giovedì 30 aprile 2009

4 maggio 2009: I vini di Terralba a Milano

Lunedì 4 maggio 2009, dalle 18.00 alle 21.00, degustazione dei vini dell'azienda agricola Terralba (vai) alla YN Vineria, 7° piano della Rinascente a Milano.
L'azienda condotta da Stefano Daffonchio vinifica soltanto le uve (prevalentemente barbera e timorasso) provenienti dai vigneti aziendali che ricoprono una superficie di 10 ettari sulle Colline Tortonesi, nella provincia di Alessandria, in un terroir caratterizzato da forti escursioni termiche, costante ventilazione e ottima esposizione ai raggi solari. Fattori - questi - che contribuiscono in maniera decisiva al raggiungimento di un alto standard qualitativo.
Informazioni
tel: (+39) 02/8852460 e-mail: info@ynvineria.com

Torre di Ceparano 2005, Sangiovese di Romagna Superiore, Fattoria Zerbina

Probabilmente a causa di discutibili politiche commerciali e di filosofie produttive tese a privilegiare la quantità invece che la qualità, il Sangiovese di Romagna non gode - oggigiorno - di una gran reputazione.
E ciò appare tanto più strano se si considera la varietà di cloni di sangiovese coltivati nella Penisola e, soprattutto, l’eccellente qualità dei vini ottenuti da queste uve in particolari terroirs, in purezza o in uvaggio con altri vitigni. Per fortuna, da qualche anno a questa parte, alcuni produttori hanno invertito rotta, puntando con decisione e lungimiranza alla vinificazione di un sangiovese di qualità, che non abbia nulla da invidiare a quello toscano, nelle sue disparate interpretazioni varietali. Fattoria Zerbina è certamente una di queste realtà; l’azienda (con sede a Faenza, nell’appennino tosco-emiliano) ha raggiunto - in oltre quarant’anni di attività – le 550000 bottiglie prodotte, vinificando soltanto le uve provenienti dai 29 ettari di proprietà ad alta densità di impianto e con terreni prevalentemente composti da argille rosse e depositi fluviali, esposti a nord-ovest. Conosciuta soprattutto per la produzione dell’Albana di Romagna (nella celebre versione botritizzata, unica DOCG della regione), l’azienda produce anche diverse tipologie di sangiovese. Tra queste, il Torre di Ceparano: uvaggio di sangiovese (90%), syrah (6%) e merlot (4%), produzione di circa 30000 bottiglie. Le tra varietà sono vinificate separatamente (a settembre il merlot ed il syrah, tra settembre e ottobre il sangiovese) in modo da permettere all’azienda un assemblaggio diverso a seconda delle annate. La fermentazione avviene in vasche d’acciaio con macerazione sulle bucce per 21 giorni; poi, maturazione di un anno in barrique di rovere di primo e secondo passaggio ed affinamento di otto mesi in bottiglia. Un bel colore rosso rubino, limpido, di grande consistenza nel bicchiere. Al naso, si esprime in modo abbastanza intenso, prevalentemente su note fruttate, floreali (marmellata di more, ciliegia sottospirito, mammola, violetta) e speziate (tabacco dolce, accenni di liquirizia). Secco e caldo (il titolo alcolometrico è del 14,5%); di gran corpo! Intenso, lunga persistenza di frutti di bosco, in perfetta coerenza con le sensazioni nasali. Giovane, abbisogna certamente di ulteriore affinamento; il tannino, infatti, pur esuberante è mascherato da una preponderante vena acida e da una bella sapidità. Un buon vino, nel complesso abbastanza fine ed armonico, con buoni margini di miglioramento e con un buon rapporto qualità-prezzo; da bersi in abbinamento ai secondi di carne della tradizione romagnola.

mercoledì 29 aprile 2009

Superwhites a Milano

Udite, udite!!
Dopo il successo dell’edizione tenutasi a Roma nel mese di gennaio, i grandi vini bianchi friulani si ripresentano a Milano. L’appuntamento è per lunedì 4 maggio, nelle sale dell’Hotel Four Seasons, dalle 15.30 alle 20.30.
SuperWhites è un progetto nato dall’impegno comune tra Slow Food e numerosi produttori friulani di vino di alta qualità per promuovere nel mondo l’immagine dei vini locali, testimoni di un territorio straordinariamente vocato alla produzione enologica di eccellenza, cui si affiancano alcune specialità gastronomiche di pari valore.
In abbinamento ai Superwhites, infatti, potranno essere degustate le eccellenze gastronomiche della regione: prosciutto del Consorzio di San Daniele, salame del Collio friulano, prosciutto Praga con osso di Morgante e il formaggio Montasio.
Ecco l'elenco delle aziende partecipanti: Attems, Borgo San Daniele, Borgo Savaian, Bortolusso, Bosco Rosa, Branko, Ca' Tullio, Castello di Buttrio, Castello di SpessaCastelvecchio, Collavini, Colle Duga, Conte Brandolini d'Adda, Conte d'Attimis-Maniago, di Lenardo, Drius, Felluga Livio, Felluga Marco, Fiegl, Forchir, Gigante, Gradis'ciutta, Grillo, Kante, Keber Edi, La Tunella, Le vigne di Zamò, Lis Neris, Livon, Masùt da Rive, Polencic Isidoro, Primosic, Princic Doro, Raccaro, Rocca Bernarda, Rodaro, Ronco dei Tassi, Ronco del Gelso, Russiz Superiore, Schiopetto, Sirch, Tenuta di Angoris, Tenuta Luisa, Tenuta Pinni, Tenuta Villanova, Toros, Venica & Venica, Vie di Romans, Villa de Puppi, Villa Russiz, Zidarich, Zuani.
Modalità di partecipazione:
Dalle 15.30 alle 17.30: riservato agli operatori (richiedere invito-accredito a: info@slowfoodfvg.it)
Dalle 17.30 alle 20.30: aperto al pubblico (10€ ai soci Slow Food, 15€ ai non soci).
Per altre informazioni:
Slow Food Friuli Venezia Giulia - info@slowfoodfriuli.it
via Oderzo,1 - 33100 UDINE
tel-fax 0432.523523
Skype Contact: Slow Food FVG

martedì 28 aprile 2009

I vini di San Pedro de Yacochuya YN Vineria a Milano

Ci incontriamo alla YN VINERIA della Rinascente in piazza Duomo a Milano.
Siamo in 7: io conosco solo Giovanna, Giacomo ed il suo sogno diventato realtà: degustare il rosso argentino ­Yacochuya da uve malbec, in compagnia di un ristretto numero di appassionati amici.
Tutto è già pronto. Camillo (a lui il merito ed il ringraziamento per la serata) fa' gli onori di… enoteca; entra nello "scrigno" delle riserve (tante magnum di sauternes, champagne e supertuscans) e sbuca fuori un attimo dopo con tre bottiglie.
Tre bottiglie?! Ma non erano due? Giacomo mi aveva girato una mail con le schede tecniche del rosso Yacochuya 2000 e del bianco Torrontés 2007.
L'azienda è San Pedro de Yacochuya, a Salta, regione a nord dell'Argentina in prossimità del confine con Paraguay e Bolivia.
Camillo versa il Torrontés 2007 e mi porge il bicchiere. Lo porto al naso, subito un'intensa olfazione. Per un attimo credo si tratti di un gewurtztraminer tanto è avvolgente l’aromaticità... Comincio. E' cristallino, ha un bel colore giallo paglierino con tenui riflessi dorati; è consistente, lacrime e archetti si alternano freneticamente. Naso intenso; la nota di frutta esotica tramineggiante lascia spazio ad un franco sentore erbaceo di salvia. Complesso olfattivo: fine. Faccio un piccolo sorso, lo ruoto in bocca. E' secco e caldo, fresco e sapido. Le note fruttate ed erbacee scompaiono velocemente per fare spazio ad una sorprendente ed esuberante mineralità; tutto meno che morbido. Nell’insieme è un vino abbastanza equilibrato ma poco persistente. Meglio al naso che in bocca. Abbastanza armonico, di corpo e maturo; sicuramente eroico (la vendemmia è fatta tra le 4 e le 6.30 del mattino, non prima metà di marzo, a poco più di 2000 metri di altitudine).
Passiamo al Yacochuya 2004, cru aziendale. Camillo - amori argentini e alcune esperienze di vendemmia proprio lì a San Pedro de Yacochuya tra il 2000 ed il 2005 – si sofferma sulla bella etichetta a sfondo bianco con un cactus di colore verde sul lato sinistro. Peccato per la firma dell’enologo (il francese Michael Rolland) sul lato opposto dell’etichetta. Lo versa negli ampi calici. Come sempre, mi abbandono alla prima sensazione olfattiva. Intenso ed etereo. Limpido, per carità… ma di un impenetrabile rosso rubino; e molto consistente. Naso: altro che intenso! I profumi eterei iniziali di smalto vanno attenuandosi man mano che rigiro tra le mani il bicchere. Si materializzano altrettanto intensi profumi di prugna e frutta rossa matura. Lo ruoto ancora un po’ e sono rapito dai primi aromi del cioccolato, del pellame e del terriccio bagnato; il legno si sente (ah già, Michael Rolland…) ma è ben dosato. Fine, pungenza iniziale a parte. Sorseggio; lo mastico. E’ caldo, secco... Tannico, ma di un tannino vellutato, certo mascherato da una bella vena acida e da una robusta sapidità. Direi intenso ed abbastanza equilibrato. Abbastanza persistente e fine. Finale piacevole di prugna e cioccolato. Robusto; giovane ma nemmeno troppo, sicuramente pronto. Da bersi di qui a quattro anni al massimo.
Il sughero è di ottima qualità per entrambi i Yacochuya. Giacomo tiene per sé il 2001; a me rimane quello del 2004 non senza rammarico.
Teniamo in bicchiere ancora un po’ del Yacochuya 2004 e, nel frattempo, prendiamo l’altro bicchiere in cui Camillo – puntuale – ha già versato il Yacochuya 2001. Tutti ci aspettiamo ancora tante emozioni. Sempre subito al naso. Pungente. Molto pungente, troppo. Penso tra me: ‘Mah! Si aprirà…’ Butto l’occhio al banco e scorgo una giovane giapponese che ha appena acquistato un lambrusco di sorbara. Immagino di sorseggiarlo in abbinamento ad un tradizionale piatto di tortellini. Ritorno al mio vino: è limpido, un bel rosso rubino, ancor più impenetrabile. Naso sempre molto intenso. ‘Che strano! Ancora quella fastidiosa pungenza eterea…’ Poco altro: legno - soprattutto. Lo assaggio. Secco e molto caldo; sapido ma poco fresco. Tannico, immagino il colore della mia lingua dopo l’ultimo sorso. Finale robusto ma amarognolo, non così piacevole. Stento a credere che si tratti di un malbec argentino ma poi rifletto sulle parole di Camillo che ricorda il caldo particolarmente torrido del 2001. Robusto, maturo. Da bersi entro un anno. Ben altra cosa il fratellino minore!
Faccio sparire il sughero della bottiglia di Yacochuya 2004 prima che Giacomo ricordi di averlo lasciato a me. Ritorno a casa in fretta: ho già ricominciato a sognare.