live" allo scorso Salone del Gusto ed è una in gamba, ve lo assicuro!):</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"<i>Poured Soave at another tasting yesterday and again got a very positive response. Sadly the Fiano wasn't as well received (overall)</i>".</blockquote></div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"Versato un Soave a un'altra degustazione ieri e ricevuta ancora una risposta molto positiva. Purtroppo il Fiano non è stato accolto bene (complessivamente)".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">E poi, alla richiesta del nome del <i>fiano di avellino </i>in questione:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"<i>Mastroberardino Fiano 07. It was showing really well, in fact better than a year ago... most people just don't get it though</i>".</blockquote></div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"Mastroberardino Fiano 07. Si stava proponendo davvero bene, infatti meglio di un anno fa... (ma) la maggior parte delle persone non lo capiscono, però".</blockquote></div><div style="text-align: justify;">Così scriveva qualche giorno fa <u>Tom Kisthart</u> aka <b><i><a href="http://twitter.com/Kisthart">@kisthart</a></i></b>, <i>tuittero</i> stanutinense che leggo essere sommelier e consulente per un importatore di vini della Florida.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">A ben vedere, i due <i>tweets </i>la dicono lunga sull'idea generale che i <i>vini bianchi </i>non sappiano invecchiare. La cecità del consumatore medio è tale da portarlo (quasi) sempre a scegliere bianchi d'annata, ignorando il fatto che, invece, i grandi bianchi - e tra questi il <i>fiano di avellino -</i> migliorino con gli anni. Un costume che se da un lato ha costretto chi il vino lo vende a tavola ad operare scelte commerciali in sintonia con le preferenze della clientela, dall'altro è il risultato dell'incapacità stessa di una certa parte della ristorazione di proporre carte dei vini con una certa profondità anche alla voce <i>bianchi</i>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzQU4LNhibfBnCAzUeGb_z7MQoFgI-bYIA66oGpFD-WYOVx1m1vgsvvuz1Mq74yF9M_sYLg6Kx1pKTefZXeuvp3ydhRv4pTjA35R73dwKa60evxdIT8jJUoQ7WbUIHtYJeE-E0Ityxa3yF/s1600/IMG_0256.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzQU4LNhibfBnCAzUeGb_z7MQoFgI-bYIA66oGpFD-WYOVx1m1vgsvvuz1Mq74yF9M_sYLg6Kx1pKTefZXeuvp3ydhRv4pTjA35R73dwKa60evxdIT8jJUoQ7WbUIHtYJeE-E0Ityxa3yF/s400/IMG_0256.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il <i>fiano di avellino </i>"Vintage" millesimo 2002 di Mastroberardino</td></tr>
</tbody></table>Vallo a dire, poi, che proprio nel periodo natalizio appena trascorso ho (ri)bevuto questo <i>fiano di avellino</i>, che già avevo degustato con gli amici di <i>#fianofordummies</i> ad ottobre scorso (<b><i><a href="http://stralcidivite.blogspot.com/2010/10/twitter-tutor-e-fianofordummies.html">ricordate?!</a></i></b>)...<br />
<br />
Vallo a dire che la bottiglia in questione non è un rimasuglio di cantina ma un'etichetta comparsa sullo scaffale soltanto qualche mese fa, frutto di un ambizioso (e intelligente) progetto della storica azienda irpina Mastroberardino che ha inserito nel circuito dell'alta ristorazione, ad un prezzo contenuto, poche migliaia di bottiglie di <i>fiano di avellino </i>del millesimo 2002 (insieme al <i>greco di tufo </i>2002 e all'<i>aglianico </i>1998).<br />
<br />
Tant'è che questo <i>fiano</i>,<i> </i>vinificato solo in acciaio e imbottigliato a novembre del 2003, ha retto per ben otto lunghi anni dopo la vendemmia. Colore dorato, reso ancor più affascinante da un velo di ossidazione. E poi profumi non intensissimi ma eleganti - quello sì; di bella complessità e, soprattutto, durevoli. Di frutta candita e fichi secchi, di miele e pompelmo, avvolti da una bella mineralità. Con il sorso che ancora beneficia di freschezza e sapidità; che chiude fresco, con una gradevole (magari non proprio lunghissima, per la verità) persistenza di pompelmo e frutta secca.<br />
<br />
Vallo a dire, poi. Che è finito ma che era in ottima forma.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-1852232731718170212011-01-17T09:01:00.000+01:002011-01-17T09:01:18.859+01:00Etichette da Write Wine: "36+6" 2005 Aglianico del Taburno Riserva, Torre Varano<div style="text-align: justify;">Un'addizione - quella suggerita dal nome - del periodo di invecchiamento in legno e di quello in bottiglia per l'affinamento, prima della commercializzazione, che testimonia chiaramente la sana ambizione della giovane azienda di Nicola D'Occhio.<br />
<br />
A incidere, più che il lungo tempo trascorso nelle <i>barriques</i>, anche qui - seppure in misura minore, a mio avviso - il rovere americano; l'impostazione è, però, completamente diversa l'impostazione rispetto alla <b><i><a href="http://stralcidivite.blogspot.com/2011/01/etichette-da-write-wine-u-barone-2007.html">riserva di aglianico di cui ho scritto, sempre su queste paginette, qualche giorno fa</a></i></b>.<br />
<br />
</div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0oBlJkXnehV8YubEoyEDM72yNwxVmhyc7ocmyuHhTIN2QLWXK8Y_7IpuSDBs6MdyvAEocLt94bGQW9wq2BRy_aDdFurq6b8GIxtzZKoH0CGQwkXPitdCdlsDwOW0yaZoYrb07DeOtMEXS/s1600/torre+varano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0oBlJkXnehV8YubEoyEDM72yNwxVmhyc7ocmyuHhTIN2QLWXK8Y_7IpuSDBs6MdyvAEocLt94bGQW9wq2BRy_aDdFurq6b8GIxtzZKoH0CGQwkXPitdCdlsDwOW0yaZoYrb07DeOtMEXS/s400/torre+varano.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">"36+6" 2005, la riserva di <i>aglianico del taburno </i>di Torre Varano</td></tr>
</tbody></table>C'è di buono che l'<i>aglianico</i> si esprime con buona tipicità; è evidente quel suo carattere <i>austero</i>,<i> </i>già anticipato dalla puntuale rispondenza tra il colore scuro del vino e i profumi dominanti di frutta cupa e spezie forti, avvolti da un anelito polveroso che non toglie, anzi aggiunge fascino.<br />
<div style="text-align: justify;"><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">Servirlo correttamente è quantomai necessario affinché i residui in bottiglia, derivanti dalla non filtrazione, non penalizzino l'aspetto puramente visivo. Gusto deciso, con la vigorosa aggressività del tannino che chiude amarognolo; tanto esuberante da non permettere al sorso di concedersi in pieno e riducendone così, pur potendo contare su un cospicuo apporto di freschezza e su una vibrante punta sapida, le attuali potenzialità di beva.</div></div></div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-71513564997827866122011-01-14T10:42:00.002+01:002011-01-14T10:47:39.661+01:00Etichette da Write Wine: U’ Barone 2007 Aglianico del Taburno Riserva, Torre A Oriente<div style="text-align: justify;">A dispetto del nome "maschile" - <i>u' Barone</i>, cioè <i>il Barone -</i> il naso ha una "femminile" eleganza che rivela una certa affinità caratteriale con Patrizia Iannella, agronoma e anima dell'azienda nonché Presidente dell'associazione dei produttori di <i>aglianico del taburno</i>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Intessuto di note di frutta rossa e di spezie dolci, a tratti è un po' <i>piacione</i>; ma sempre fine, comunque. A volergli fare un appunto, ecco, le note conferite dal legno mascherano un po' la tipicità; colpa anche, a mio avviso, del rovere americano in cui matura il 30% della massa (per il quale confesso - in genere - di non nutrire grandissima considerazione).</div><div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img border="0" height="263" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1fkrZOD7XdblI9FkXfvJMLDtkgKdBxphvHwkrUN1JP913qAgfVP1qsiOooXNcrtsgsaE6o3kXgpNtqfTxPNITlyLuGN01cInizlCx4EAMJwICrZ_mOPzPeH20u504yFvEJubQCwrN2r33/s400/u%2527+barone.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="400" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">U'Barone 2007, la riserva di <i>aglianico del taburno </i>di Torre a Oriente</td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: -webkit-auto;"><div style="text-align: justify;">Di assolutamente positivo c'è che il sorso è coerente con il bouquet dei profumi, puntuale nella stessa impronta dolciastra che avvolge il naso; il tannino, nemmeno troppo pungente, è ravvivato dalla freschezza e da una buona sapidità.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Nonostante un'idea generale di discreto equilibrio (tenuto conto della giovane età), la sensazione è quella di un vino non ancora compiuto, in cui le classiche note vanigliate finiscono per sovrastare il tutto. Abbisogna, a maggior ragione, di tempo.</div></div></div></div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-51587295546794146682011-01-12T12:17:00.004+01:002011-01-12T12:23:11.865+01:00Etichette da Write Wine: Terra di Rivolta 2007 Aglianico del Taburno Riserva, Fattoria La Rivolta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div style="text-align: justify;">A non averne conosciuto la provenienza, avrei forse pensato a un rosso <i>borgognone</i> (con le dovute proporzioni, <i>certainement</i>); e ciò anche se ho sempre odiato i paragoni e le frasi del tipo <i>l'aglianico è il Barolo del Sud</i> o cose del genere. Probabilmente per quel suo essere <i>scostumato</i> (cit.) al naso che gli dona ulteriore fascino e imprevedibilità.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Un'eleganza che, però, non diventa mai piatta compostezza; ché, anzi, il vino - parlo della trama olfattiva e gustativa insieme - ha una certa dinamicità. Profuma di frutta rossa scura, sa di funghi e di terriccio, ha tratti di selvatico e animale. Di tartufo, ecco. Non fosse per quella leggera riduzione al naso, che pur scompare pian pianino con il rimanere nel calice, sarebbe ancor più interessante.<br />
<br />
</div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVNyrpWrAT7ufpZkQmVHgnE-Ine46sPRroaOskyfi91wFgwLM1kfdghtUDcOtBJtEk2JKYdPfALoNj2rpCfSs3LfAojwwjgGUni269VcOVdhDZonUXIsBPvZrS4skj-mABwVdZbxK55F-o/s400/terra+di+rivolta.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="400" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Terra di Rivolta 2007, la riserva di <i>aglianico del taburno </i>di Fattoria La Rivolta</td></tr>
</tbody></table><br />
<div style="text-align: justify;"><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">Il problema è che gli andrebbe dato il tempo di aprirsi. Nel calice, dico. Il che è cosa sinceramente molto difficile perché il sorso secco è di quelli che incitano alla beva, riuscendo nell'impresa di unire la vigoria all'agilità, in un quadro generale di ottima coerenza gusto-olfattiva. Non perde mai piacevolezza, con il tannino - acceso, sì - ben imbrigliato da sapidità e acidità, quest'ultime a dare ulteriore snellezza al palato.</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">Non dimostra affatto i 14 gradi e mezzo d'alcol, pur essendo un vino non altrimenti definibile se non come <i>robusto</i>; soprattutto nel finale che è ricco e appagante, giocato sui toni della frutta scura e del sottobosco, con un sottile velo di balsamicità. Un anno e mezzo di affinamento in <i>barriques</i> nuove e più o meno lo stesso tempo in bottiglia, prima della commercializzazione. Appena settemila bottiglie.</div></div></div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-13440509363942309082011-01-10T09:10:00.001+01:002011-01-10T09:14:21.318+01:00Etichette da Write Wine: Lysios 2007 Aglianico del Taburno Riserva, Cantine Tora<div style="text-align: justify;">Senza dubbio è stato l'assaggio più sorprendente della cena-degustazione con cui si è conclusa <b>Write Wine</b>, la manifestazione voluta dall'Associazione Aglianico del Taburno di cui ho già parlato <b><i><a href="http://stralcidivite.blogspot.com/2010/12/laglianico-del-taburno-viti-e-vite.html">su queste paginette</a></i></b> e <b><i><a href="http://www.lucianopignataro.it/a/write-wine-laglianico-del-taburno/18936/">sul sito di Luciano Pignataro</a></i></b>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">E non perché Francesco e Giampiero Rillo siano nuovi a vini di pregevole fattura e tutti di spiccato carattere (<b><i><a href="http://www.lucianopignataro.it/a/kissos-2007-falanghina-taburno-doc/6334/">penso, tanto per fare un nome, alla vendemmia tardiva di falanghina Kissòs di cui parlò - e bene - il buon Pasquale Carlo</a></i></b>) e territorialità; piuttosto perché <b>Lysios</b> - il significato letterale del termine greco è "bevanda che rende amici e che entra nell’anima" - è una riserva prodotta per il primo anno in assoluto dalla giovane azienda di Torrecuso, che rappresenta bene - se vogliamo - il paradigma dell'<i>aglianico del taburno</i>.</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;"><i><br />
</i></span></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH4lN22Biy2iWNLuuQclnfPltj4P3Q3ryCeyrqVJPMmLdgVoOBYa8etZ_zDtYQlqH-rJtVHx7p09BgLvtvFHVN41mz8NBDqL79P4FDl2tnhy3cvAIlHBt9xYX_3bC2CvB0v9LtlzTC14Mx/s1600/lysios.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span class="Apple-style-span" style="color: black;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH4lN22Biy2iWNLuuQclnfPltj4P3Q3ryCeyrqVJPMmLdgVoOBYa8etZ_zDtYQlqH-rJtVHx7p09BgLvtvFHVN41mz8NBDqL79P4FDl2tnhy3cvAIlHBt9xYX_3bC2CvB0v9LtlzTC14Mx/s400/lysios.jpg" width="400" /></span></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: small;">Lysios 2007, la Riserva di aglianico del taburno di Cantine Tora</span></td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;">Un vino, cioè, possente per via dei 14 gradi e mezzo d'alcol, ancora lontano dall'equilibrio che verrà soltanto con gli anni di affinamento in vetro. Un <i>aglianico</i> scontroso, sulle prime, che a parte la leggera confusione iniziale del bouquet dei profumi diventa via via più definito, regalando profumi eleganti di prugna e pepe nero, un'affascinante nota di torrefazione, poi ancora le spezie più dolci e un afflato balsamico. Convince un po' meno - ma, torno a ripetermi, è soltanto questione di tempo - in bocca, dove il sorso è pieno e chiude sul cacao amaro dopo una performance di bella intensità e durata. Con la persistenza che è solo leggermente "sporcata" dall'imponente nota alcolica e dalla fitta trama di tannini che perderanno esuberanza con gli anni, grazie anche all'ottimo corredo di freschezza e sapidità.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Da uve raccolte alla fine della prima decade di novembre, leggermente surmature, sottoposte a fermentazione in acciaio e poi affinate dapprima un anno in barriques nuove di media tostatura e poi un altro anno in acciaio, prima dell'imbottigliamento senza filtrazioni stressanti. Soltanto tremila bottiglie.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-65442264115987715722011-01-07T15:51:00.001+01:002011-01-08T15:46:27.247+01:00Greco di Tufo 2009, Cantine dell'Angelo. E di come, a volte, si possa cambiare idea<div style="text-align: justify;"><i>Due piccioni con una fava</i>, si dice. O due cantine con un enologo, potrei dire io. La <i>puntatina</i> in quel di Tufo non era in programma, infatti; ma non potevo certo farmi sfuggire l'occasione. E così quando Luigi Sarno mi ha chiesto <i>fammi compagnia</i>, dopo uno spezzone di pomeriggio in visita da lui a Cantina del Barone (<b><i><a href="http://www.lucianopignataro.it/a/cantine-del-barone-a-cesinali-solo-e-fortissimamente-fiano-di-avellino/18248/">della visita con annessa verticale ho parlato di là, sul sito di Luciano Pignataro</a></i></b>), ho detto <i>sì, vengo </i>senza pensarci e mi sono infilato in auto. E il paio d'ore che avevo pensato di dedicare a quella grande passione che è per me il vino sono diventate, come spesso accade, un intero pomeriggio.<br />
<br />
Dopotutto, da Cesinali a Tufo ci si impiega più o meno una <i>mezzoretta</i>. E poi il desiderio e la curiosità di riassaggiare il <i>greco di tufo </i>prodotto da Angelo Muto erano tali che mi sono detto <i>ma sì, dai</i>; soprattutto perché il millesimo 2008, assaggiato tanto velocemente quanto superficialmente, non l'avevo capito. E quale migliore occasione, dunque, di riprovarci direttamente in azienda, a tu per tu con il produttore.<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">Ho davvero apprezzato l'entusiasmo con cui mi ha accolto Angelo Muto, giovane grande e grosso, che pur stanco per la vendemmia appena conclusa e nonostante la giornata ormai volgesse al termine, mi ha accompagnato in giro per tutti i vigneti: <i>Campanaro, </i><i>Serrone</i> e <i>Castellone</i>; soltanto da lontano, <i>Torre Favalle</i>, il vigneto impiantato due anni fa che diventerà forse il <i>cru </i>dell'azienda. Tutti appezzamenti sparsi per il territorio del comune di Tufo e che fanno appena 5 ettari: «<i>l'estrema frammentazione della proprietà è uno dei grossi problemi per la nostra viticoltura</i>». Con l'occasione, passando in località <i>San Paolo</i>, ho anche salutato Gabriella Ferrara e suo marito Sergio Ambrosino, anime dell'azienda Benito Ferrara, dove ero stato in visita qualche tempo fa (<b><i><a href="http://www.lucianopignataro.it/a/vigna-cicogna-2008-greco-di-tufo-docg/6340/">avevo parlato qui del loro "Vigna Cicogna" 2008</a></i></b>), a dimostrazione della maturità di Angelo, consapevole come non molti altri che per uscire fuori dall'anonimato o quasi in cui versa, commercialmente, il <i>greco di tufo </i>bisogna promuovere il territorio innanzitutto e non, come "campanilisticamente" spesso accade, il singolo. </div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></b></div><br />
</div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDsxwDuljsTF8VomftEXhNadpwsGOAluDl80MV3Oo-DuwYScSVefXFJ3r8y_ZMMlBw6EBuk8XerNHGkVHJ1dgdjVBMFOy0Kq8lUfECvWIdh8eZH4JrikP2yUGz_7eD7LFo6FTC5xvKJCGk/s1600/greco+cantine+dell%2527angelo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDsxwDuljsTF8VomftEXhNadpwsGOAluDl80MV3Oo-DuwYScSVefXFJ3r8y_ZMMlBw6EBuk8XerNHGkVHJ1dgdjVBMFOy0Kq8lUfECvWIdh8eZH4JrikP2yUGz_7eD7LFo6FTC5xvKJCGk/s400/greco+cantine+dell%2527angelo.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Greco di Tufo 2009, Cantine dell'Angelo</td></tr>
</tbody></table>Nonostante l'azienda abbia debuttato sul mercato soltanto nel 2006, Angelo rappresenta la terza generazione di viticoltori. La produzione attuale è una <i>sciocchezza</i>, occhio e croce quindicimila bottiglie, ottenute esclusivamente con le uve provenienti dai vigneti di proprietà, alcuni dei quali si trovano proprio sopra alle vecchie miniere di zolfo (di qui la spiccata mineralità del vino nel bicchiere). Solo acciaio per la vinificazione.<br />
<br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div style="text-align: justify;">Il millesimo 2009 mi ha fulminato. D'un paglierino di tenue intensità e di bella luminosità che nel calice scorre nemmeno troppo facilmente, a dare i primi indizi di una certa struttura. La mineralità che si percepisce già al naso viene fuori soprattutto in bocca e si concede per quella che è veramente, cioè marchio a fuoco del <i>terroir</i> e delle sue vigne. Ecco, magari non intensissimo l'impatto al naso ma per il resto ha tutto quel che occorre: ritmo ed eleganza, in primis. Profuma di scorzette d'agrumi, di ribes e di lampone; ma la cosa che più mi piace è l'allungo salino sul finale, in pratica una lama che taglia in due il palato, gli da' sollievo e poi lo tormenta, fino al finale appena terroso e di frutta sulla scia di quella spiccata sapidità.</div><div style="text-align: justify;"><br />
Un <i>greco di tufo </i>pulito che dirà ancor più la sua di qui a qualche anno. Un vino che è quanto di meglio si possa chiedere a tavola. Mi ha fatto ricredere; e d'altronde solo gli stupidi non cambiano mai idea.</div><div style="text-align: justify;"><br />
Ah, dimenticavo. Menzione speciale per il bel sito internet: ben fatto, <i>user-friendly</i> e, udite udite, anche aggiornato. Che non è affatto cosa scontata, ahimè, dalle mie parti.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-48711331345503568212011-01-05T08:24:00.000+01:002011-01-05T08:24:32.777+01:00Sassicaia 2003: e dov'è il millesimo difficile?<div style="text-align: justify;"><i>Fare di tutta l'erba un fascio</i> è pericolo sempre dietro l'angolo, specie quando ci si imbatte in bottiglie di annate cosiddette sfortunate come è stata, un po' in tutto lo Stivale, la 2003. Annata calda - troppo, forse - che spesso e volentieri ha partorito vini carichi e precocemente maturi, con acidità e freschezza anche di molto sotto l'asticella della normalità. I <i>rossi</i>, in particolare, si sono visti <i>gambizzare</i> in termini di potenzialità evolutive e aspirazioni d'invecchiamento. Apro e chiudo parentesi: menomale che la moda dei vini <i>iperconcentrati</i> e <i>marmellatosi</i> ha fatto capolino (o quasi) già da un po'!, chissà quali sensazioni ci avrebbero regalato alcuni <i>vinoni</i> figli di un millesimo così...</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Se da un lato il Sassicaia che ho bevuto io nulla aveva del vino "seduto", dall'altro c'era il rischio, in questo caso maggiore, che il costo spropositato della bottiglia diventasse il pretesto per abbandonarsi a critiche superficiali e ingenerose; soprattutto nel particolare momento che stiamo vivendo, in cui certi vitigni - vedi <i>cabernet franc </i>e <i>cabernet sauvignon </i>(giusto per citare quelli che poi vanno a comporre l'uvaggio del taglio <i>tosco-bordolese</i> di Tenuta San Guido) - sono demonizzati, talvolta a prescindere. E sì che sono anch'io tra quelli che non credono alla storiella del vitigno internazionale migliorativo (<b><i><a href="http://stralcidivite.blogspot.com/2009/06/in-difesa-dellidentita-del-vino-ciro.html">vi dice niente Cirò!?</a></i></b>); ma è innegabile che certi vini, anche italiani, prodotti con vitigni <i>alloctoni</i> sono di assoluto livello qualitativo (<b><i><a href="http://stralcidivite.blogspot.com/2010/08/vinixlive6-in-trentino-da-pojer.html">come non ricordare, per esempio, il cabernet sauvignon di Eugenio Rosi? Ne ho parlato qui</a></i></b>).</div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQLGTP5TykSS9WqIQq3vSK3r9mNVbKdn-TPaPGZwtDz0c7Chm2rsM_2vTEVXWGsR10K7-P-vTWRNeg3quA3WzlGERH3nrtTXEjfDHgeB9YYj4gGeyFRfO3iArDII9GSGtbPvT2vHVoEzH-/s1600/IMG_0805.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQLGTP5TykSS9WqIQq3vSK3r9mNVbKdn-TPaPGZwtDz0c7Chm2rsM_2vTEVXWGsR10K7-P-vTWRNeg3quA3WzlGERH3nrtTXEjfDHgeB9YYj4gGeyFRfO3iArDII9GSGtbPvT2vHVoEzH-/s400/IMG_0805.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sassicaia 2003, Tenuta San Guido</td></tr>
</tbody></table>Pur non essendo uno di quei vini per cui stravedo, forse anche perché soltanto una volta, prima di questa, avevo avuto modo di <i>tirargli il collo </i>(<b><i><a href="http://stralcidivite.blogspot.com/2009/08/ornellaia-98-vs-sassicaia-98-gli.html">in un'insolita sfida con l'Ornellaia dello stesso millesimo 1998 che ho raccontato qui</a></i></b>), non posso certo non riconoscere sia una boccia che valga la pena assaggiare almeno una volta nella propria vita. Vino dal colore rosso intenso con tratti di una certa lucentezza, tutto fuorché "cotto". Anzi, perfettamente integro: sia nell'aspetto, appunto, che nelle sensazioni olfattive e gustative.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">In pratica, l'eccezione - nemmeno tanto emblematica, a dirla tutta - che conferma la regola: e, cioè, che nelle annate "sfortunate", chi ha <i>seminato</i> bene in vigna ha potuto <i>raccogliere </i>un prodotto di livello, magari in minore quantità e con più sacrificio. Prova ne sono i profumi di bella complessità che ricordano l'amarena, l'anice, la grafite e il sottobosco, finanche qualche tocco di mineralità che ritorna anche al palato, regalando un sorso intenso e definito, rotondo ma non piatto grazie a una buona freschezza di fondo che gli permette di conservare verve e agilità. Tannino setoso, ben levigato; con un finale, magari non particolarmente lunghissimo, in cui si intrecciano la china e il terriccio, via via più intensi man mano che scompare la frutta rossa.<br />
<br />
Dedicato a chi snobba i vini del 2003 solo perché hanno quella <i>targa</i>. Con un grazie grosso così, dopo che l'ho bevuta a Natale, perché è stato soprattutto grazie a loro che l'ho comprata nel 2005, in un'enoteca <i>on line </i>di tutto rispetto, per "soli" 85 eurini. Un affare, no!?</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-46757044962505050282011-01-03T07:09:00.000+01:002011-01-03T07:09:10.266+01:00Barolo Chinato: Augusto Cappellano e una storia lunga più di cent'anni<div style="text-align: justify;">Avevo le idee chiare quando l'ho comprato un mese e mezzo fa a Terre di Vite (<b><i><a href="http://www.lucianopignataro.it/a/terre-di-vite-atto-terzo-anatomia-di-un-successo/17564/">leggi qui</a></i></b>). Direttamente dalle mani del simpaticissimo Augusto, figlio del compianto Baldo Cappellano e oggi impegnato a tutto tondo nella conduzione della storica azienda di famiglia, in quel di Serralunga d'Alba.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Sapevo già quando, come e perché l'avrei bevuto. In pratica, di lì in poi è stato tutto un <i>countdown</i> fino allo scoccare dell'ora <i>ics</i>: il pranzo di Natale. O meglio, a fine pasto, quando il panettone era già bello che scomparso dalla tavola e si era materializzato il solito vassoietto con i dolci della tradizione campana: il <i>divinamore</i>, il <i>roccocò </i>e poi lui, quel dolce semplice e spettacolare che è il <i>mustacciuolo </i>ricoperto di cioccolato fondente.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE5ShgO2eLjiW25o7-9FAokUA5Jl8Cf4UQTl_M1NeRNPTULuBe1farAihGxQEUTzv4omCMUJqDB7bexmm13Ncwat-mki4EMa97HfDZEeTaeyG6NTUMhM7elr7sZJPkTCqySU5ot6zk500W/s1600/barolo+chinato.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="272" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE5ShgO2eLjiW25o7-9FAokUA5Jl8Cf4UQTl_M1NeRNPTULuBe1farAihGxQEUTzv4omCMUJqDB7bexmm13Ncwat-mki4EMa97HfDZEeTaeyG6NTUMhM7elr7sZJPkTCqySU5ot6zk500W/s400/barolo+chinato.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Barolo Chinato di Cappellano</td></tr>
</tbody></table>Un vino che ha una storia lunga più d'un secolo, da quando sul finire del 1800 il farmacista Giuseppe Cappellano mise a punto la ricetta del mitico <i>elisir </i>di Langa; e due anime, quella dolce e quella amara, che convivono, si intrecciano, si scontrano e si completano nel bicchiere dove - di là dall'affascinante colore granato di un <i>barolo</i> di vecchia data, appena appena forse più lucente - promanano e si alternano profumi intensi di spezie: la vaniglia, il rabarbaro, la china e i chiodi di garofano, lo zafferano e l'origano.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Il naso è stratosferico; ma è in bocca che le cose si fanno ancor più stupefacenti se si pensa che il sorso - che pur deve fare i conti coi diciotto e passa gradi d'alcol - non perde mai leggiadria e non è mai pesante, ecco. Eppoi è elegantissimo, d'una finezza che è compostezza, pulizia e austerità. Che sono poi i tratti essenziali del lungo ricordo che si stampa sul palato, con la radice di liquirizia che si affaccia man mano che svaniscono le spezie.<br />
<br />
Insomma, un <i>must</i>.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-14395068105091440702010-12-28T12:40:00.001+01:002010-12-28T12:40:31.030+01:00Walter Massa e il suo Timorasso 1995<div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"><div style="text-align: justify;">In pratica, il classico vino "da bere a secchiate" (cit) per quanto è buono, ma anche uno di quelli a cui avvicinare piano l'orecchio mentre lo assapori. Perché bere questo <i>timorasso</i> a quindici anni dalla vendemmia è un po' come tornare indietro nel tempo, agli anni in cui - lo racconta bene l'etichetta - era un "raro vitigno". In pratica, un perfetto sconosciuto.<br />
<br />
Le cose sono in parte cambiate oggi: il <i>timorasso </i>si è visto finalmente riconosciuta dignità di grande <i>bianco</i>, ancor più perché figlio di una regione che è patria soprattutto di grandi <i>rossi</i>; e di <i>bianco </i>da invecchiamento, poi, nonostante tutte le difficoltà del mercato connesse al consumo - ormai quasi anacronistico - dei <i>bianchi</i> d'annata. Prova ne è anche il dato storico dell'aumento della superficie complessiva vitata, dai due ettari circa del 1997 ai cinquanta attuali.<br />
<div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">Il merito di questa rinascita è di Walter Massa e di alcuni altri illuminati produttori dei colli tortonesi che iniziarono nei primi anni '80 un lavoro faticoso di sperimentazione e valorizzazione, quando il <i>timorasso </i>era stato espiantato ovunque per fare spazio a uve (come il <i>cortese</i>)<i> </i>che richiedevano minore cura in vigna e assicuravano una maggiore produttività.</div><div><br />
</div></div></div></div></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3Xj98VhU-J_9l_gEYj4EljccGS4wnkXLteih7F85Ysa_Q7lFSQC5E7M1Y2vImjHQrYJ5Y4iXAfi-hhbqirrU3-6gm0bJhXExKNVPIuewCLBCkRPkOaYSXkQVYLjMkUSO8r_58w_jRl2ZU/s1600/IMG_0511.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3Xj98VhU-J_9l_gEYj4EljccGS4wnkXLteih7F85Ysa_Q7lFSQC5E7M1Y2vImjHQrYJ5Y4iXAfi-hhbqirrU3-6gm0bJhXExKNVPIuewCLBCkRPkOaYSXkQVYLjMkUSO8r_58w_jRl2ZU/s400/IMG_0511.JPG" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il <i>timorasso </i>1995 di Walter Massa</td></tr>
</tbody></table>Il 1995 fu l'anno della svolta (anche se Walter Massa aveva già iniziato a vinificare in purezza il <i>timorasso</i> dal 1987): di ritorno da un viaggio in Friuli ospite di alcuni produttori, capì che occorreva sfruttare il contatto con le fecce nobili, prevedendo un lungo periodo di affinamento in serbatoio e in bottiglia prima della commercializzazione; nel contempo, ridusse drasticamente l'utilizzo della solforosa.<br />
<br />
Berlo è stato commovente. Almeno quanto lo è stato osservare l'etichetta imbruttita (che riporta l'indicazione delle particelle catastali dei vigneti). E una conferma: siamo davanti a un vino dalle grandi potenzialità. E non devo certo dirlo io... <br />
<div><br />
</div></div><div style="text-align: justify;">Del <i>teenager </i>non dimostra praticamente più nulla: è un <i>bianco</i> maturo che il tempo ha ulteriormente ingentilito, smussando la potenza che lo caratterizza sin dai primi anni di vita e che si coglie ancora nei suoi tratti. Potenza che è intensità e durata, sia al naso che in bocca, dove trovi le stesse e identiche percezioni. Se la cava alla grande anche a distanza di qualche ora dall'apertura, riproponendosi con la stessa vigoria, sempre integro, non un segno di cedimento.</div></div><div style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"><div style="text-align: justify;"><br />
Le sensazioni idrocarburiche - di cherosene e di pietra focaia, soprattutto - sono protagoniste assolute al naso. La beva è agile; non solo: scattante, cangiante e appagante. Ha ancora freschezza e salinità, veri e propri tratti distintivi del vitigno. E, poi, il finale <i>da moviola</i> ti accompagna dritto alla fine della bottiglia.<br />
<br />
Tra i vini più emozionanti del mio 2010.</div></div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-61966328047578438352010-12-23T11:46:00.000+01:002010-12-23T11:46:01.261+01:00"Resolje": il metodo charmat di Masseria Parisi<div style="text-align: justify;">Il Natale è ormai vicino, vicinissimo. E fervono i preparativi per cene e cenoni, pranzi e pranzetti che termineranno tutti - e mi sa che questa è una di quelle tradizioni che ancora resiste - con il panettone.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Anche su <i>twitter</i>, da qualche tempo, parliamo di panettone, o meglio di #<i>twit-panettone </i>(utilizzate l'<i>hashtag </i>per saperne di più oppure cliccate <b><i><a href="http://twitpanettone.tumblr.com/">qui</a></i></b>). E di abbinamenti, naturalmente: vini dolci o liquorosi ma anche distillati; insomma, ce n'è per tutti i gusti (ho pure fatto un sondaggio <b><i><a href="http://www.vinix.it/myDocDetail.php?ID=4787">qui</a></i></b>, su Vinix). </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Per quanto mi riguarda, preferisco rimanere fermo al palo della tradizione e vi suggerisco di accompagnare il <i>pan de Toni </i>con questo bel <i>metodo charmat </i>da uve aromatiche. <i>Moscato</i>, of course. Ma niente <i>Asti </i>o chissà che altro. Berrò <i>moscato</i> <i>di Baselice </i>(<i>sì, lo so che non è certo conosciutissimo oltre i confini della "mia" Campania</i>). Per di più, spumante.<br />
<div><br />
</div></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdi2wvPi4zbUcu4TAJGCKcM35Qh-tZV49nyR1fKFkeQhr0LFWWYxoZ3nRaqwZFfpDgCT1sLWRD9FhbYEXKMbXfNMDZjlUH4DPMV9buMq0uDObNXN2C0NW0WLZi9115JPAiW9olMZnW5XQD/s1600/resolje.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdi2wvPi4zbUcu4TAJGCKcM35Qh-tZV49nyR1fKFkeQhr0LFWWYxoZ3nRaqwZFfpDgCT1sLWRD9FhbYEXKMbXfNMDZjlUH4DPMV9buMq0uDObNXN2C0NW0WLZi9115JPAiW9olMZnW5XQD/s400/resolje.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Moscato di Baselice "Resolje", Masseria Parisi</td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;">"<b><i>Resolje</i></b>", questo il nome. In pratica, l'ultimo arrivato a Masseria Parisi, piccola azienda a conduzione familiare situata nel Fortore che produce anche il tradizionale <i>moscato di baselice </i>"Zingarella" (di cui ha parlato <b><i><a href="http://www.lucianopignataro.it/a/zingarella-moscato-di-baselice-2006-beneventano-igt/6009/">qui</a></i></b> Mauro Erro) e un passito da uve <i>nero di troia </i>localmente dette <i>susumaniello</i>, "Pozzillo" (che ho provato a raccontare <b><i><a href="http://www.lucianopignataro.it/a/pozzillo-passito-lingua-de-femmina-2005-beneventano-igt/3282/">qui</a></i></b>). L'ho scoperto grazie all'amico Maurizio Calabrese (titolare di <b>De Gustibus</b>, enoteca/wine-bar recentemente aperta a Benevento in via Mariano Russo nr. 5).<br />
<br />
Meglio dirlo subito, la spumantizzazione è stata fatta fuori sede (l'azienda Terre Gaie di Vò, in provincia di Padova). E la cosa non mi è comunque dispiaciuta benché, anche recentemente, abbia avuto modo di mostrare alcune perplessità sulla moda della spumantizzazione (leggi <b><i><a href="http://stralcidivite.blogspot.com/2010/11/chiaror-sul-masso-di-cascina-i-carpini.html">qui</a></i></b>, per esempio, il mio resoconto sul tasting panel di uno spumante <i>charmat lungo</i>). Il risultato è stato, però, rincuorante; soprattutto perché il vino ha conservato le caratteristiche proprie del vitigno e una certa identità territoriale.<br />
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Un bel paglierino tenue e luminoso, con una bella spuma di bollicine - debbo dire - piuttosto fini e persistenti. Spuma che ravviva poi il sorso, sintonizzato sulle stesse sensazioni dell'olfatto e cioè sui profumi fragranti e freschi di frutta. Di pera, per dire. Con il residuo zuccherino che pur - credo - elevato, rimane leggero in bocca e non stanca, anzi incoraggia la beva. E poi - cosa non da poco - ha quanto di meglio si possa chiedere, leggi freschezza e sapidità. Un vino semplice ma di sicuro impatto che non nasconde un'eleganza mai ruffiana e che vi consiglio davvero di assaggiare.<br />
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Sempre che, ahimé, riusciate a trovarlo ché la produzione è davvero limitata.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-36469139716560557162010-12-20T17:35:00.001+01:002010-12-20T17:39:03.314+01:00Only the braves: Ring of Malt<div style="text-align: justify;">Ecco, se solo potessi alzare il fate-conto-che-avete-sentito-il-bip da questa sedia farei volentieri un salto stasera all'<b>Entropia</b> (Milano, via De Amicis nr. 32) dove <b><u>stasera</u></b> ci sarà <b>RING OF MALT</b>.</div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 16px;"><br />
</span></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRygYd1vryeZcnts1Si7BaIORLB1CjXXDSkS8K6bA7c5NFw51IYxZYb1Gh00ILw8hUflt0s8ShOq4uD6RSvb4IfDBHSbYDjWT_uLYZVM1nN7SC8C4-JnoNVzvCHmQHOhobXZqrWlbwxFIq/s1600/whisky.gif" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span class="Apple-style-span" style="color: black;"><img border="0" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRygYd1vryeZcnts1Si7BaIORLB1CjXXDSkS8K6bA7c5NFw51IYxZYb1Gh00ILw8hUflt0s8ShOq4uD6RSvb4IfDBHSbYDjWT_uLYZVM1nN7SC8C4-JnoNVzvCHmQHOhobXZqrWlbwxFIq/s400/whisky.gif" width="400" /></span></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: small;">Foto tratta da www.scotit-scotland.com </span></td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;">In pratica, l'occasione per scambiarsi gli auguri con quelli di <b>whiskyfestival.it</b> e degustare ben 120 bottiglie di... <i>e cosa se non whisky?</i></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">L'ingresso è libero, dalle 18 alle 00.30.</div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-55220127156749016802010-12-17T20:00:00.000+01:002010-12-17T20:00:40.482+01:00Due donne del vino a "Enocratia: il governo del vino"<div style="text-align: justify;">Delle gesta del sottoscritto e degli altri prodi <i>sciabolatori </i>s'è già detto e visto tutto (<b><i><a href="http://www.youtube.com/watch?v=E3T3dCBYbL4">guarda qui</a></i></b>). Bisognerebbe, forse, soltanto contestualizzare la cosa, aggiungendo che quello è stato il finale euforico di una bellissima serata trascorsa a <b><i>Enocratia: il governo del vino</i></b>, nuova location milanese del bere bene, dove a fine novembre s'è parlato di Sicilia e Emilia Romagna. Ok, s'è anche bevuto...</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Nulla posso dire della prima serata se non che mi è spiaciuto davvero non poter conoscere i due protagonisti (Antonino Barraco e Massimiliano Croci); sono stato soltanto alla cena del secondo giorno, con Arianna Occhipinti e Elena Pantaleoni a presentare i loro vini in abbinamento alle creazioni del <i>visitor chef</i> Eugenio Boer.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Diciamo che questo è a tutti gli effetti un video-post. Dopotutto, chi meglio di Arianna e Elena può descrivere i loro vini?</div><br />
<object height="320" width="400"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/voJiklPC5_0?fs=1&hl=it_IT"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/voJiklPC5_0?fs=1&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="400" height="320"></embed></object><br />
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<div style="text-align: justify;">Inizia Arianna Occhipinti con il <i>frappato 2008</i>.<i> </i>Poi è la volta di Elena Pantaleoni che risponde con l'<i>Ageno 2006 </i>(<i>posso dire che è stato uno degli assaggi più belli della serata?</i>)</div><br />
<object height="320" width="400"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/xDT69Nseyjo?fs=1&hl=it_IT"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/xDT69Nseyjo?fs=1&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="400" height="320"></embed></object><br />
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<div style="text-align: justify;">Dopodiché, mentre Arianna presenta l'<i>SP68 2009</i> ecco Elena raccontarci il suo <i>Macchiona 2005</i>.</div><br />
<object height="320" width="400"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/OxSGKD9S6io?fs=1&hl=it_IT"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/OxSGKD9S6io?fs=1&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="400" height="320"></embed></object><br />
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<object height="320" width="400"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/CVM7DbhIwh4?fs=1&hl=it_IT"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/CVM7DbhIwh4?fs=1&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="400" height="320"></embed></object><br />
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Poi tocca ancora a Arianna raccontare il suo ultimo vino: il <i>Siccagno 2007</i>, <i>nero d'avola</i> in purezza.<br />
<div style="text-align: justify;"><br />
</div><object height="320" width="400"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/wmpt3zqe-dc?fs=1&hl=it_IT"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/wmpt3zqe-dc?fs=1&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="400" height="320"></embed></object><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">Si chiude in dolcezza con il passito di Elena Pantaleoni: il "<i>Vigna del Volta</i>", da uve aromatiche <i>malvasia di candia</i>.</div><br />
<object height="320" width="400"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/G0Yg2AsqMQE?fs=1&hl=it_IT"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/G0Yg2AsqMQE?fs=1&hl=it_IT" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="400" height="320"></embed></object><br />
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<div style="text-align: justify;">E poi, il menù appositamente studiato dal visitor chef. Menzione d'onore per la <i>lingua abbrustolita con salsa verde e composta di zucca aromatizzata alle arance </i>e per i <i>fichi secchi aromatizzati al tabacco e macerati in malvasia con gelatina allo zafferano e salsa di peperoncini dolci.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br />
</i></div><div style="text-align: justify;">Insomma, una se-ra-to-na. <i>Enocratici</i>, a quando la prossima?! :-)</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span id="goog_1633624569"></span><span id="goog_1633624570"></span></div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6869955348938116533.post-54237545357414747452010-12-13T10:13:00.000+01:002010-12-13T10:13:24.415+01:00L'Aglianico del Taburno: viti e vite intrecciate<div style="text-align: justify;">Eccomi qua. Per chi non lo sapesse, sono rientrato ieri a Milano dopo qualche giorno nel "mio" Sannio.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ne ho approfittato per partecipare a <b><i>Write Wine</i></b>, la tavola rotonda organizzata dall'<u>Associazione Aglianico del Taburno</u> avente come tema, appunto, l'<i>aglianico del taburno </i>e la sua comunicazione. Nei prossimi giorni vi racconterò com'è andata, quello che si è detto e quello che s'è... bevuto (solo <i>aglianico del taburno</i>, naturalmente).</div><div style="text-align: justify;"><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBi7dEm6aPM6L91CLifoTFGOQkMfNm1e9u02Nw9sitj7CKTA5_SWgYWOGJuedHr-_YgGjU4AqKEE9UlOe6eaWkzpMlE8MtwCuQVXKq5i3xt7U76cf4MTY7EO5S81kySrkA8Km0JsEVzGx3/s1600/1377815518_7cc65d5ac7_b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBi7dEm6aPM6L91CLifoTFGOQkMfNm1e9u02Nw9sitj7CKTA5_SWgYWOGJuedHr-_YgGjU4AqKEE9UlOe6eaWkzpMlE8MtwCuQVXKq5i3xt7U76cf4MTY7EO5S81kySrkA8Km0JsEVzGx3/s400/1377815518_7cc65d5ac7_b.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La dormiente del Sannio (foto di Fabio Pierboni)</td></tr>
</tbody></table>Proverò anche a raccontarvi degli incontri che ho fatto perché il vino - e non l'ho certo detto io - è fatto soprattutto di persone. E queste, in particolare, hanno non poco in comune con il tesoro che hanno tra le mani: magari scontroso, sulle prime, ma generoso con l'incedere lento del tempo.<br />
<br />
La foto sopra raffigura la <i>dormiente del Sannio </i>che domina il paesaggio da quelle parti; è stata scattata da Fabio Pierboni che ringrazio. Il perché del nome di questa piccola catena montuosa penso sia piuttosto evidente... </div>Alessandro Marrahttp://www.blogger.com/profile/00009597876686089078noreply@blogger.com0